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Io ve lo dico: a me Belfast è piaciuta più
di Dublino. No, piaciuta non è il termine
esatto... ecco, diciamo che se avessi due giorni in Irlanda
non li spenderei a Dublino, ma a Belfast.
Belfast oggi non è Belfast ieri: vero, immagino.
Non è nemmeno Beirut e non è Sarajevo: non
ci sono i buchi nei palazzi e nelle case, e la città
a prima vista ti sembra magari anche meno sofferente.
Certo non è San Sebastian, peraltro non è
nemmeno Lefkosia, né Berlino, e comunque a Berlino
di muro non ce n'è rimasto davvero più.
Non te lo so spiegare, ma Belfast è un po' di tutto
questo. Se ci fai appena caso, puoi avvertire l'aria di
Sarajevo e la vita di San Sebastian, puoi vedere il filo
spinato di Berlino, il muro dipinto di Lefkosia e le ferite
di Beirut.
C'è una via a Belfast West, Beechmount avenue, che
gli abitanti del quartiere hanno ribattezzato RPG avenue,
e già dovrebbe bastarti questo. C'è un piccolo
frammento di muro a lato della Divis Tower, dove iniziano
i Falls, che si infila nei vicoli fra le casette
popolari a schiera di mattoni rossi. Fai quasi fatica a
notarlo ed è sormontato da rotoli di filo spinato.
Tutto attorno decine di telecamere ti stanno spiando, ancora.
Perché tu puoi anche arrivare in centro a Belfast
e parcheggiare la macchina a fianco del City Hall: lì
a due passi ti accoglieranno i nuovi grattacieli di Great
Victoria street e i caffè eleganti del centro. Ma
se metti piede a Belfast West (e se magari ti è capitato
di vedere, che so, In the name of the father, o Grazie
signora Thatcher, che con Belfast non c'entra nulla,
ma che in quei vicoli fra le casette ti ci ha portato eccome...),
se metti piede a Belfast West, dicevo, superando la barriera
di telecamere più o meno evidenti piazzate nei pressi
della Peace Line, ecco, i proiettili di gomma ti
sembra di sentirli ancora fischiare e l'aria forse odora
ancora un po' di lacrimogeni.
E allora Belfast magari non è come Sarajevo, ma ti
viene lo stesso da camminare piano e sostare in silenzio
davanti a quei muri ricoperti di graffiti.
Poi puoi anche tornare in centro a prenderti un caffè,
tranquillamente. Oggi.
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Belfast, City
Hall
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Great Victoria
street
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Belfast West,
The Falls
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I graffiti di Belfast West. Potresti farci un album, e forse
qualcuno lo ha fatto davvero. Perché diciamolo, i graffiti
di Belfast West sono uno dei motivi per cui un piede qui vieni
a mettercelo...
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Tipi irlandesi. Che poi, a pensarci, poiché siamo
a Dublino è come dire The Dubliners. E' che,
per spiegarti, uno dovrebbe andare in giro con il teleobiettivo
sempre montato. Potresti farci un libro fotografico con
i Dubliners, solo che sei in Irlanda, mica nel deserto
del Gobi, così non è che puoi metterti a fermare
la gente per strada e dirle scusi, posso fotografarla?
Ché se il metro è dato dalla dimensione dei
tatuaggi, c'è il rischio che tu possa anche non andargli
troppo a genio.
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The Dubliners...
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Leonardo,
Irish pub version. Tipo irlandese?
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Il giorno dopo il nostro arrivo il meteo è già
più allineato a quello che ti puoi aspettare da una
tipica giornata irlandese di metà aprile: non sa se
piovere o meno, non sa se ha voglia di tirar vento o meno,
non sa se buttar fuori quel raggio di sole o meno, non capisci
se farà freddo o meno. Una buona parte di loro, comunque,
alle infradito e alle t-shirt non rinuncia. Gli altri indossano
cravatte rosse disegnate a tulipani gialli e gessato inglese
(pardon, irlandese) d'ordinanza.
Uno dei nostri metodi classici per capire che c'è da
vedere in giro è dare un'occhiata alle cartoline esposte
nei negozi: all'inizio del viaggio, non alla fine.
Ci avete mai pensato? Così, se ad esempio vi trovate
in una qualunque località balneare fra Italia, Spagna,
Francia e Croazia potete scoprire che val la pena dare un'occhiata
al fondoschiena delle giovani bagnanti...
