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Diceva stamattina il bollettino del traffico che siamo dei veri fighi,
e che tutti i mezzi necessari sono allertati, e che non c'è
problema, be', quasi insomma, al massimo qualche disagio, comunque
caso mai non muovetevi eh?, a meno che proprio proprio non abbiate
bisogno, e comunque non preoccupatevi ché nevica solo fino a mezzogiorno
e poi si mette a piovere, ed anzi, a Milano non nevica nemmeno, piove
e basta, è tutta scena, son due fiocchi, comunque gomme da
neve o catene, mi raccomando, che del resto vi avevamo avvertito i
giorni scorsi, avete visto che la neve è arrivata davvero?,
non dite poi che ci sbagliamo sempre, e comunque noi lo sapevamo ed
eravamo pronti, siamo tutti allineati e coperti, soprattutto coperti
ché fa un freddo papero (dillo a me, che ieri sera alle 21
ero fuori a correre ad un grado sotto zero...), quindi, insomma, niente
panico: andate in ufficio tranquilli, fatevi la vostra riunione e
poi nel pomeriggio tornatevene a casa, centoottantadue chilometri
a nordest di Alba, ché tanto qui si lavora da ore e su alcune
autostrade ci potete addirittura giocare a biliardo da quanto ve le
stiamo tenendo pulite, apposta per voi.
Ecco, appunto. A me, lipperlì, questa mattina, appena uscito
di casa qui ad Alba la situazione era sembrata un po' più caotica. Non
fosse altro perché della mia macchina non c'era quasi più
traccia, completamente seppellita. Ma tanto c'ho le gomme termiche,
no? E allora, che diàmine.
Sì, ecco.
No, perché sono le 20.30 e sono rimasto bloccato qui, di rientrare a Villasanta non se ne parla nemmeno.
A quanto pare non c'è modo di andarsene (a meno di non voler
trascorrere le prossime ventiquattr'ore disperso su qualche tratto
autostradale secondario della Pianura Padana, come sta accadendo a
due o tre miei colleghi partiti alle tre di oggi pomeriggio e tuttora
impantanati a pochi chilometri da qui).
Per la cronaca, nelle ultime quattordici ore non ha smesso un secondo
di nevicare.
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Ascolto Joe's garage di Frank Zappa. Lavoro alla mia presentazione per lo stato avanzamento lavori di venerdì prossimo. Ho quasi svuotato la scatoletta di caramelle di fronte a me e avverto un po' di nausea. Sento una certa stanchezza nelle gambe dopo le quasi quattro ore di corsa degli ultimi tre giorni: più di cento chilometri, fino ad ora, in novembre, con tempi discreti. Seguo con la coda dell'occhio una finestra aperta su una conversazione su Skype in stand-by da un po'. Ho il telefonino quasi scarico e non ho voglia di prendere il caricabatterie dalla borsa. Ho caldo. Sto installando in background un plug-in blocca script per Mozilla. Ricevo contemporaneamente due inviti per altrettante riunioni, domani, alla medesima ora. Considero fra me e me che non ho ancora il dono dell'ubiquità, per ora: non so se partecipare solo ad una o fare metà e metà. Immagino un mondo diverso. No, non ho detto migliore. Ho detto "diverso". Aggiorno questo blog con questo pensiero in una sorta di loop autoreferenziale cortocircuitato per ingannare il vuoto di idee fra una slide e l'altra. Suppongo di avere sete. Bevo. Penso che il weekend del quattordici, in effetti, sia una buona idea: prima non è possibile, dopo è ormai Natale. So di essermi perso qualcosa. Non sono del tutto consapevole che sia ormai quasi dicembre. Mi accorgo di avere molta meno carne al fuoco di quanto pensassi prima di accingermi a scrivere questo post. Perciò, chiudo qui.
Next slide. |
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Agricantus (quasi un po' tutto), Camille - Le fil e Pluxus - Solid state.
