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L'altro Tsumani lo potete trovare qui.
Segnalato da Proserpina,
via Macchianera.
In particolare, qui
foto dalla Thailandia. Pino
Scaccia si trova invece in Sri Lanka. Sempre Macchianera
riporta una collezione di immagini
da satellite prese da Keyhole.
Come giustamente è stato fatto notare, tutte queste
informazioni le potete facilmente trovare mentre la Rai
e Mediaset intervistano Fede, Pippo Inzaghi e Maldini. |
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Stiamo viaggiando verso est e, neve permettendo, valicheremo
qualche frontiera per raggiungere la nostra prossima destinazione.
Ci accompagna quest'affare, ché nel frattempo volevo
anche metter su qualche anteprima di quello che ho inziato
a raccogliere dai balconi della casa nuova, come avevo promesso.
In realtà, l'unica cosa che ho in testa è
che anche noi abbiamo calpestato molte di quelle
spiagge. E non capisci se a lasciarti senza parole
sia la portata inconcepibile della notizia in sé,
o il fatto che questa sabbia qua sotto, dove hai lasciato
le tue impronte non molto tempo fa, non ci sia più,
cancellata da un Destino che altri si è portato via:
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Ao Nang, Thailandia
- Agosto 2001
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E' trascorso ormai un anno da quando firmammo il contratto
con EDT
- editore, fra laltro, di Lonely
Planet in Italia - per la pubblicazione del nostro
libro Notizie dallAsia
Centrale, scritto al ritorno dalla
nostra lunga avventura
in Asia del 2002.
Lo scorso luglio, attraverso queste pagine, davamo lannuncio
ufficiale dellimminente uscita nelle librerie,
prevista per ottobre 2004.
Nel catalogo 2004/2005 di EDT il nostro libro era elencato
con il suo nuovo titolo Asia Overland
(che a dire il vero a noi non è mai piaciuto, ma
che l'editore ci aveva imposto), prezzo di copertina e codice
ISBN. In altre parole: ce lavevamo fatta, il sogno
sembrava essersi tramutato definitivamente in realtà.
Addirittura, il volume veniva già proposto in vendita
da alcune librerie on-line, EDT stava programmando i lanci
pubblicitari ai quali avremmo dovuto partecipare e avevamo
persino portato a casa un anticipo sui diritti dautore.
Ebbene: quel libro non uscirà più. Abbiamo
deciso di non mettere le nostre firme su un testo che ormai
non riconoscevamo più essere nostro e di non accettare
qualunque compromesso pur di vedere i nostri nomi in libreria.
Di conseguenza, abbiamo chiesto all'editore la rescissione
del contratto.
Un piccolo indizio di quel che stava accadendo, anche per
rispondere a chi aveva ormai iniziato a chiedermi che fine
avesse fatto il libro, lavevo recentemente dato qui.
Notizie dallAsia Centrale è un volume
nato con unestensione di 600.000 battute, che per
i non addetti ai lavori si traducono in circa trecento pagine.
E' stato scritto a partire dalle lettere che avevamo spedito
a casa durante i sei mesi del nostro Asia
Overland e dalle risposte ricevute da alcuni amici.
Il risultato finale è il racconto di un lungo viaggio
visto dagli occhi differenti di due persone che, pur percorrendo
la stessa rotta, vivono la medesima esperienza in modo spesso
diverso, o complementare.
Quelle pagine sono nate sullonda di una scia emotiva
ben precisa: sono state scritte di getto, durante
e non dopo, e di conseguenza sono lo specchio di
tutti quegli stati d'animo spontanei che solitamente trovano
libero sfogo proprio nella scrittura agli amici, inevitabilmente
priva di alcun filtro, affatto moderata e, viceversa, a
tratti piuttosto sanguigna. Fra quelle pagine c'è
un po' di tutto: rabbia, stanchezza, gioia, emozioni, timori,
dubbi, ma anche interpretazioni personali di eventi politici,
storici, culturali e sociali che vivevamo in prima persona.
Una miscela che a tratti presta il fianco a facili critiche
e polemiche, e infatti, già nel corso del viaggio
stesso, la diffusione di alcune di quelle lettere al di
fuori della ristretta cerchia dei nostri conoscenti ci procurò
qualche attacco frontale affatto tenero.
A tal proposito, va ricordato che il nostro viaggio si svolse
in un momento storico assai particolare: gli Stati Uniti
appena entrati in Afghanistan a seguito degli eventi dell'11
settembre 2002; India e Pakistan ancora una volta all'apice
di un'escalation a rischio di guerra atomica per la questione
del Kashmir; le emergenze interne al Pakistan, alle prese
con il problema dei profughi afgani, dei talebani rifugiatisi
nelle provincie tribali del nord-ovest, della sequenza di
attentati contro obiettivi occidentali e del rischio di
guerra civile a seguito della scelta del governo di schierarsi
dalla parte degli americani nel conflitto afgano; il dilagare
del terrorismo di matrice maoista in Nepal; l'isolamento
dell'Iran e dei Paesi medio orientali, sempre più
nell'occhio del ciclone; l'avvento del miraggio socialcapitalista
della nuova Cina.
