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Mantellini
in poche ore l'ha già popolata a raffica, e sono
un po' invidioso. L'aspetto pių interessante è
che utilizza Google
Maps e Google
Earth. Orsų dunque, piantate anche voi la
vostra bandierina fra gli amici di Orizzontintorno, non
siate timidi! E a proposito, prima che scleriate come ho
sclerato io, il campo city va compilato in questo
modo: Villasanta, Lombardy (Italy). Naturalmente, a meno
che non abitiate negli US.
Update 28/11/05:... Un successo travolgente, vedo...! |
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A giudicare dalle statistiche di accesso al sito, arrivate
qui a valanga chiedendo a Google le ultime novità
riguardo all'ormai stranoto (su queste pagine) affair
Cerro Torre.
Per gli ultimi arrivati, riassunto delle puntate precedenti:
- Prologo: il
palcoscenico e la trama.
- Documenti: un giovane Carlo ve la racconta
a modo suo.
- Bloggando, prima puntata: il beneficio del dubbio?
- Bloggando, seconda puntata: l'accusa
mostra le prove.
- Bloggando, terza puntata: un breve aggiornamento.
- Bloggando, quarta puntata: in fondo a questo post,
si apre il capitolo finale. Forse.
L'ultima (per ora) puntata la trovate invece qui
(e qui
in pdf). A conti fatti, la soluzione è ancora lontana
(anche se ormai appare sempre pių chiara a tutti...).
Aggiornamento del 25/11/05:
Ermanno e Rolando ce
l'hanno fatta! E ovviamente non
hanno trovato nulla... Onore ad Ermanno e Rolando
(e a Casimiro?). Qui
l'articolo in pdf. Via Intraisass. |
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Questo è un post noiosissimo, che aspettavo ormai
da mesi di poter scrivere, ed è anche un post che
tratta - quasi - una buona metà della mia esistenza
o poco più. Sappiate perciò fin d'ora che
è destinato solo ai più curiosi e ai pignolini
che vogliano dire la propria in merito: si può quasi
dire che lo scriva solo per me stesso, a futura memoria
di questa epica giornata.
Perché, amici miei, oggi (o meglio, giovedì
17, ma solo ieri sera ho trovato il tempo di buttar giù
queste righe) anche per noi si è definitivamente
chiusa un'era e si sono spalancate le porte del futuro.
Sì, vabbè, lo so che siamo gli ultimi arrivati,
ma parliamoci chiaro: questo balzo tecnologico ci è
costato lacrime (in forma di vent'anni e più di ricordi
legati a quel passato che da oggi finisce in soffitta),
sudore (in forma di nottate passate ad aggiornarsi e a studiare
cosa, perché e come) e sangue
(in forma di filigrana tipo €000).
Ora, ad onor del vero va detto che il sottoscritto, una
volta di più, si è distinto per coerenza e
preveggenza. Cioè, io sono sempre quello che quindici
anni fa, fresco di una laurea in Scienze dell'Informazione,
di fronte alla prima versione di Mosaic (e se non
sapete cos'è, giovani, studiate!) pronunziò
il mitico epitaffio: "Questa roba non servirà
mai a nessuno".
Recidivo: non più tardi di tre anni fa ancora vagavo
per il nostro pianeta lanciando anatemi alla che dio
vi perdoni, voi, infedeli e miscredenti, dilettanti dello
scatto, soggiogati dal moderno diavolo digitale. Mai e poi
mai abbandonerò i miei telaietti bianchi 35mm, mai
e poi mai i vostri blasfemi xmegapixel vinceranno le sacre
armate dei cristalli di alogenuro dargento nella grande
battaglia per la Qualità.
