|
|
|
E' uscito
da pochi giorni, annunciato da mesi e molto atteso.
Dopo tutto ciò che era emerso dai miei scambi
con Salvaterra, non avevo più molta voglia
di leggerlo, ma tant'è non ho resistito. Ho fatto
bene: nonostante un avvio non brillantissimo, mi è
piaciuto molto, non fosse altro per le conclusioni che trae
della vicenda.
Conclusioni che trae? La realtà è che
non c'è nulla da trarre. C'è solo da scegliere
se rinunciare o meno alla capacità di fantasticare.
E la mia conclusione è che io preferisco continuare
a sognare.
Accanirsi nel cercare una costruzione logica a tutti gli
eventi umani è l'assassinio dell'immaginazione.
(In realtà avrei tante cose da dire in proposito,
ma non ne ho più voglia nemmeno io. Mi piacerebbe
forse parlarne una sera con Ermanno davanti a una birra:
con l'ex-tifoso però, non con il "tecnico") |
|
|
|
|
|
|
|
|
"Abbiamo vinto il calciopallone"! [Leonardo, due anni e mezzo] |
|
|
|
|
|
|
|
|
"Uno dei regali che mi venne fatto dai miei genitori
nel giorno di un compleanno fu un altimetro. Era molto bello
e preciso, ma con un difetto: misurava fino a 4000 metri.
Allora non pensavo ancora all'Himalaya e ai suoi Ottomila,
ma certamente era già ben vivo in me il desiderio
di scalare almeno il Monte Bianco. Il mio altimetro poteva
andare bene in Dolomiti, non sulla cima più alta
delle Alpi.
Timidamente feci osservare a mio padre e a mia madre che
l'altimetro arrivava 'solo' fino a 4000 metri.
¬´Figurati, perché? Dove credi di andare?¬ª
fu la loro sorpresa risposta."
[Marco Bianchi, "Montagne con la vetta"] |
|
|
|
|
|
|
|