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Gli irlandesi non ce n'è: sono esattamente come
ti puoi aspettare che siano gli irlandesi. Quello che magari
non ti aspetti è di atterrare a Dublino a metà
aprile con una bellissima giornata di sole, persino quasi
calda anzichenò. Nel senso: tu sei indeciso se allacciarti
la giacchetta sopra al maglione di lana, loro girano ovviamente
in t-shirt (gli uomini) ed infradito (le donne).
In Irlanda non morirai di sete, è abbastanza evidente
da subito. Tutto sommato nemmeno di fame, passata la solita
gastrite da fifa per il volo.
E a proposito di volo: ad arrivare dal cielo, non è
che l'Irlanda ti sembri poi così verde. Ora, tutte
le volte che ho chiesto a qualcuno per quale accidenti di
motivo avrei mai dovuto venire in Irlanda mi sono sempre
sentito rispondere "ma è così verde...!".
E quindi sappiatelo: dovesse avere un seguito questo travel
log irlandese, le battutacce sul verde si sprecheranno (perché
a Dublino i pedoni attraversano senza mai guardare i semafori?
Perché tanto sono sicuramente verdi).
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I famosi bar
di Fleet Street, Dublino
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Leonardo ha molto gradito il break hamburger e patatine all'Hard
Rock Cafè di Dublino. Davanti ai videoclip degli Who
e dei Police si è particolarmente esaltato. Gli irlandesi
lo hanno accolto assai benevolmente. Lui ha un po' sfarfallato
con una bimba russa.
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Leonardo e
la mamma all'Hard Rock Cafè di Dublino
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Insomma sì: da qualche ora siamo in Irlanda, ottantacinquesima
bandierina di Orizzontintorno. Siamo già incappati
in una chitarra di Van Morrison, un paio di occhiali di Bono
Vox e tre ubriachi pomeridiani. Non ho ancora bevuto una Guinness.
Adesso cerchiamo di capire com'è che siamo finiti quassų.
Stay tuned. |
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Giuro che non torno più sulla questione, ma questo
aggiornamento lo do comunque, non fosse altro perché
siete in tanti a cercar qui notizie in merito.
Nel corso del nostro scambio
di corrispondenza, Salvaterra mi aveva mandato fra
le altre cose la copia di una lettera personale che aveva
scritto a Cesare Maestri e che aveva preferito non divulgare
ai giornali. Ho naturalmente rispettato la sua richiesta
di non renderla pubblica a mia volta e l'ho gelosamente
conservata sul mio hard disk nell'ormai corposa cartella
sul dossier Cerro Torre.
Adesso Salvaterra mi scrive di aver cambiato idea:
"Qualora ti possa interessare, sto divulgando questa
cosa: il giorno 3 marzo 2006 ho mandato una lettera a Cesare
Maestri e a Cesarino Fava. Pochi giorni dopo ho ricevuto
da Maestri una busta gialla contenente la mia lettera. Sul
retro della busta, con calligrafia quasi incomprensibile,
c'erano alcune frasi. Voglio evitare di riportare quanto
scritto da Maestri.
L'unica cosa che voglio dire è che Maestri mi scrive
di non aver aperto la busta. Qualche giorno dopo ho ricevuto
la lettera mandata a Fava, che anche lui ha rispedito al
mittente.
La cosa non mi avrebbe sorpreso più di tanto se non
fosse che si capisce chiaramente come Maestri la mia busta
l'abbia sì aperta e richiusa successivamente usando
della colla.
Avevo deciso di non mandare ad un giornale la lettera che
voi ora leggete: era solo per loro e poteva rimanere una
questione privata, ma ora mi sento in diritto di diffonderla.
Maestri afferma sul National Geographic di non aver mai
raccontato bugie. Solo lui può godere di tale diritto?
[omissis]
Ciao, Ermanno"
In realtà, avendo già provveduto Salvaterra
a rendere pubblica la lettera, non la pubblicherò
qui a mia volta. Anche per una questione in fondo a làtere.
Tutto sommato, ed indipendentemente dalle posizioni di ciascuno,
credo che la vicenda sia infine un po' triste ed inutile.
Dal mio punto di vista, Salvaterra ha ragione nel voler
poter esprimere liberamente la sua opinione e sono anche
convinto del fatto che sia in assoluto la persona più
titolata al mondo a poterlo fare. Dopo Maestri.
Il fatto è che ciò che purtroppo manca è
proprio la replica di Maestri. O forse no. A pensarci, Maestri
- almeno dal suo punto di vista - ha già detto tutto
quello che aveva da dire quaranta e più anni fa.