Poi, poco meno di un paio d'anni fa è nato Leonardo,
che già di per sé è stato un bel balzo
nel futuro. E voi, papà e mamme che qui state leggendo,
comprenderete bene che l'esigenza di catturare ogni istante
della sua burrascosa presenza attorno a noi mal si sposava
con la conseguente necessità di dotarsi di metri
e metri di pellicola. Il che, fra l'altro, mi porterebbe
anche in una direzione differente da quella verso cui vi
sto invece faticosamente guidando: intendo, avete mai ragionato
sul fatto che noi, del nostro passato, conserviamo a mala
pena qualche fotogramma in bianco e nero con il bordo dentellato,
mentre i nostri rampolli della loro esistenza potranno ricostruire
quasi ogni istante in formato sedicimilioni di colori e
192MhZ stereo? Io lo trovo inquietante - e del resto è
colpa nostra.
Torniamo però al punto. L'avvento di Leonardo costrinse
il suo papà e la sua mamma a dotarsi di un mezzo
più adatto ad incassare milioni di fotografie senza
spendere il patrimonio familiare in sviluppi e stampe. Un
po' come la pubblicità del papà che vuole
comprarsi il monovolume, avete presente, no? Ma sto già
correndo troppo e invece voglio trascinarvi con me fino
alle origini di questa tediosissima storia, perché
è ben lì che sono tornato oggi - anzi, giovedì
17 - con la memoria quando sono uscito dal negozio con i
miei due sacchi di plastica in mano e un bidone di sudore,
lacrime e sangue (vedi sopra) in meno.
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Sono certo di averlo visto pių di venti volte. Ma ancora mi commuovo sulle note di Cavatina, mentre scorrono i titoli di apertura, o quando Nick inizia a cantare Can't take my eyes off you. Per me è fra i cinque capolavori di ogni tempo. Con un De Niro monumentale.
"E' che in montagna ci sono gli alberi. Gli alberi. A me piacciono gli alberi in montagna"
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Sabato sera me ne stavo sul divano in stato catatonico
davanti a Gaia - no, non è mia figlia, né
un cane (conosco qualcuno che ha un cane, pardon, cagna,
di nome Gaia), ma il programma in onda su Raitre condotto
da Mario Tozzi: per intenderci, quel tipo che se ne va in giro
con il martelletto a romper sassi fra uno spezzone di documentario
e l'altro.
Io sono un documentarofogo. Sono cresciuto divorando i filmati
in bianco e nero di Avventura, che forse qualche
coetaneo ricorda: primi anni '70, sigla iniziale "She
came in through the bathroom window", nella versione
di Joe Cocker (ma il brano era dei Beatles, se non sbaglio);
sigla finale la mitica "A salty dog" dei
Procol Harum.
Credo di aver iniziato a viaggiare in quel modo, davanti
al Radiomarelli di plastica bianca che trasmetteva documentari
preistorici e voi, giovani tecnosbarbatelli cresciuti sul
satellite con il National Geographic, nemmeno potete immaginare
la poesia dei pinguini di Magellano in black-and-white-antenna-permettendo.
Poi vennero il buon Fogar ed il suo Jonathan, ma eravamo
già nel futuro ed io, che non ho mai giocato a pallone,
collezionavo di conseguenza i miei due di picche: è
piuttosto difficile competere con chi tira i calci di rigore
e magari è fresco di patente se tu, prossimo ai diciotto,
non hai nemmeno il motorino e continui irrimediabilmente
a preferire i pinguini di Magellano alla Domenica Sportiva.
Di buono c'è che poco tempo dopo, io, i pinguini
di Magellano sono andato a vederli davvero, mentre di norma
chi tirava calci al pallone è rimasto a casa a guardarsi
la Domenica Sportiva. Di buono c'è anche che, benché
sia statisticamente non banale, trovata una donna che ami
i pinguini di Magellano quanto voi, con buona probabilità
vi amerete tutta la vita. Trovare una donna che ami la Domenica
Sportiva è perlopių utopistico.
Guardavo dunque Tozzi, e riflettevo così sullo scorrere
della vita e l'evoluzione della nostra società, sotto
all'inusuale angolo di osservazione della produzione dei
documentari. Che a voi sembrerà una fesseria, ma
è solo perché guardate Angela junior (che
poi, a ben vedere, a me induce le medesime riflessioni).
