Si tratta di un post del tutto autoreferenziale che, di
fatto, scrivo quasi a mo' di appunti personali. Ecco, preferivo
dirvelo fin d'ora, ché è assai probabile che
non ve ne possa fregare di meno di questa storia. Ma la
notte è lunga e liquida, di dormire non se ne parla
e mi viene dunque bene per rimuginare un po' fra me e me.
Riflettevo sulla mia rinuncia di qualche
settimana fa alla vetta della Weissmies.
Mi è capitato raramente in passato di mollare a metà
una salita, tanto più con le difficoltà ormai
alle spalle. Così mi rimane addosso l'impressione
di raccontarmela, e scavo per capire se sia vero quel che
dice Bruno: "Tu avevi già deciso di rinunciare
ancor prima di partire".
Vi avevo avvertito, è tutta fuffa, autoanalisi a
fondo perduto per ingannare il caldo, un esercizio che ha
giusto una qualche utilità per me: se è stata
ansia preventiva meglio capirne il motivo, o al prossimo
tentativo non cambierà il risultato. Anche perché,
se c'è una cosa che so interpretare fin troppo bene
è il mio stato fisico e io so che le gambe per arrivare
fino in vetta, quella mattina, le avevo. Ma in crisi ero,
eccome. E dunque.
A vent'anni ti portano in vetta le gambe e i polmoni. A
trenta ti ci porta la tua sigaretta di vetta, infilata da
ore in una tasca dello zaino, ché se te la fumi prima
schiatti. A quaranta è la testa che ti porta su,
soprattutto se hai smesso di fumare da parecchio. In realtà,
che l'alta quota faccia parte di quegli sforzi aerobici
sopportati molto meglio con l'avanzare dell'età,
non l'ho certo scoperto io.
Comunque è vero: più gli anni passano, più
è la testa a farti salire. E' il fluire dei tuoi
pensieri, per cui lasci che ad occuparsi di condurre la
salita siano il tuo passo, che ormai ben conosci e qualunque
esso sia, e il ritmo del tuo respiro, che puoi anche dimenticarti
di ascoltare; così come puoi salire da solo scordandoti
del tuo compagno, lasciarlo al suo passo, salire con la
sua presenza invisibile da qualche parte, senza preoccuparti
del dove sia, ché non è importante: ciò
che è importante è che ci sia.
Quando è possibile poi, e se sali con gli sci lo
è quasi sempre, salire slegati fa sì che la
tua testa abbia tutto lo spazio necessario per isolarsi
definitivamente e portarti in vetta, passo dopo passo, tu
con i tuoi pensieri e le gambe che salgono da sole. Io perlomeno,
ormai da anni, salgo così.
E' per questo che, una volta fatto il primo passo, la mia
via del ritorno passa sempre dalla vetta. A meno, naturalmente,
di oggettivi ed evidenti fattori esterni al mio passo.
..
Scippo a mia volta Dave,
che ha iniziato di suo scippando PerO,
ma spero mi perdoneranno entrambi. E' peraltro ormai un
dato di fatto che a) presto non ci sarà più
bisogno del web e YouTube
ci fagociterà tutti quanti, e b) questo è
proprio pane per Orizzontintorno.
Il piccolo ragnetto va sul rubinetto, scende la pioggia e il ragnetto se ne va. Poi ritorna il sole, indovina cosa fa: il piccolo ragnetto di nuovo tornerà.
E va bene, correrò questo rischio, ma devo capire.
Dico davvero. Magari qualcuno di voi può aiutarmi.
Càpita che da anni talvolta mi trasferica in quel
dell'Elba, vuoi per andare a trovare il parentame (solito
trasferirvisi per mesi intieri a godersi la meritata pensione),
vuoi per lasciarci Leonardo a farsi un po' di mare con il
suddetto parentame (alias i nonni), vuoi per andarmelo
a riprendere, Leonardo, vuoi perché a me l'Elba piace,
comunque.
I nonni (alias i miei), da un paio d'anni frequentano
la piccola baietta di Ortano, che sarebbe anche un luogo
carino e poco frequentato, con una piccola spiaggia di ciottoli,
acqua verde trasparente e fondale che scende rapidamente:
proprio come piace a me che, tutto sommato, sempre genovese
sono.
Dicevo sarebbe perché in questo luogo, piuttosto
nascosto e isolato, ovviamente hanno pensato bene di piazzarci
un bel Venta Club: se siete frequentatori usuali di questo
blog e di Orizzontintorno immagino non ci sia alcun bisogno
di spiegarvi il mio rapporto esistenziale con Venta/Alpi/Med
e qualsivoglia club analogo, nonché relativi pacchetti
e proposte di vacanza.
Ma non è qui che vi condurrò: occhei, correrò
anche il rischio di passare al solito per quello che se
la tira, ma non vado certo ad infilarmici di mia sponte
nell'arena per farmi infilzare dai milioni di patiti della
settimana tutto compreso, compresa anche la gita in canoa
di dieci minuti col salvagente e il trenino in discoteca.
No, non è questo che mi turba.