Ora, non si può comunque negare che Garibotti abbia
perfettamente ragione quando afferma che se dici di aver
fatto a pezzi il record del mondo dei cento metri sarebbe
interessante sapere almeno come tu abbia fatto. Ma,
allo stesso tempo, non si può negare che se tu non
hai voglia di spiegarlo, fino a prova contraria nessuno
può dire che tu quel record non lo abbia stabilito
davvero. E la prova contraria, ad oggi, non c'è.
Né forse ci sarà mai.
Ci sono moltissimi e pesantissimi indizi, questo è
vero, che fanno sì che anche io, ora, vada ad aggiungermi
a coloro che dubitano. La mia opinione però
conta come il due di picche, come quella di tutti coloro
che non si chiamino Salvaterra, Garibotti, Beltrami e compagnia
bella.
Insomma, Cesare: tu hai certamente ragione, ma anche chi
non ti crede ed è stato là ne ha da vendere,
soprattutto se quei cento metri li ha corsi di nuovo.
Sei ancora uno dei miei miti, te l'ho scritto
due anni fa: la porta qui è sempre aperta,
caso mai tu avessi voglia di aggiungere qualcosa passando
da queste pagine.
(... seee, magari mi leggesse e lo facesse davvero...)
(*) Certo, se Cesare dovesse mai scrivermi... |
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Non sembra a prima vista, ma qui dentro c'è stata
un po' di rivoluzione. Tipo, sono (tuttora) in corso le
grandi opere. Date un po' un'occhiata in giro e, nel caso,
segnalatemi se qualcosa non funziona: dare il via a modifiche
massive di questa portata significa mettere le mani su qualche
centinaio di pagine a botta ed è quasi certo che
qualcosa mi sfugga.
In poche parole: c'è una nuova sezione nel menų
in alto dove ho raccolto le foto
panoramiche che fino ad oggi erano accessibili solo
dal blog. La vecchia sezione Pubblicazioni ha lasciato
il posto ad una nuova
pagina che raccoglie tutte le nostre attività
correlate ai contenuti di Orizzontintorno.
Ho poi riallineato i menų delle sezioni Appunti
di viaggio, Viaggiatori
ed Info
allo standard utilizzato per il blog. E in effetti, in giro
per queste pagine ci sono parecchi stili che ancora non
sono omogenei. Per dire, alcuni link sono in arancione,
altri in blu, altri ancora non sono in grassetto: insomma,
ne ho da fare per mettere un po' d'ordine, ma Orizzontintorno
è cresciuto così rapidamente che il tempo
per stargli dietro è sempre troppo poco.
Sto anche rifacendo l'intero webshop. L'idea è quella
di mettere in vetrina qualcosa di pių interessante
degli inutili gadgets che vi si trovano attualmente (qualcuno
lo abbiamo venduto, sì...!): il nostro libro, innanzitutto,
i dvd delle nostre conferenze, poster a richiesta (panoramiche
e non). Questa faccenda è tecnicamente un po' pių
complessa, ma con un po' di pazienza si fa tutto.
E poi c'è in cantiere la nuova sezione dedicata alla
questione
del Cerro Torre, ci sono ancora da caricare in archivio
le foto di Zermatt e del Sass Pordoi, ci sarebbero alcune
modifiche chiave da fare a questo blog, e bla bla bla.
In realtà, la vera novità è che adesso
sono dotato di antenna UMTS quadriband e collegamento wireless
a banda larga: insomma, mi sto attrezzando per portarvi
in Giappone con noi, ché i gialli comunicano con
il resto del mondo con uno standard tutto loro.
Nel frattempo prepariamo la sacca per l'Irlanda: magari
un paio di travel log al volo da inserire qua dentro ci scappano anche da là.
Che dite, porto l'ombrello? |
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Siccome di questo si parla, e siccome mi sono astenuto
fino ad oggi (a fatica) dal buttarmi anche io nella mischia
ed aggiungere chiacchiere a vanvera ad altre chiacchiere
a vanvera, adesso lo dico: io la penso esattamente, parola
per parola, così.
E così.
E così.
E così.
E così (io, comunque, ho votato).
E siccome non è la prima volta, ciò mi fa
anche supporre che invece di andare avanti a perdere tempo
qua dentro, potrei anche mettere un link permanente a Sofri
jr e finirla qui. Tanto lui la dice di gran lunga
meglio di quanto non sappia farlo io.
