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Mi capita di volare sulla verticale del Campanil Basso e soffermarmi a pensare che lì sono cresciuto. E' passato così tanto tempo. C'è neve in Brenta, la Paganella no, è pulita. Così, come osservare la propria infanzia dalle nuvole, noi che dalle nuvole siamo scesi.
Mi capita di volare proprio sulla verticale di casa nostra, solo venti minuti più tardi, e virare appena oltre il parco per prepararsi alla discesa. L'aria è molto limpida, dove le nuvole si tengono alla larga. E' strano pensare da quassù che fra poco più di un'ora sarò laggiù a terra e camminerò proprio lì in mezzo. Sotto a quel tetto mi stanno aspettando.
Come è tutto strano e immobile da quassù. Oggi non chiuderò gli occhi. |
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Dice, l'hamburgesa no, it takes at least 15 minutes.
Ok, allora fajitas.
Quaranta minuti dopo arrivano le mie fajitas.
E fin qui.
Dice, one moment please, e mi lega un bavaglione
attorno al collo. Enorme, giuro. Mi guardo attorno: sono
l'unico che lo ha. E, intendiamoci: sono in jeans e Lacoste,
non che gli altri chissaché. Usanza locale o mi prende
per il culo? Nel dubbio - sai mai che lo offenda - mi tengo
il bavaglione. Ma mi vergogno come un ladro.
Da qualche giorno mi capitano solo tassisti punkabbestia.
Per la precisione: anziani pensionati polacchi con camicia
a quadrettoni e occhiali marroni, che sbarcano il lunario
facendo i tassisti a Warszawa e che in macchina ascoltano
solo heavy metal e acidpunk a volume inaudito. Dice, che
via mi ha detto scusi [questo lo dice in polacco]. Dico,
se abbassa il volume magari capisce anche quello che le
dico, le pare?
Dico, mi chiama un taxi per favore, con carta di credito
mi raccomando. Dice, yes Sir. I taxi per la verità
gli adesivi di tutte le credit card del pianeta sul finestrino
ce li hanno sempre attaccati, ma chissà perché
la macchinetta non funziona mai. Regolare. Dico io facciamo
che cambio un po' di polonez e non se ne parli più.
Per chiamare la reception, call 1919. Chiamo la reception.
Dico scusi, ma mi hanno fregato il telecomando, ieri c'era,
oggi non c'è più. Dice, non si preoccupi
Sir, le mando su la tipa con il telecomando. La tipa
arriva, le apro. Mi mette in mano il telecomando e mi parla
per sette minuti filati in dialetto stretto di Warszawa.
Dico, scusi, don't speak polacco. Dice qualcosa, in polacco,
altri undici minuti. Dico, scusi, nie parlowiz in polanski.
Mi fissa con sguardo interrogativo, poi altri diciannove
minuti in polacco convinto, un po' più rapido se
possibile. Dico guardi, se lei continua a parlarmi in polsko
io capis 'na gota, non è che ci prova in inglisc?
Mi guarda spaventata, mi fa nie! nie! con la manina
e scappa. Il telecomando funziona, comunque.
Oggi sono stato in gita a Belsk, un'oretta da Warszawa.
Gita di lavoro of course. In mez fra Warszawa e Belsk 'na
gota reloaded. Però uno scatto glielo tiro lo stesso,
giusto per documentare. Come scattare fuori dal finestrino
a Zelo Buon Persico. Adoro questo paese.
E comunque stanno costruendo un casino. Non c'è più
la Polska di una volta. Il Krupnik sì, quello
sempre.
Sms di Gianluca, che sta allo Hyatt: c'è la ńjôcka. Sì, l'ho portato con me. Potevo
forse esimermi?
Gin dobre.
Gin tonic, per dirla come il mio socio.
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Somewhere
in Warszawa
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In viaggio
verso Belsk...
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Il titolare
qui, Polish release
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(*) Al
solito: se non leggete il titolo correttamente, è
colpa del vostro browser italico... |
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Ok, anche io ho fatto fuori l'ultimo episodio della season
3. Mi sembra di aver capito che per la quarta si debba
attendere febbraio 2008.
Va da sé che odierò i prossimi nove mesi.
(*) Microspoiler, ovviamente. |
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"Nie dia idiotów" (letta su una
pubblicità di Mediaworld a Warszawa).
"Kontrola paszportowa" (per i solutori
più piccoli).
"Dzień dobry" (giassapete,
pronuncia gin dobre).
"Dziękuję bardzo!" (credevo tua sorella,
ma mi dicono grazie mille).
Fra parentesi, se non vedete alcuni caratteri è colpa del
vostro pc. Nell'alfabeto polacco si usano una dozzina di
lettere che ve le raccomando: per riprodurle qui sul blog,
come già avevo sperimentato durante l'esperienza
maltese, uso la mappa caratteri di Windows, ma non
so se è uno standard visibile con qualunque sistema
e browser.
Warszawa è molto più verde di come la ricordavo.