Ci sarebbe anche un filo logico, volendo. |
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Appunti sparsi. Ho preso una multa per divieto di sosta. A parte
che sta diventando un'abitudine, perlomeno all'estero (Jersey 2003,
Copenhagen 2006, Lussemburgo 2007, Innsbruck 2008...), segnalo che
ho parcheggiato la macchina davanti all'hotel alle ore 18.33, sulle
strisce blu, per scaricare. L'orario di pagamento della tariffa
terminava alle 19.00. Non avevo la monetina e poi checcavolo, chissenefrega,
sono straniero, sono appena arrivato, sono davanti all'hotel ed
è evidente che sto scaricando la macchina, devo fare il check-in,
fra ventisette minuti è parcheggio libero, in giro non c'è
un'anima, è buio, fa freddo e il parcheggio è pure
mezzo vuoto.
No, il ghisa austriaco mi ha piazzato la multa alle 18.53, ventuno
euro per la precisione. Fanculo.
Io odio dover lavorare in una città dove quando esco dall'ufficio
sono circondato da gente che se ne va in giro tranquillamente con
gli sci in spalla dopo una bella giornata di neve e sole trascorsa
sulle montagne circostanti. Metà della folla serale, soprattutto
i giovani, ha evidentemente trascorso il giovedì pomeriggio
così. Io no. L'ho trascorso in riunione, con una cravatta.
Dovrebbe essere vietato lavorare in posti del genere, devo controllare
il regolamento.
Com'è che per quanto io torni e ritorni in un luogo, la volta
successiva non riesco *mai* ad orientarmi e a ritrovare i miei punti
di riferimento? Per non dire che non riconosco affatto i posti a
distanza di breve tempo.
Ora, per capirci: Innsbruck è grande come Monza e forse nemmeno.
Ci sono stato almeno dieci volte, l'ultima non più di tre
anni fa e ricordo benissimo le vie del centro, i negozi, i caffè
che abbiamo visitato. Ecco, per dire: dove accidenti è andato
a finire, tutto?
L'arco romano di Innsbruck è una ciofeca.
Il mercato natalizio di Innsbruck non è male, se non altro
perché alle otto di sera c'è una gran bella folla
di giovani, qualche ubriaco che vomita in mezzo alla folla di giovani,
un giovane duo su un palchetto che improvvisa musichette tirolesi
con una strumentazione che nemmeno i Sex Pistols, giovani con il
boccale in mano che cantano e ballano a tempo musichette tirolesi
davanti al giovane duo che suona con una strumentazione che nemmeno
i Sex Pistols e, soprattutto, le bancarelle di frittelle e punch
all'arancia, che a pochi gradi sopra zero e a stomaco vuoto sono
sempre una gran bella accoppiata.
Mi metto ordinatamente in coda per avere la mia frittella dolce
e il mio punch caldo all'arancia. Naturalmente chiedo alla signora
che sopra alla mia frittella dolce mi spari una bella spolverata
di zucchero a velo. Ed è esattamente nell'istante successivo
che mi rendo conto di essere solo un maledetto intruso ed il solito
turista burino: loro la ordinano tutti con sopra una bella padellata
di crauti bolliti.
Stasera al Brennero nevicava che Giove la mandava giù a vagonate
e siamo transitati per un pelo, prima che ci chiudessero l'autostrada
alle spalle per far salire gli spazzaneve.
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Che non ci si schiodava per ragioni di lavoro, da queste parti,
era ormai qualche mese eppiù. Ma rieccoci in pista per fortuna,
seppur per breve e per corto raggio, ma tant'è.