Il fatto è che una volta (ai miei tempi, signora
mia...) un documentario era un documentario. Cioè:
ti beccavi i pinguini di Magellano e quello guardavi per
un'oretta buona, oppure cambiavi canale (ma ai tempi di
Avventura c'era ben poco da cambiare). In ogni caso,
se non ti addormentavi sul divano, o se Avventura
non era solo un buon pretesto per limonare sul divano medesimo,
alla fine dei pinguni di Magellano sapevi pių o meno
tutto lo scibile e potevi far l'appello chiamandoli uno
ad uno per nome, o in alternativa tentare la difficilissima
carta di conquistare la tua compagna di banco con le teorie
sugli ecosistemi dei pinguinidi, che comunque fa sempre
un po' alternativo.
Ecco: sabato sera il tema di Gaia era "Influenza aviaria",
e fin qua vabbè, anche se trovo di difficile applicazione
utilizzare il soggetto in questione con la compagna di banco, soprattutto
se avete il raffreddore.
Si parla insomma di virus - cosa sono (se sto ai disegni
di Gaia, delle palle viola con gli spillini, tipo riccio),
come si diffondono e bla bla bla - e di polli. Nel giro
di pochi minuti la trama scivola sull'influenza spagnola,
che tutto sommato ci sta. Quindi - siamo negli anni '20
- ci si fionda dentro alla prima guerra mondiale ed alla
vita di trincea. Inizio a perdere un po' il filo, ma sembra
interessante.
Riempio la lavastoviglie, imposto il programma automatico,
asciugo il lavandino e tiro un orecchio alla tv: siamo a
Chernobyl e stiamo parlando del disastro dell'86. Come ci
siamo arrivati non ne ho la minima idea, ma quasi non faccio
a tempo a chiedermelo che già stiamo parlando di
produzione di energia nucleare e confronto con i sistemi
a carbon fossile. Quindi mi appare di colpo Tozzi con il
suo martelletto: è in Sardegna e martella sassi qua
e là. In pochi secondi riesce a convincermi dell'evidente
legame fra energia nucleare e ricerche sul DNA: infatti
ecco lo stesso Tozzi che, all'interno di un laboratorio,
sputa dentro ad una provetta (sic!) per farsi analizzare
il suo codice genetico.
Ora, mentre alle mie spalle parte il programma automatico
a 55º per piatti normalmente sporchi, mi aspetto di
assistere a chissà quali rivelazioni sugli antenati
del buon Mario e invece no: si cambia di nuovo scena e agganciamo
il problema delle megàttere dell'Oceano Artico, che
nel XX secolo sono state decimate dalla pesca selvaggia.
Inizio ad innervosirmi e a pensare seriamente di cambiar
canale e passare alla De Filippi, che in fondo è
sempre un bel documentario sui disturbi della personalità
umana.
Ma voi lo sapevate che l'ecosistema delle megàttere
influenza quello dei leoni di mare e dei cormorani imperiali?
E che, soprattutto, c'è un invisibile legame con
i fossili del pleiocene presenti nei basalti degli altipiani
della Sardegna centrale? Perché, che ci crediate
o no, novemila anni fa un'antica civiltà che viveva
nel deserto di Atacama in Cile mummificava i propri morti
molto prima che lo facessero gli egizi e non vi dico, da
allora, come si è sviluppata Città del Messico,
che oggi affoga sotto ad una cappa micidiale di smog, mica
come al tempo degli aztechi che costruivano le piramidi
una dentro all'altra e sono misteriosamente scomparsi per
far spazio al veleno della vedova nera e ai lombrichi della
Papua Nuova Guinea, che dal canto loro divorano le foglie
di eucalipto, no, quelle se le mangia il Panda che però
vive in Cina e il problema del buco dell'ozono non lo sfiora
perché mica sta in Antartide, dove i conquistadores
spagnoli non sono arrivati e quindi non c'è la spagnola,
e quindi non ci sono i virus e quindi nemmeno i polli.
...Oooolaaa! Nemmeno il Bersaglio della Settimana
Enigmistica (perché avete presente, vero, il Bersaglio
della Settimana Enigmistica??) sarebbe riuscito, nello spazio
di un'ora e mezza, a permettervi di fare un volo così
pindarico. Merita una standing ovation con ola dal divano
di sinistra a quello di destra.