Di conseguenza, avevamo l'opportunità di esprimere
spesso le nostre opinioni in merito e di raccontare il punto
di vista di due viaggiatori indipendenti il cui itinerario
attraversava, o sfiorava, tutte queste regioni alla ribalta
della cronaca internazionale.
Coloro che hanno avuto occasione di leggere il libro in
anteprima ben ricordano in che modo, nelle mie lettere,
io abbia attaccato la nuova Cina e la politica cinese in
Tibet e nello Xinjiang, il governo turkmeno nella persona
del presidente Niyazov, lIndia dei commercianti perennemente
dediti alla truffa dei turisti, e così via. Non si
può certo quindi dire che Notizie dallAsia
Centrale sia un libro politically correct, tuttaltro.
Del resto, la mia particolare avversione nei confronti della
nuova Cina e delle sue politiche economiche e sociali, e
verso lipocrisia con cui i governi occidentali (a
partire dal nostro) guardano oggi ad oriente, continuano
ad essere un tema sul quale, come sapete, torno spesso fra
queste pagine.
Ancor prima di siglare il contratto di edizione, EDT ci
chiese una sostanziale riduzione del nostro lavoro. Impiegammo
un mese intero per portarlo dalle 600.000 battute originali
alle circa 450.000 con le quali ci presentammo alla firma.
Pur consci del fatto che una bella revisione sarebbe stata
comunque necessaria, scendere dellequivalente di oltre
settanta pagine ci costò un notevole sforzo ed anche
qualche inevitabile rinuncia allo stile iniziale in favore
di una prosa più scorrevole, ma molto meno immediata
e spontanea di quella originale.
Consegnammo dunque il manoscritto così ridotto e
firmammo il contratto spiegando che non avremmo accettato
ulteriori tagli, che inevitabilmente avrebbero stravolto
quello che era il testo di partenza.
Evidentemente, noi non fummo sufficientemente chiari e la
nostra volontà non venne recepita dall'editore. Fatto
sta che la vicenda, nel corso dei mesi a seguire, è
andata ingarbugliandosi di misunderstanding in misunderstanding,
per finire con ciascuna delle parti arroccata su posizioni
inconciliabili.
Lo scorso ottobre, affinchè il lavoro di redazione
ormai in palese ritardo potesse concludersi in tempi brevi,
EDT ci ha chiesto l'autorizzazione:
- a ridurre ulteriormente il testo a 300.000 battute (la
metà del libro originale); un riassunto vero e proprio,
o in alternativa un taglio netto di 150 pagine, se preferite:
oltre sessanta in meno rispetto alla versione ridotta da
noi consegnata;
- a riformulare alcuni capitoli relativi alla Cina ed all'India,
con la motivazione che il modo nel quale l'argomento viene
trattato (essenzialmente, dal sottoscritto) non rientra
nei canoni di moderazione (non saprei come altro dire...)
propri di EDT.
Tralascio gli ulteriori sviluppi della vicenda che, come
detto, si è chiusa qualche giorno fa quando ho definitivamente
ritirato la mia autorizzazione ad EDT alla pubblicazione
del nostro libro.
A coloro ai quali avevo già anticipato questo brutto
epilogo, che in qualche modo ne sono stati partecipi e che
me lo hanno chiesto, questi ultimi giorni ho risposto: io
sto bene.
La verità è che mi veniva la pelle doca
a pensare di dovermi rassegnare alle ragioni contrattuali,
di dover partecipare alla presentazione di un libro nel
quale non mi riconoscevo più, allidea del compromesso
a tutti i costi perché limportante è
pubblicare.
Sapete una cosa? Non è vero. Ciò che è
davvero importante è realizzare i propri sogni, crederci
fino in fondo. Trascorriamo quasi tutta la nostra vita a
negoziare compromessi: con noi stessi, sul lavoro, in famiglia,
nella nostra vita quotidiana. Non si deve farlo anche con
i propri sogni.
Io ho un sogno, fra mille altri: pubblicare un libro. Che,
come ho scritto ad EDT, è molto diverso dal sognare
di mettere il nome sul libro pubblicato da un'importante
casa editrice che ha arbitrariamente interpretato e piegato
alle proprie esigenze di business il nostro testo.
Preferirei mille volte che solo cento persone avessero occasione
di leggere le nostre 600.000 battute nella loro versione
originale, piuttosto che sapere che in diecimila hanno letto
un riassunto moderato di qualcosa che avevamo
scritto ben diversamente.
Se poi io ho scritto che il governo cinese è un governo
nazista, voglio che venga pubblicato così come lho
detto, altrimenti rimane nel mio cassetto. Se per scriverlo
ho usato cento battute, voglio che siano quelle cento battute
ad essere utilizzate, non le cinquanta scelte, o riformulate,
dalleditore.