Insomma, qui Innsbruck. E siccome per un motivo o per l'altro è
luogo a me consueto da tempo immemorabile, per trovar di che variare
(e bloggare, vogliamo negarcelo?), e siccome si fa prima ad andare
a New York che a venire ad Innsbruck in aereo da Milano, e siccome
dunque tanto vale farsela in auto ché in poche ore ci siamo,
Giuseppe - mio nuovo socio di scampagnata - ed io l'abbiam fatta
diversa: invece di prenderla via Brennero l'abbiamo puntata (quasi)
tutta in statale, via Brianza, Lecco, Lago di Como, Val Chiavenna,
Engadina, Sankt Moritz e percorso integrale della Valle dell'Inn.
Che, per dire, fra parentesi da Milano l'accorcia di quasi settanta
chilometri, e avete un bel dire che sì però in autostrada
si va veloce. Provate le statali svizzere ed austriache e poi ne
riparliamo.
L'Engadina è quasi una seconda casa per me, credo sia una
delle regioni che meglio conosco al mondo e credo sappia bene chi
frequenta queste pagine da tempo, ma com'è come non è
non mi ero mai avventurato oltre Zernez, poco più a nord
di Sankt Moritz. E per certi versi è lì che inizia
il bello, perché di fatto si percorre un centinaio di chilometri
fra boschi e valli quasi completamente vergini, e picchi innevati
naturalmente, e mucche, e cavalli, ché altrimenti che Svizzera
sarebbe. Che poi, a un certo punto, si entra in Austria, e ti rendi
conto che anche la frontiera italiana ti insegue, ché l'alta
Val Venosta sta lì di fianco, e Prato allo Stelvio è
a un tiro di schioppo.
Insomma, se l'Alta Engadina è spettacolare, beh, la Bassa
non paga certo dazio.
Neve in abbondanza sopra i millecinque, anche sui versanti sud,
temperatura a zero ed anche sotto. Potete già tirar fuori
le pelli e sciolinare. Io quasi quasi un pensierino ce lo faccio
nel giro di una quindicina di giorni, ma poi chissà. Che
ne dici, Bruno?
E dunque, viaggio oltremodo piacevole e diversivo indovinato. La
sfanghiamo in cinque ore, sosta pranzo compresa, e peccato il mio
amato Crotto
Quartino ci abbia dato buca per pranzo: mercoledì
giorno di chiusura, 'tacci sua.
Io, quasi quasi, 'sto giro per venire in Tirolo lo adotto in via definitiva.
Be', certo, se devi pedalare - nel senso che hai poco tempo da perdere
con cime innevate e stambecchi (che poi qui son cervi) - forse non
fa al caso tuo, ma poi magari ti inchiodi in una coda di tre ore sull'Autobrennero,
o diventi matto sull'A4 fra Bergamo e Brescia e allora dimmi tu, non
era meglio scollinare il Maloja?
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Bassa Engadina
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Siamo qui,
per la cronaca. Pescato a caso sul web, più che altro perché
in centro e a due passi dall'ufficio. Connessione Internet gratuita,
non c'è nemmeno bisogno di dirlo. Ma che dico "connessione
Internet", wi-fi gratuito. Ma che dico "wi-fi", il
portatile intero vi danno gratuitamente, se per caso ve lo siete dimenticato.
Neve attorno vi so dire domani, ché siamo arrivati col buio.
In Austria ci son gli austriaci, come sempre, la birra non è
male, la temperatura è frescopiacevole e per le vie del centro
- deserto dopo le otto di sera, naturalmente - vi potete imbattere
anche nel dio del cinghiale. Gut! Morgen ist ein anderer
Tag. O giù di lì, suppongo.