Non ci ho capito una mazza e mi gira la testa, ma il risultato
è affascinante: il pių straordinario gioco
di incastri demenziali e neosillogismi che la mente umana
possa partorire mi ha portato dall'influenza aviaria a Chernobyl,
al DNA, alle megattere, a città del Messico e ritorno
diretto al via, dentro alla palla viola con gli spillini.
Vi dicevo che riflettevo sulla vita e sulla nostra società:
a pensarci, Gaia non è altro che lo specchio fedele
della nostra era. Consumo irrefrenabile, rapidità,
grandi immagini (stupende: quanto ad effetti speciali, "2001,
Odissea nello spazio" gli fa le pippe ai documentari
di oggi). Contenuto prossimo a zero. Non ci capisci un tubo,
ma ti droghi di colori e immagini, e al termine dell'indigestione
ti sembra di aver mangiato da dio.
Però, quando mangiavi in trattoria consumavi lentamente
un solo piatto mediamente buono, il vino non era sofisticato
e il giorno dopo ti ricordavi la ricetta e potevi provare
a replicarla a casa.
E va bene, dite pure che sto diventando un vecchio rompiballe
che ai-miei-tempi-signora-mia. Comunque io domenica mattina
non mi ricordavo già pių perché le
megattere dell'Oceano Artico non si soffiano il naso e come
hanno fatto a scoprire il DNA facendo saltare in aria Chernobyl.
Ma, soprattutto, perché accidenti i polli mummificavano
gli spagnoli. O erano gli spagnoli a cucinare dentro alle
piramidi?
Diavolo di un Tozzi. |
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Io non saprei dire se sia questo cielo grigio, o siano
i tetti, o i colori delle facciate. Sta di fatto che questa
mattina ho aperto la finestra della mia camera al Toscanini
e mi sono venute in mente Varsavia e Riga.
(Mi convinco sempre più che un telefonino con la
fotocamera non è poi un'idea così demenziale.
Ora, però, Motorola deve spiegarmi il perché
le fotografie scattate con il suo MPx220 riescano ad essere
più orrende di quelle delle macchinette usa e getta
da 2 euro).
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Miniguida di sopravvivenza per trasfertisti soli a Parma.
L'Hotel Verdi si trova in centro. O almeno credo. Insomma,
è davanti al Parco Ducale, ma che ne so se è
il centro di Parma. Ci sono arrivato che era già
buio da un pezzo e mi ci ha portato il navigatore. Quando
guido in un centro urbano a caccia di qualche via in mezzo
al traffico, tengo il navigatore su una scala a 100 metri
e quindi la verità è che non ho la minima
idea di dove si trovi l'Hotel Verdi rispetto al centro.
Non ho la minima idea di dove sia il centro di Parma. Non
ho nemmeno idea se Parma abbia un centro. E comunque vaglielo
a raccontare all'Amari di Bangkok che il Verdi è
un hotel a quattro stelle.
Vabbè: sono simpatici, efficienti e, come mi ha detto
una collega, ti coccolano anche un po'. Che, tutto sommato,
se sei un trasfertista solo a Parma può non essere
male.
Nel ristorante a fianco del Verdi mi hanno steso: antipasto
di salumi misti locali, cuore di parmigiano, tortelloni
ripieni di castagne in salsa di mostarda di mele, mezzo
rosso di una qualche cantina di amici suoi. Provaci, dopo,
ad alzarti da tavola.
Gironzolo per il centro di Parma di sera, da solo. E' il
centro? Boh. C'è un fiume. Ora, non iniziate tutti
a dirmi "Ma va'? Ma che bella scoperta e bla bla bla".