Quindi: Notizie dallAsia Centrale (e non Asia
Overland...) torna nel cassetto e da domani io tornerò
a sedermi in ufficio senza avere alcun libro pronto per
le vetrine della Feltrinelli. Che, sia chiaro: non vuol
dire che ci arrenderemo qui. Solo, abbiamo inutilmente buttato
via due anni. Adesso inizieremo da capo a riprovarci.
E se non dovessimo mai riuscirci, nessun problema: prima
o poi metterò il testo integrale in linea fra queste
pagine, libero accesso a tutti. Di certo avrà più
lettori così che non a prender polvere sugli scaffali
di qualche libreria.
Come minimo, una buona parte di quei tremila visitatori
unici che mensilmente si collegano ad Orizzontintorno per
leggere i nostri diari
di viaggio. Quei tremila lettori al mese nei quali
l'editore non ha voluto credere. |
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Questa sera gli uomini sono rimasti soli a casa. Il più
grande ha messo a nanna il più piccolo e, come al
solito, prima lo ha cullato un po' in braccio. Il più
piccolo ha appoggiato la testa sulla spalla del suo papà,
e il suo papà gli ha cantato questa.
Così, sarà che è quasi Natale, e quindi
Capodanno, e mi torna all'improvviso alla mente quando Fabio,
Francesco, Franco ed io avevamo ancora (quasi) tutti i capelli
e ogni fine anno, la notte di San Silvestro, ci ritrovavamo
da qualche parte in montagna, da soli sulla neve, sotto
le stelle. Fabio (oh Capitano, mio Capitano) dava l'intonazione,
noi lo seguivamo.
Era il nostro modo di salutare un altro anno che si allontanava
davanti a noi ed uno nuovo che ci arrivava alle spalle.
Beh, pare che adesso, qui, il più piccolo dei due
uomini abbia apprezzato. Si è addormentato con la
testolina sulla spalla del papà, sorridendo.
E il suo papà si è un po‚Äô commosso‚Ķ
Così ho pensato che dovevo fartelo sapere, Mio Capitano.
Che, ne sono certo, anche tu lassù in Germania starai
cantando qualcosa ai tuoi tre piccoli. Buon fine d'anno.
Spero che ti arrivi l'e-mail che ti ho mandato. |
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...che è l'alba, sono di turno per la colazione
a Leonardo, a fatica mi alzo e risco ad aprire gli occhi.
Per vedere, intorno a noi, il Monte Rosa che si illumina
sull'orizzonte e le nevi della Grigna che riflettono i primi
raggi del sole. Trecentosessantagradi di luce viola e indaco,
e montagne, aria pungente e sottile, alberi bianchi di brina
congelata.
Ed io, dannazione, non ho ancora trovato in quale scatolone
si trova il caricabatterie della digitale!
Quanto è già lontana Via
Redi... |
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Poi sono io
quello che ce l'ha con la Cina e che dovrebbe essere più
moderato. No perché, oltre a continuare a raccoglierle
(come questa,
questa,
questa
e questa),
succede che, nell'imbarazzante panorama disegnato questi
giorni dai Media nel trattare il tema, (per fortuna) basti
leggere un po' in giro per accorgersi di non essere soli:
qui,
ad esempio. E poi qui,
e ancora un bel riepilogo
sul solito Wittgenstein.
Solo che io, queste cose, le scrivevo due anni fa e continuo
a prendere schiaffoni per 'sta storia. Sì, lo so
che non c'è il link. Del resto, con l'aria che tira,
mi sa che fra un po' ci sarà. E certamente sarete
più di duemila a leggerlo (e io sarò sicuramente
più in pace con me stesso e sereno di questo pomeriggio).
Peccato non avere il trackback. |
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L'American
Alpine Journal, pubblicazione ufficiale dell'American
Alpin Club, mi ha inviato qualche giorno fa l'articolo
originale scritto da Rolando Garibotti a proposito della
sua ricerca sulla vicenda di Cesare Maestri al Cerro Torre
e sulle conclusioni finali che ne ha tratto. E' il documento
citato sul numero di novembre di Alp che ho utilizzato come
spunto per il post
di qualche settimana fa.
Adesso potete trovare l'articolo anche qui
(se non riuscite ad aprire il link nel browser, scaricate
direttamente il file pdf). Ve ne consiglio la lettura: oltre
ad essere molto interessante e documentato, credo che possa
coinvolgere anche coloro che di storia e leggende dell'alpinismo
non sanno nulla. Non c'è che dire, è un giallo
ben riuscito.
Le foto, pur in bianco e nero, mettono i brividi e rendono
perfettamente l'ambientazione della vicenda a chi non conosce
il Cerro Torre.
Un'osservazione: leggendo l'articolo, anche un oltranzista
come me non può fare a meno di dubitare, davvero,
dell'intera storia. Cesare, telefonami dai. |
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