E' esageratamente verde. E' così verde che a volte
avete un po' l'impressione di stare in mezzo ad una pianura
infinita incolta e cespugliosa dove qua e là, a grappoli,
hanno disseminato un po' di cubi di cemento e qualche birillo
di cristallo e acciaio di ultima generazione. E comunque
viaggiamo abbondantemente oltre i trenta gradi anche nella capitale
polacca.
Poi, c'è il mio nuovo hotel. Quello di Clinton
& c, per intenderci. 'Sto affare insomma:
Non lasciatevi ingannare: si pronuncia sovieski, e questo
già dovrebbe indirizzarvi. Per la verità lo
hanno tirato a nuovo, ma la mia fotografia notturna non rende comunque
giustizia alla splendida facciata a strisce diagonali (larghe
sei metri) a colori alternati: giallo, rosso, bianco e azzurro.
Giuro.
E del resto non deve stupire, considerato che in camera, sul
mio comodino, ho trovato questo:
La solita ipocrisia. Prima rompono con il divieto
di droga, poi gli imbianchini si fanno di LSD e gli
hotel hanno le camere per fumatori di maria. Ma soprattutto:
che significherà W celu?
Infine: per mia somma gioia, in Polonia c'è ancora
il Voce. A dire la verità il Voce non
c'è solo in Polonia, ma noi lo abbiamo ascoltato la
prima volta proprio qui, qualche anno fa.
Ora, spiegarvi cosa è il Voce sarebbe anche
facile, ma il fatto è che spiegarlo non è
come ascoltarlo. Comunque. Ci sono paesi
dove i film stranieri vengono regolarmente doppiati, come
in Italia. Se a qualcuno questo fatto può sembrare
del tutto ovvio, sappiate che nella maggior parte del mondo
non è così (e questo è anche uno dei
motivi per cui in Italia non si parla inglese). Normalmente
i film sono distribuiti in lingua originale e spesso sottotitolati
nella lingua del paese di destinazione, ma esistono casi straordinari,
come Korea TV che trasmette film sottotitolati contemporaneamente
in coreano, cinese e giapponese, col risultato che le immagini
sullo schermo sono oscurate da un diluvio di ideogrammi: da
scompisciarsi. Idem se andate in Malaysia: i film sono sottotitolati
contemporaneamente nelle tre lingue principali del paese:
cinese, arabo e indi. 'Na favola.
In Polonia (ma non solo) c'è invece il Voce.
Il Voce funziona così: voi vedete il film in
lingua e nel frattempo il Voce ve lo traduce, sovrapposto
all'audio originale, che rimane perfettamente udibile in sottofondo. La caratteristica fondamentale del Voce
è che è sempre lui, per qualunque film, per
qualunque personaggio, per qualunque scena: uomo, monotòno.
Cioè, se sta parlando una donna, è comunque
sempre lui, il Voce, a tradurvela. Soprattutto, ve
la traduce in modo del tutto incolore ed impassibile: appunto,
completamente monotòno. E vi assicuro che l'effetto
è grandioso.
Ora dovete fare uno sforzo di immaginazione. Ad esempio, l'altra
sera facevo zapping fra due film contemporaneamente, Smoke
con Harvey Keitel e K-19, con Harrison Ford. Il
Voce me li traduceva in polacco entrambi, sempre e solo
lui ed esattamente con lo stesso monotòno, che
per Smoke può anche andar bene, in fondo è
un film-cameo, rilassante, che tutto sommato si presta ad
essere quasi raccontato mentre i personaggi dialogano. Ma
il fatto è che poi cambiavo canale, ed Harrison Ford
stava nella merda, e nel sommergibile russo c'era un gran
casino, e tutti urlavano e sbraitavano, e credo anche che
qualcuno sparasse, ma il Voce era impassibile: traduceva
tutto in tempo reale, senza alcuna inflessione, pacifico come
sempre, maledettamente pignolo e preciso, senza farsi sfuggire
una battuta, rilassato, anche mentre Harrison Ford bestemmiava
tutti i santi e sanguinava come una fontana. Lui, serafico:
bla bla bla bla bla bla bla. Fisso: medesimo tono uniforme
di voce, nessuna accelerazione, nessuna interpretazione. Giuliacci
che legge le previsioni del tempo in confronto è De
Niro. Da ribaltarsi dalla sedia. |
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E io dovrei andarci con questo a Zagreb? State scherzando,
vero?
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Ma se nel tuo hotel è in corso un vertice fra gli ambasciatori di Cambogia, Nicaragua, Pakistan, Buthan e Bielorussia, con contorno di scorte e auto blu d'ordinanza al seguito, c'è di che preoccuparsi? |
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Che è il titolo della e-mail che mi ha appena mandato la Malev, suppongo per confermarmi la prenotazione del volo Budapest-Praga. Ecco, vorrei a tal proposito lanciare un appello. Cosa dovrei capire da ciò che segue?
