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Mi aveva scritto Dan, dalla Svezia, un mese fa: "Unless
you come in the middle of a heavy snowfall (I'd say very
unlikely), the main roads will be clear like similar roads
in Germany at this time. Expect no snow at all in southern
Sweden, some slushy snow in Småland, possibly even
little less in Östergötland and not much but yet
some more north of Stockholm, and completely clear but wet
roads"
Come lui, altri due buontemponi interpellati attraverso
il forum del Thorn
Three.
Ora, è vero sì che in fondo siamo partiti
con la neve dall'Italia, ma una neve da cartolina. Per intenderci:
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Oltre il Brennero,
viaggiando verso Innsbruck...
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Insomma, 27 dicembre 2005 ed eccoci nuovamente on the
road: qualche nevicata in mezzo alla Germania, ma nel
complesso si viaggia bene - per il momento. Rotta via Brennero,
Innsbruck, München, Norimberga, Lipsia, Magdeburg, Hannover,
Hamburg. Quattordici ore per arrivare a Lübeck: ventidue
anni fa facevo tappa in questa stessa città durante
il mio primo viaggio a Capo
Nord...
A Lubecca neve inizia ad essercene parecchia ed io inizio
a ringraziare il santo protettore delle gomme termiche. Il
mattino dopo l'alba è piuttosto gelida: un'alba che,
peraltro, alle otto del mattino ancora non si vede.
Adesso si fa sul serio. Lasciata alle spalle Lübeck,
inizia la tormenta. I cento chilometri scarsi che ci separano
da Puttgarden, imbarco per la Damimarca, diventano rapidamente
un muro bianco. Impieghiamo più di due ore, sotto una
nevicata che via via cancella la strada. Sono quasi le undici
quando finalmente ci mettiamo in coda per imbarcarci.
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...che se per caso fossi in partenza per una qualche uscita in montagna,
a cosa diavolo dovrei prepararmi di fronte al siffatto bollettino meteo che quei buontemponi di
Google sembrano propormi questa mattina? Ad una carica di elefanti
in slittino?
N.B. Notare che, a quanto pare, per fortuna (...?) ce n'è
solo una. Come minimo mi aspetto che eventuali altre manifestazioni abbiano conformazione a spagnoletta.
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Bertinotti ci spiega finalmente tutto quello che fino
ad oggi non abbiamo capito della Cina.
Via Manteblog.
N.B. Per chi si fosse perso qualcosa, il mood che
si respira da queste parti sul tema Cina è sparso
ad esempio qui,
qui,
qui,
qui
e qui.
Oltre ad esserci costato un libro. |
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E io vi chiedo: secondo voi che tipo di espressione ho
usato questa sera quando mi è partita la scheda madre
del mio stramaledettissimo telefonino,
a meno di ventiquattr'ore di distanza dall'essermi fumato,
ieri sera, la scheda madre del mio stramaledettissimo pc?
Per inciso: quello stesso pc che in meno di tre anni di
vita si è bruciato due
hard
disk ed un banco
di memoria... |
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Alla fine mi ci sono messo anche io a cercare di capirci
qualcosa. Non fosse altro perché sono ormai anni
che già mi imbestialisco davanti allo scempio messo
in opera sull'asse Torino-Milano per riuscire un giorno,
forse, a guadagnare un quarto d'ora di treno su una distanza
piatta e rettilinea di poco più di cento chilometri
che in Giappone, in Germania, in Cina, o in Francia - tanto
per citare a caso - verrebbe tranquillamente percorsa in
venti minuti, ma che da noi richiederà irrimediabilmente
un'ora e dieci minuti, ritardi e scioperi permettendo.
Premessa indispensabile: io non sono affatto contrario alle "grandi opere",
tutt'altro. Purché qualcuno riesca a spiegarmi a
che servono. Ammetto comunque francamente che a pelle, pur senza cognizione alcuna
di causa, sono un sostenitore - ancorché definitivamente
disilluso - di iniziative ad ampio respiro quali il TAV,
ché magari ogni tanto riusciamo anche a combinare
qualcosa non dico di innovativo, ma almeno di un po' più
adeguato al secolo scorso.
Poi, nel tentativo di approfondire la questione per cercare
di capire se le manganellate abbiano ragion d'essere o meno
(anche se verrebbe da chiedersi se le manganellate abbiano
mai ragion d'essere), mi imbatto in questo
ed in questo. |
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Sono affascinato dalla nuova
pubblicità della Canon (e si sa che io, per
Canon, ho un debole)
e dal vertiginoso vortice di innovazione che sta trascinando
la gioventù del XXI secolo verso un radioso e futuristico futuro,
all'avvicinarsi del quale ormai la mia generazione non può
che assistere incredula e basìta. Che tempi, chissà
dove andremo a finire.
Quasi sessant'anni di sviluppo tecnologico e finalmente
siamo ad un passo dal reinventare la Polaroid. |
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Lo spazzolino in bocca, Leonardo per mano, la cravatta
ancora da allacciare, di corsa, di corsa, ritardo, ritardo,
e sì Leonardo, ti prendo il palloncino, e dove ho
messo il telefonino, e la giacca ha perso un bottone, e
dove sta il sacchetto di Leonardo, e le chiavi di casa,
e il biberon.
Avrò sì e no dieci secondi, anzi, non li ho
più da un pezzo. La 20D
è al piano di sopra, il 28-300 è nell'armadio
e non l'ho ancora praticamente nemmeno scartato, a malapena
ho finito di leggere il manuale.
Erano settimane che la luce non era così limpida.
Non esiste uscire di casa senza almeno provarci, al volo,
dalla finestra del bagno, no, dalla terrazza di sopra.
E al diavolo l'appuntamento per il tagliando.
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Le Grigne
questa mattina, dalla nostra terrazza
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