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ThereÄôs a big a big hard sun beating on the big people in the big hard world.
Yeap!
P.S. IMC a 24,7. |
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Sempre a proposito,
un altro post noiosissimo su alcuni effetti a làtere.
Si parla di
nuovo di numeri, dati, tabelle, ma ormai lo sapete che sono
intrippato con 'sta storia, non se ne esce. Dunque, mi autocito:
andate avanti solo se siete morbosamente curiosi, o moralmente solidali,
o prossimi alla demenza senile come il sottoscritto e avete analoghe
e patetiche ambizioni visionarie di ringiovanimento. Insomma, se
vi interessa conoscere i dettagli di questa disperata autoterapia
per overquarantenni sedentari, che si mettono all'improvviso in
testa di salire davvero un ottomila, o gių di lì.
Il peso continua a scendere, pochissimo per volta, ma costantemente:
ormai sono quasi prossimo ai settantanove punto zero, quattro chili
circa persi in due mesi e mezzo. Idem la massa grassa, che è
scesa al 20%, un paio di punti in meno del dato di partenza. Sotto
i venti, stando alle tabelle, potrò dire di essere finalmente
entrato in uno stato di forma minimo accettabile per uno della mia
età, nelle mie condizioni. Finalmente un traguardo interessante
che, per la cronaca, si traduce anche in un secco buco in meno sulla
cintura, o in una taglia in meno. Il fenomeno è evidentissimo
e la cosa curiosa è che non riguarda solo i pantaloni: all'improvviso
sto recuperando una taglia anche nelle camicie. Insomma, il collo
40 non mi soffoca pių :-)
A ben vedere, comunque, i pantaloni larghi sono una bella rottura.
Detto poi che in definitiva il dolore al tendine va e viene - mi
sembra di capire che dipenda un po' dalle giornate, un po' dalla
mia progressiva attitudine a controllare il modo in cui corro -
da un paio di settimane in qua sono invece ricomparsi sintomi giovanili
di affaticamento dei quali manco ricordavo l'esistenza. Tipo dolore
alla milza, per intenderci. Appena appena, per carità: compare
dopo una ventina di minuti e altrettanto rapidamente se ne va. Ho
deciso che è un buon segno: significa che in qualche
modo il fisico sta iniziando a rispondere con gli stessi segnali
di una volta.
Ho anche osservato che sia le pulsazioni massime, sia la frequenza
media, stanno aumentando. Uhm... io credevo dovessero scendere.
Due mesi fa in condizioni di affaticamento arrivavo al massimo a
177-178, adesso arrivo a picchi di 181. Eppure mi sento molto meglio
e recupero molto pių rapidamente. Devo approfondire la questione.
Il test sotto sforzo che ho fatto un mese fa ha peraltro dato esito
molto buono: posso forse dedurre anche in questo caso che l'aumento
della frequenza massima sia un buon segno? In altre parole: significa
che il cuore si sta abituando a sopportare di pių?
Mah.
Controllo un po' di pių le mie (storiche) pessime abitudini
alimentari. Ad esempio per anni, e fino a un paio di mesi fa, ho
bevuto quasi sempre solo birra, sia a pranzo che a cena: adesso
a pranzo bevo sempre acqua, a cena prendo spesso vino ma qualche
volta anche acqua. Questa sera, per dire, niente vino ed un intero
litro d'acqua: magari a voi sembra un fatto del tutto naturale,
per me è un fenomeno paranormale. Sta di fatto che l'acqua
sta entrando nella mia "dieta" (mi vergogno a chiamarla
così... ) e dovete considerare che fino ad oggi l'unico utilizzo
che mi fosse noto era per lavarmi. Ho addirittura preso l'abitudine
di tenermi una bottiglia d'acqua in macchina: interpreto questo
fatto come un evidente sintomo di psicosenilità precoce.