"Felhívjuk figyelmét, hogy az elektronikus számla csak elektronikus formában alkalmas adóigazgatási azonosításra! Így kérjük az adóalanyokat, hogy a digitálisan aláírt számlát mindenképpen töltsék le, és azt elévülési idő végéig elektronikus formában szíveskedjenek megőrizni."
Così, solo per sapere se devo preoccuparmi o posso recarmi in aeroporto tranquillo.
P.S.: il Frequent Flyer Club della Malev si chiama Duna Club. E con questo ho detto tutto. |
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Qualche lettore abituale più attento avrà
notato che il thread "Travel log: Poland"
è stato sostituito da "Travel
log: the Slavic Job". E infatti si riparte
sì per Warszawa, ma il piano generale di volo è
cambiato un po'. Per le prossime tre settimane sarò
in tourné fra Polonia (Warszawa, appunto), Ungheria
(Budapest), Repubblica Ceca (Praha), e Croazia (Zagreb),
transitando di tanto in tanto a casa e mettendo anche piede
in quel di Alba fra un volo e l'altro.
Non so se avrò tempo per qualche scatto rubato qua
e là, ma cercherò almeno di onorare il nuovo
thread, che comunque avrei preferito chiamare "The
Balcan affair", ma poi, pensandoci bene, coi Balcani
ha a che fare solo l'Ungheria, e nemmeno tanto a dire il
vero.
La curiosità sta nel fatto che questa sarà
la quinta volta che torno a Budapest in dieci anni, la terza
per lavoro. Non so com'è, ma per qualche curioso
disegno astrale, anche se cambio azienda, lavoro, vita,
se di trasferta all'estero si tratta, va a finire che prima
o poi incappo in Budapest. A Praga tornerò invece
per la seconda volta. La prima fu nel gennaio del 1995:
immagino sia passata un bel po' d'acqua sotto a Ponte Carlo.
Zagabria ci ha visti transitare in tempi recenti nel corso
del nostro viaggio
in Bosnia. A memoria, sarà comunque almeno
la terza volta che ci metterò piede. A Varsavia,
fra una cosa e l'altra, sono ormai di casa.
Tutto ciò mi fa anche pensare che al termine di questa
tourné avrò messo piede in otto paesi stranieri
dall'inizio dell'anno, sedici negli ultimi due anni, e inesorabilmente
mi chiedo: ma è viaggiare, questo?
Sono
entrato nella cattedrale di Arlon per vedere come
diavolo fosse all'interno soltanto dopo cinque mesi di permanenza
lassù. Avrei voluto andare a Bastogne, a Metz, a
Trier, ma non ho mai avuto tempo e/o sono sempre stato troppo
stanco per andarci alla sera, uscendo dal lavoro. Quasi
sette mesi nelle Ardenne e ho visto solo Arlon e Lussemburgo,
che peraltro già conoscevo.
Le prossime settimane vedrò molti aeroporti, alberghi,
ristoranti, taxi ed uffici. A meno degli alberghi che prenoterò
personalmente, molto probabilmente nemmeno saprò
in che zona della città di turno mi troverò.
Magari, aiutato dalle lunghe giornate estive, qualche scatto
serale ci scapperà - se non sarò troppo stanco
da rinunciare ad uscire dall'albergo, se non sarò
troppo lontano dal centro, se riuscirò a sganciarmi
da cene di lavoro, e bla bla bla.
La verità è che io odio non potermi fermare
nei luoghi dove càpito. Detesto dover viaggiare così.
La verità è che io non sono affatto un collezionista
di bandierine. Io voglio viaggiare. Ed è completamente
diverso.
Tutto sommato mi va dunque bene che siano posti che ho già
visitato. Dovessi però, subito dopo, concatenare
anche Kiev (mai stato), Sofia (trent'anni fa...!) e Bucuresti
(solo di passaggio cinque anni fa), non sopporterei proprio
di bermele al volo in questo modo.
Stay tuned, mi raccomando, e nie parkowic. |
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Non posso esimermi dal citare il sito web del mio prossimo
albergo a Warszawa: "Past Guests of the
Hotel include, among many others: Art Garfunkel, Carlos
Santana, Andreas Vollenweider, Eros Ramazzotti, Sarah Connor,
Pat Metheny, Joshua Redman, Al Di Meola, Jose Carreas, Krzysztof
Penderecki, Andrzej Wajda, Andrzej Seweryn, Scorpions, Gipsy
Kings, Fleetwood Mac, Electric Light Orchestra, Mariusz
Czerkawski, Marek Kaminski, Dariusz Michalczewski, Reinhold
Messner, Bill Clinton, Paco Rabanne."
Ecco: qualcosa mi dice che è meglio tenere pronto
il mio taccuino.
(*) Citazione per solutori più
che abili. |
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Solo per dire che da ieri Orizzontintorno non è più solo un sito web di dubbia utilità. Adesso è nientemeno che una vera società.
L'utilità rimane peraltro quella di prima. |
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