Io a Parma ci sono venuto sì e no un paio di volte,
e sempre di sera, e sempre di corsa. E un fiume non lo avevo
mai visto. Non chiedetemi se quello che ho visto è
il Po, il Rio della Plata, o il fiume Parma. Anche perché
ho scoperto che a Parma via Po corre - appunto - a fianco
del fiume Parma: vi sembra normale? Comunque in questo fiume
non c'è molta acqua, quindi escluderei il Rio della
Plata. Ah: come faccio a sapere che a Parma c'è un
fiume Parma? L'ho letto sulla scheda di un hotel.
L'Hotel Verdi non ha posto per la sera successiva, ma vi
ho detto che sono efficienti: mi telefonano nel pomeriggio
e mi dicono che mi hanno trovato una camera all'Hotel Toscanini.
Che, fra parentesi, è davanti al fiume Parma. Come
faccio a sapere che è proprio il fiume Parma? Semplice,
c'è scritto sulla brochure dell'hotel. E comunque
non ho la minima idea di dove si trovi l'hotel rispetto
al centro, per non dire che magari ci sono pure in centro,
ma abbiate pietà: ci sono arrivato che era già
buio da un pezzo e la gente civile stava scodellando la
pasta davanti alla ruota finale di Gerry.
E poi, siamo daccapo: come lo riconosco il centro di Parma?
Se le camere del Toscanini sono tutte come la mia, le quattro
stelle vanno divise una per camera. Non c'è un ristorante,
così esco e mi addentro per le vie. Del centro? Boh.
Non c'è un'anima, comunque. Piacevole passeggiata
sotto ai lampioni, vie strette, non un rumore. Un po' come
aggirarsi per Londra nel 1800, senza la nebbia e Jack lo
squartatore.
Cena alla trattoria Corrieri. Che se siete dei trasfertisti
soli a Parma, ecco, *non* è il posto. Sotto alle
volte di mattoni ad arco, fra prosciutti appesi e tortelli
freschi in esposizione, solo coppiette al miele, tavolate
fracassone di famiglie da venti persone e coppie di consulenti
che fanno i superbrillanti (di solito, lui che ancora non
ha ancora allentato il nodo della cravatta regimental dalle
sette di mattina, camicia bianca e gessatino; lei stagista
che fa la strafiga su tacchi da venti centimetri, alla sua
prima trasferta; lui le spiega quanto è figa la vita
del consulente e fa finta di conoscere tutti i camerieri
del ristorante; tutti e due telefonano in continuazione
e spediscono sms a nastro).
Almeno loro viaggiano in due. Io non mi sono portato nemmeno
un libro. Scemo.
Passeggiata notturna sul lungo fiume, da solo. Burp.
Se siete da soli a Parma potete dire addio ai vostri propositi
di dieta. A Parma parlano con accento parmigiano. E comunque
io di Parma non ci capisco un accidente.
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"Ci si risveglia ancora in questo corpo attuale
/ dopo aver viaggiato dentro il sonno. / L'inconscio ci
comunica coi sogni / frammenti di verità sepolte:
/ quando fui donna o prete di campagna / un mercenario o
un padre di famiglia.
Per questo in sogno ci si vede un po' diversi / e
luoghi sconosciuti sono familiari. / Restano i nomi e cambiano
le facce / e l'incontrario: tutto può accadere. /
Com'era contagioso e nuovo il cielo / e c'era qualche cosa
in pių nell'aria.
Devo difendermi da insidie velenose / e cerco di inseguire
il sacro quando dormo / volando indietro in epoche passate
/ in cortili, in primavera. / Le sabbie colorate di un deserto
/ le rive trasparenti dei ruscelli"
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Da qualche mese il guestbook è sotto assedio e
viene spammato a raffica. Ho dovuto perciò
attivare un blocco alla pubblicazione istantanea dei nuovi
messaggi per poterli filtrare a monte: questo è
il motivo per cui, se qualcuno di voi lascia un messaggio,
possono passare diversi giorni prima che appaia in linea.
Il problema, però, è che se mi trovo duecento
messaggi da verificare, 199 dei quali sono spamming, non
potendo trascorrere le mie giornate a controllarne il contenuto
uno ad uno, va a finire che taglio tutto e amen.
Mi scuso fin d'ora quindi se qualcuno di voi ha firmato
il guestbook di Orizzontintorno e non ha visto il suo messaggio
pubblicato.