Altro fatto: ho quasi del tutto eliminato le bibite gassate, anche
se al mio amato Cocone da frigo ancora non rinuncio. Eccheccazzo,
non fumo pių, quasi non mi taglio pių una fetta di
salame, fra un po' non bevo nemmeno pių: almeno la Coca Cola,
che diamine!
Un altro effetto curioso è il tipo di fame
che sviluppo dopo le mie sessioni di corsa. Partite dal presupposto
che d'abitudine, io, a parte un amore patologico per ogni genere
di frutta, sono solito infarcirmi di carboidrati tutti, di fritti
di ogni genere, di salumi e di formaggi. Non sono un gran carnivoro,
o meglio: il concetto di carne per me si sublima nell'hamburger,
al massimo al massimo nella milanese impanata. Meglio se c'è
solo l'impanatura e la milanese dentro chissenefrega. Il pesce potendo
lo evito, a meno che non si tratti di fritto misto o di strafogarsi
di cozze al vino bianco. La carne rossa sta al vostro titolare qui
come il cibo per gatti a Gualtiero Marchesi: potessi, introdurrei
una legge per l'obbligo della carbonizzazione sulla griglia di ogni
genere di carne.
Capite dunque bene il tipo che state leggendo.
Ecco. Ad esempio, oggi, dopo i miei sesssanta minuti di corsa in
piena ora di cena, digiuno dall'una del pomeriggio, mi sono presentato
al ristorante dell'hotel con un unico desiderio in testa: un litro
d'acqua, un'insalata, due uova. Pensandoci attentamente, avrei addirittura
potuto ordinare un carpaccio, che nel mio caso è quasi come
bestemmiare. Dirò di pių: quasi ero tentato dall'orata
alla griglia!
E' possibile che io abbia allucinazioni sensoriali ed olfattive,
e percezione distorta delle mie volontà, prima di schiattare?
O saranno piuttosto quelle pastigliette rosse di lsd? |
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In quattro serie da 15', intervallate dai soliti 3' di pausa: un bel
livello
6 aumentato del 33%. Quasi nove chilometri. Meno di tre mesi
dall'inizio
di questa avventura.
In altre parole: dito medio al tendine
ed applausi all'indomabile titolare, che me li merito :-)
P.S. Macché 8000: io mi iscrivo alla Marathon
des sable... |
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La questione è ormai talmente surreale che l'unica spiegazione possibile è che questo pianeta sia sotto l'influsso di una nube cosmica di lsd.
Solo, mi chiedo: ma allora non dovremmo essere tutti vestiti a fiori? |
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Corro sotto il diluvio, di sera, lascio che la pioggia mi scivoli
addosso, evito le pozzanghere ma anche no, seguo l'asfalto bagnato
che riflette la luce dei lampioni e dei fari delle automobili, nessuno
che attraversi la mia linea ideale di corsa, Richard Ashcroft mi accompagna
in cuffia, il fiato condensa nell'aria fradicia, non sono stanco,
il tendine si fa sentire sulla salita che porta verso corso Torino,
rallento un po', guardo l'orologio, proseguo, l'acqua rimbalza contro
la mia giacca impermeabile, le scarpette sono bagnate ma non mi danno
fastidio. Poi, più avanti, mi devo fermare perché il
ginocchio inizia a farmi male.
Rimango lì fermo, sotto al diluvio. 3x17', cinquantuno minuti in totale.
E' così liberatoria, questa corsa sotto la pioggia. Peccato doverla interrompere. |
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La foto del Cervino e della Dent Blanche che è stata adottata
come simbolo del progetto "The
sad smoky mountains" di Alberto
Peruffo e che sta facendo il giro di un po' tutto
il mondo, per la cronaca, è del sottoscritto ed è
stata ovviamente concessa a titolo gratuito (insieme ad alcune altre).
Confesso di sentirmi un po' onorato per essere stato chiamato e poter
così dare il mio piccolo contributo alla causa.
Non è nemmeno escluso che partecipi in prima persona alla manifestazione,
aggregandomi magari alle cordate che saliranno in cima al Breithorn.