(E consiglia sempre ottima musica) |
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Dall'altra parte del tubo catodico non fa così caldo
come dicono. Perlomeno non lo fa negli studi di Bergamo
TV.
Andare in onda in diretta è un po' strano. Fa' conto
che sia un po' come parlare su un palco, solo che non c'è
il pubblico, o meglio, non lo vedi, né sai quanto
ce ne sia in realtà. Così, la cosa pių
strana è che non sai a chi stai parlando e a differenza
del parlare su un palco non hai qualcuno su cui tipicamente
concentrare lo sguardo. Ché diciamolo, a guardar
sempre il conduttore o gli altri ospiti ti senti un po'
fuori luogo, fissare in telecamera non ne parliamo, e la
punta delle tue scarpe non sembra particolarmente elegante.
C'è la famosa luce rossa accesa sulla telecamera
che sta riprendendo. Anche se ci provi, non la becchi mai
ed ogni volta che ti volti stai sempre guardando nel punto
sbagliato.
Ci sono gli stacchi pubblicitari.
Ti microfonano, proprio come si vede in tv.
Il presentatore ha la scaletta in mano, proprio come si
vede in tv. Anche se sbirci, non ci capisci molto. Insomma, è tutto proprio come si vede in tv, solo che
tu sembri ancora pių pallido che dal vivo e i riflettori
ci mettono del loro.
Prima di andare in onda devi ricordarti di spegnere il cellulare.
Quando sei in onda sei in onda, e lì sono cavoli
tuoi. Perché, ve lo giuro, non potevo fare a meno
di pensare: ma se adesso per qualunque motivo mi viene un
attacco di mal di pancia, come diavolo faccio???
No, non è successo. Sono andato in trasmissione a digiuno :-)
Ho però capito due cose: a) quando parlo muovo terribilmente
la testa e a rivedermi mi viene il mal di mare; b) quando
parla Emanuela inquadrano lei, quando parlo io di solito
inquadrano altro, preferibilmente le nostre fotografie.
Mi chiedo se fra le due cose esista una relazione, o se
il mio primo piano uccida lo share. Giusto per sapere se
non ho alcuna speranza con il Grande Fratello...
Grazie dunque a Max Pavan per l'invito a partecipare alla
sua trasmissione, a Michela Fenili per averci regalato il
VHS, la foto qui sopra e per essersi presa cura di noi,
ed a tutta Bergamo TV per averci ospitato.
Se proprio proprio siete curiosi (e non soffrite il mal
di mare), qui trovate un estratto
della trasmissione. Formato (per il momento) solo
per Windows Media Player, anche perché occupa già
troppo spazio. |
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Venerdì 7 aprile alle 17:30 saremo ospiti della
trasmissione "Incontri" condotta dal giornalista
Max Pavan in diretta su Bergamo TV. Il tema della puntata/intervista
sarà il viaggio indipendente. Per noi, un'interessante
occasione per passare dall'altra parte del tubo catodico.
Siamo inoltre stati invitati a partecipare a "Zaino Zingaro
2006", progetto nato da Legambiente Bergamo per promuovere
lo scambio interculturale nel rispetto delle differenze
tra i popoli del mondo, nonché festa dei viaggiatori
per incontrarsi e confrontarsi sul tema della multiculturalità.
Si terrà a Verona il 27 e 28 maggio e per l'occasione
riproporremo la conferenza che abbiamo presentato
lo scorso anno ad Immagimondo.
Appena sarà confermata la nostra partecipazione troverete
qui i dettagli.
E proprio in tema di Immagimondo, ci è arrivato l'invito
per partecipare anche all'edizione 2006, che si terrà
sempre ad Erba (LC) presso Lariofiere i prossimi 21 e 22
ottobre. Per l'occasione stiamo lavorando ad una nuova proiezione
che speriamo sia all'altezza di quella presentata lo scorso
anno. Anche in questo caso, dettagli più avanti.
Stay tuned... |
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"Tutti gli uomini sognano. Non però allo stesso
modo. Quelli che sognano di notte nei polverosi recessi
della mente si svegliano al mattino per scoprire che il
sogno è vano.
Ma quelli che sognano di giorno sono uomini pericolosi,
giacché ad essi è dato vivere i sogni ad occhi
aperti e far sì che si avverino."
[Introduzione a Touching the void, di Joe Simpson
- Tratta da I sette pilastri della saggezza, di T.H.
Lawrence] |
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