Il fatto è che nel fine settimana appena trascoso
ho avuto occasione di condividere il mio metro di spiaggetta
con il popolo del Venta Club, e di poterlo dunque studiare
da vicino. Che non si dica poi (anche) che sono prevenuto.
Così, mi appropinquo alla citata spiaggetta con il
mio asciugamano e il libro
di Mauro Corona sotto al braccio - ecco, potrei anche scrivere
un post sul fatto che io, in spiaggia, porto esclusivamente
libri che hanno a che fare con la montagna.
Considerati i quaranta all'ombra, decido di prendere la
scorciatoia, ossia, ovviamente ed inevitabilmente, la stradina
che attraversa il Venta Club. Davanti al cancello di ingresso
vengo fermato da un energumeno tatuato, abbronzatissimo,
con un bel paio di Ray-Ban a specchio e maglietta bianca
Venta Club d'ordinanza, che mi intima Scusi, il suo braccialetto?
Non avendo la minima idea di che cosa stia blaterando, lo
guardo un po' con espressione da palombo e timidamente abbozzo
Ma guardi, veramente sto raggiungendo i miei che hanno
una sdraio qui sulla spiaggia e mio figlio in ostaggio.
L'energumeno mi squadra, osserva schifato la mia pelle sul
latteo andante e i miei quattro capelli bianchi, valuta
palesemente che più o meno potrei anche essere suo
padre (sob) e non un ragazzino che vuole andare a caccia
di gnocca a scrocco nel suo club, e assume l'espressione
di quello che evidentemente mi sta facendo un piacere: Va
bene, passi pure.
Ed è così che, una volta in spiaggia, all'improvviso
mi rendo conto di essere circondato da gente con il braccialetto.
Trattasi di strisciolina di plastica colorata, sigillata
attorno al polso in modo che a meno di strapparla non sia possibile sfilarsela
e che, evidentemente, identifica l'appartenenza
al Club.
Ora, senza volermi addentrare nel significato filosofico
del colore, per cui mi sovviene il dubbio che colori diversi
identifichino caste differenti (tipo, io ce l'ho rosso e
quindi ho pagato il giro in canoa, tu ce l'hai blu e quindi
sei uno sfigato a mezza pensione, lui invece ce l'ha bianco
e ha dunque pagato la suite imperiale con tre proibitissime
bagnine minorenni che ufficialmente lavorano come interpreti),
io, davvero, e credetemi, vi prego, non per snobbismo, ma
realmente per curiosità antropologica, chiedo:
perché diavolo dovrei pagare (immagino) centinaia
di euro per trascorrere una settimana all'Elba, nella
baia di Ortano, che va bene è sì carina, ma
che diamine, di spiagge così è piena l'Italia,
condannato alla clausura in un triste ed anonimo Venta Club
qualunque con campo da tennis, da calcetto e minidisco sulla
spiaggetta, epperdipiù, che io sia un ragazzino di
dieci anni, o un dirigente d'azienda di quaranta, o un pensionato
di settanta essere comunque obbligato a portare al polso
per tutta la settimana un braccialetto idiota, manco fossi
un capo di bestiame, con il solo scopo di farmi identificare
a vista come ospite del villaggio?
Se proprio devono, che mi chiedano di mostrargli la chiave
della mia stanza come in tutti gli alberghi del mondo. O
no?
Ecco, sapevo che non potevo trattenermi dal chiedervelo.
Ecco, mi trovo dentro uno spazio che si chiama Orizzontintorno mica a caso, e dovrei forse mettermi qui con pazienza e buttar giù qualcosa (anche io?) su questa faccenduola fra israeliani, Hezbollah e governo libanese.
Tuttavia non lo farò.
"Eglegio Signole, glazie pel avel scelto la nostla
umilissima dimola pel suo soggiolno in nostlo umile villaggio.
Noi umilissimi ospiti. Nostlo umilissimo lesolt su umilissima
spiaggia ha camela tlipla libela. Noi salemo umilissimamente
felici di ospitale lei, sua signola e suo piccolo bimbo,
siculamente molto blavo, gentile e intelligente, pelché
anche lei è molto gentile e intelligente, e la luce
della saggezza illumina celtamente tutta la sua vita, e
folse noi tloppo umili pel accogliele lei in nostla umile
dimola, alia condizionata con simulazione delle blezze maline
pledominanti, piscina con lalissimi colalli e veli squali,
jacuzzi olimpica con moto ondoso folza quattlo e onde altificiali
pel fale sulf, schelmo lcd tlecento pollici e intelnet satellitale
in banda lalga a tlemila megabit, geishe pel lei e geishi
pel sua signola (...).
Sì, noi molto felici pelché noi fale lei molto
felice.
Glazie, davvelo, pel avelci contattato.
Noi facciamo lei supel sconto e bambino glatis.
Lei molto felice.
Plezzo di favole per lei, Paschetto san, 390.000 yen. Bleakfast
not included.
Glazie, glazie, glazie.
Aspettiamo umilmente sua e-mail di confelma.
Che la salute, la plospelità, la licchezza e la
coppa del mondo siano semple con voi."
...
Trecentonovantamila yen per cinque giorni...? Ma quanto
fa? Aspetta un po'...
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