Il fiato e la forma ci sarebbero e non sarebbe nemmeno male per il
mio allenamento. Si vedrà. |
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Fra l'altro, adesso che ci penso, comunque vada direi che posso dare l'addio alle mie trecentomila miglia ancora non spese.
Intendo, anche se me le spendessi ora non cambierebbe nulla, a meno di non partire immediatamente per le Fiji. |
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Che andare in piscina, fondamentalmente, mi faccia schifo è
qui noto e se ne è parlato all'inizio
di questa avventura. Tuttavia in questi mesi sono riuscito
a ritagliarmi un po' di motivazione e spazio per spendere almeno un'oretta
alla settimana in vasca, con una certa costanza. Il sabato in ora
di pranzo è di solito la mia ora, per un motivo molto semplice:
regna quasi il deserto fra spogliatoi, docce e corsie. Così
mi calo in acqua e infilo vasche, alternando stile libero e dorso
solo di gambe, come mi ha insegnato Serena passando di qua, se non
sbaglio. Se me la prendo con calma, una settantina di tornate le concateno
facili.
Man mano che passano le settimane il fiato si allunga sempre di pių
e ho imparato il mio ritmo, come quando vado in montagna. Mi isolo,
mi rilasso, penso ai fatti miei e intanto nuoto avanti e indietro,
avanti e indietro, avanti e indietro, possibilmente senza soste, cercando
di non perdere il conto delle vasche.
Poi, martedì sera, ho voluto provare l'esperienza yuppie, tipo
quello che esce dall'ufficio presto (leggi: alle sette), si carica
la sacca in macchina e va in piscina (dato il modello yuppie, potete
applicare lo schema anche alla palestra, al tennis, allo squash, a
quello che pių vi aggrada): in fondo lavoro in Corso Como a
Milano adesso, ho un filo di abbronzatura dovuto alle uscite in montagna
e mi mimetizzo bene fra i lampadati dell'aperitivo. Insomma, come
si dice, ci sto dentro, no? Così mi sono presentato
in piscina alle sette e mezzo di giorno feriale. E ho visto cose.
Ho visto orde di pettorali scolpiti e abbronzati che si presentano
in branco a bordo vasca trascinandosi appresso la sacca sponsorizzata,
mutanti dagli occhialini a specchio e accappatoio rigorosamente nero
che fanno riscaldamento prima di tuffarsi come dovessero prepararsi
per la finale olimpica dei cento stile missile, uomini-pesce molto
committed, molto fighi, molto yeah, e molto seri seri, qualcuno
addirittura che appoggia di fianco al blocco di partenza della corsia
che ha scelto, a lato delle ciabatte d'ordinanza, una misteriosa bottiglietta
di liquido isotonico giallastro. Umanoidi che fissano con lo scotch
a bordo vasca la propria tabella di marcia scarabocchiata su un foglio
a quadretti, che indossano pesanti orologi subacquei, che nel tempo
in cui io faccio due vasche d'ordinanza a stile libero un-respiro-ogni-quattro-bracciate
loro ne fanno quattro interamente sott'acqua, due a delfino spappolandoti
la clavicola mentre ti sorpassano, otto a stile senza respirare, capriolando
come da copione ad ogni fondo vasca.
E ho capito di non potercela fare.
Sono rimasto seduto sulle gradinate per una buona oretta con il mio
zainetto fra le gambe, a fissare le corsie piene di fotocopie di me
stesso - ed anzi no, perché io quei pettorali mica ce li ho,
né la fiaschetta isotonica e gli occhialini a specchio - acqua
che ribolliva, fino ad otto pesci sapiens per corsia, un carnaio di
braccia, gambe, gomitate nei denti, isolate pancette a disagio ed
anche no, in perfetta armonia con tutto il resto, tette e cosce agonistiche
fasciate da improbabili costumini sexy-sportivi mescolate a chili
di cellulite scafandrati da palombaro, impiegati, megadirettori, segretarie
e stagisti, tutti a picchiarsi per il proprio centimetro di girovita,
e mi sono depresso. Ma depresso di brutto, eh?