Sta di fatto che se va avanti così addio guestbook,
perché io *odio* lo spamming e del resto chi vuole
può comunque lasciare la propria impronta utilizzando
la guestmap, o naturalmente commentando il blog.
Colgo anche l'occasione per segnalare che tutti i messaggi
il cui unico scopo sia far pubblicità al proprio
sito web vengono cestinati per definizione. La ragione è
molto semplice: il guestbook non è una vetrina gratuita,
ma un modo simpatico per lasciare un messaggio ad Orizzontintorno.
Chi vuole far conoscere il proprio sito web attraverso le
pagine di Orizzontintorno non deve far altro che quello
che han sempre fatto tutti: scriverci. Non abbiamo (quasi)
mai negato a nessuno un normale scambio di link: ci mancherebbe!
(Tutti i siti amici sono elencati qua).
Il quasi è riferito al fatto che in qualche
caso non abbiamo accordato il link a siti il cui unico scopo
era utilizzare Orizzontintorno come veicolo promozionale
di attività profit (ad esempio, agenzie di viaggio)
senza che, quanto meno, ci venisse proposto qualcosa in
cambio.
Amici, Orizzontintorno - ahimè - costa. Però
in questi due anni e pių di vita abbiamo continuato
a non accettare l'inserimento di banner pubblicitari in
home page, nemmeno le Google ads che tanto vanno
di moda. Insomma: ce lo finanziamo per intero.
E' forse una scelta ingenua e un po' romantica, ma io credo
che se passate di qua a migliaia sia anche perché
questo rimane un contenitore di sogni per amici viaggiatori,
non una vetrina su Internet. E' un po' la nostra collezione
di farfalle, se volete.
Con questo non voglio naturalmente dire che a noi Orizzontintorno
non serva, anche, per cercar di tirar su qualche euro promuovendo
le nostre attività - conferenze, articoli, pubblicazioni,
libri, poster, tazze con il logo, quant'altro: fra parentesi
ci riusciamo malissimo, quasi per nulla. Ma cerchiamo almeno
di far sì che sia un messaggio secondario, tutto
sommato quasi nascosto, e che questo sito web non diventi
il solito portale pieno di pubblicità, o la bancarella
di un mercato.
E a proposito di traffico: finalmente ho trovato il modo
di agganciare il contatore al numero reale di visitatori
unici.
Fino ad oggi il contatore in copertina registrava solo le
visite originate direttamente sulla home page, che sono
in realtà una minima parte del traffico effettivo.
Infatti, la maggior parte di voi arriva qui attraverso qualche
motore di ricerca e atterra su una qualunque delle circa
duemila pagina che attualmente compongono Orizzontintorno,
senza transitare affatto dall'indirizzo base, www.orizzontintorno.com.
Risultato: contatore in home page (fornito da Bravenet)
che solo recentemente aveva stancamente doppiato le ventimila
visite e statistiche web (fornite dal Provider,
ma prive di script che permetta di portare il contatore
sulle pagine) che invece registrano medie di circa cinquemila
visitatori al mese, con punte fino a dodicimila.
Ora ho risolto questo problema con un orribile accrocchio
che a qualunque smanettone del web farebbe davvero orrore,
ma che finalmente permette di riportare in home il numero
reale di visite univoche dalla nascita di Orizzontintorno
e di allineare il contatore visibile di Bravenet a quello
invisibile del Provider.
Ebbene, amici, sapete che c'è? State per doppiare
quota 100.000, in poco pių di due anni. Ho idea,
fra l'altro, che l'evento debba accadere domani.
A chi fa scattare il centomila il compito di portare la
torta. Da bere lo mettiamo noi. |
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"Fanis, al mondo ci sono due tipi di viaggiatori: quelli che prima di partire guardano le carte nautiche e quelli che guardano lo specchio. Quelli che guardano le carte nautiche stanno partendo, quelli che guardano lo specchio stanno tornando a casa"
[da POLITKI kouzina, di Tassos Boulmetis] |
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