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"People get ready Theres a train a-coming You don't need no baggage You just get on board All you need is faith To hear the diesels humming Don't need no ticket You just thank the Lord
People get ready For the train to Jordan Picking up passengers From coast to coast Faith is the key Open the doors and board them Theres room for all Among the loved the most
There ain't no room For the hopeless sinner Who would hurt all mankind just To save his own Have pity on those Whose chances are thinner 'Cause there's no hiding place From the Kingdom's throne
So people get ready For the train a-comin You don't need no baggage You just get on board ! All you need is faith To hear the diesels humming Don't need no ticket You just thank, you just thank the Lord"
[Se poi è nella versione di Jeff Beck magari va a finire che ci puoi anche piangere sopra] |
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Sempre a proposito di Anime salve. Se n'è già parlato altrove, qua dentro, almeno in un paio di occasioni. La stavo ascoltando per la milionesima volta e pensavo che è strano. Fra quel milione di volte la associo - ormai irrimediabilmente - ad un'immagine ben precisa, peraltro recente. E' una strada di fondovalle, e son curve, e l'autoradio è a basso volume perché forse Carola dorme, non ricordo, forse s'è già svegliata. Leonardo no, è sveglio. Abbiamo appena ascoltato Il pescatore, che a lui piace tanto.
E' lì, sì. In quel punto. In quel preciso momento esatto. Che capisco tante cose e il loro perché. |
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Vivo l'ottanta per cento del mio tempo in trasferta, compresso e sincronizzato all'interno di un'agenda replicata in tempo reale dentro a tre distinti nonluoghi - smartphone, laptop e web - in modo che possa accedervi da ognidove ed ogniquando, e che lascia uno spazio millimetrico alle ripianificazioni dell'ultima ora, incastrandomi come in un perfetto rompicapo tridimensionale impegni di lavoro, familiari e tempo libero.
Non mi è chiaro, come non lo è alla quasi totalità dell'umanità digitale intera, se questo lifestyle (sul quale torneremo, perché è un po' che devo scriverne a parte) sia possibile proprio grazie alla tecnologia o al contrario sia la tecnologia il fattore determinante e la causa delle nostre vite programmate come un giro in pista di Formula 1. Della scontata serie: si viveva meglio quando si viveva (tecnologicamente parlando) peggio? (No, si viveva solo diversamente).
Sta di fatto che oggi sono ad Alba, stasera rientro a Milano, domani non ho un buco libero e sabato mattina sono in altre faccende affaccendato. E poi, lunedì a pranzo devo nuovamente essere ad Alba, mercoledì parto per Innsbruck e la settimana dopo sono in Francia. Solo che.
Solo che già dovevo trovare il tempo per far montare le gomme invernali, e mo' mi son pure beccato una classica sassata sul parabrezza che mi ha lasciato in ricordo una bella scheggiatura (più piccola di una moneta da due euro, come dice la pubblicità). Sconfortato, guardo l'agenda.
Telefono al gommista: è un amico, lunedì mattina aprirà apposta alle sette per occuparsi della mia auto. Poi vado su Internet, cerco CarGlass, mi lascio guidare dall'efficientissima procedura on-line che, in pochi minuti, mi diagnostica l'intervento, mi propone i centri più vicini al mio itinerario casa-gommista-ufficio, si pappa i miei dati, mi chiede quando esattamente io abbia bisogno che venga effettuato l'intervento; propongo lunedì mattina fra le otto e le dieci, mi chiede i dati della mia assicurazione, mi manda al mio indirizzo e-mail una pre-conferma dell'appuntamento completa di mappa per raggiungere il centro riparazioni, numero verde per eventuali modifiche dell'appuntamento ed estremi della prenotazione. Non faccio nemmeno a tempo ad aprire l'e-mail che, nel giro di sessanta secondi, mi telefonano dal centro prenotazioni CarGlass per confermarmi l'appuntamento e chiedermi i dettagli dell'assicurazione per preparare la documentazione, in modo che lunedì mattina io possa sbrigarmela a tempo di pit-stop da gran premio.
Poi, in pochi minuti, mi prenoto l'hotel ad Innsbruck e sincronizzo lo smartphone con i dati dell'indirizzo, in modo da poterli impostare sul navigatore dell'auto.
Ci sono giorni in cui io adoro la nostra civiltà tecnologica, persino in un paese al limite del terzo del mondo digitale quale è il nostro. |
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Da qualche giorno mi chiedevo giusto giusto come dirlo. |
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