Poi, piano piano, verso le nove, le corsie hanno iniziato a svuotarsi.
Un po' titubante mi sono avviato verso gli spogliatoi cercando di
passare inosservato, quasi invisibile. Il tempo di cambiarmi ed entrare
in vasca, ad acque ormai calme, con poca voglia e un po' di malinconia.
Finché, solo quindici minuti dopo, alla mia tornata numero
venti, un tipo si è tuffato dal blocco di partenza sfiorando
il mio cranio di pochi millimetri: sono emerso, ho fissato un energumeno
con maglietta verde e fischietto a bordo vasca e gli ho chiesto scusi,
ma non è libera questa corsia? No guardi, a quest'ora
c'è solo la vasca piccola, dall'altra parte.
E allora sono uscito, tra me e me ho mandato a fare in culo l'universo
globale tutto del fitness, mi sono fatto una doccia calda e me ne
sono andato a prendermi un trancio di pizza freddo. Mai pių
(di sera, si intende).
Piuttosto: ho ripreso a correre, ebbene sì. In altre parole,
ho deciso di provare a fregarmene un po' del male al tendine. Poiché
a riposo sto benissimo e non ho alcun problema, poiché non
mi fa alcun male né a sciare né a nuotare, è
evidente che è solo una questione di carico e di tipo movimento.
Così lunedì sera sono uscito e ho iniziato piano piano,
corsetta proprio blanda, facendo molta attenzione a come appoggio il piede destro, cercando quasi di volarci sopra e scaricando tutto il lavoro sul sinistro, e puntando a serie da 12', intervallate dalle
solite pause di 3'. In altre parole, ho iniziato a raddoppiare il
carico del mio
livello 4, saltando a piè pari il livello 5. Il fiato
ci sarebbe, quindi tanto vale provare. Ho chiuso con due serie da
12', una da 10' interrotta perché iniziava a farmi male il
tendine, ed altre due brevi da 4', un po' tirate, sempre intervallate
dai tre minuti di sosta, che a quanto pare sono anche sufficienti
per far rientrare immediatamente l'inizio di dolore appena si manifesta.
Insomma, fra una cosa e l'altra ho tirato la mia consueta oretta correndo
per 42', esattamente tanto quanto previsto dal mio precedente livello 4. Ho festeggiato
con un'altra pizza al trancio.
Forte di questa iniezione di ottimismo e del successo del mio metodo
curativo-me-ne-frego sperimentale, ieri ci ho riprovato: 4 serie complete
da 12', 48' minuti complessivi, il massimo a cui sia arrivato fino
ad oggi. Fiato ne avevo ancora un po', ma proprio verso la fine della
quarta serie il tendine si è fatto sentire per bene e mi sono
dunque fermato. Oggi nessun effetto collaterale, nemmeno a salire
e scendere le scale.
Fra un paio di giorni ci riprovo: se funziona ancora, per fine mese
conto di essere a 4x15', o 5x12'. Comunque a correre per un'ora. E
sarebbe già un primo piccolo, importante, passo. |
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Il Piz Palų si alza di fianco al Bernina, sulla cresta spartiacque
che divide l'Engadina dalla Valtellina. Sfiora i quattromila metri
di quota ed è un'ascensione classica delle Alpi Centrali.
L'avevo già salito
dieci anni fa tondi tondi, verso la fine dell'inverno, e
la ricordo come una delle giornate pių fredde che mi sia
mai capitato di affrontare nella mia esperienza alpinistica.
Partiti con un sole bellissimo, Bruno ed io venimmo colti quasi
in vetta dal brutto tempo. Io mi fermai sulla cima del Palų
Orientale, a quasi 3.900 metri, completamente congelato e in balìa
di un vento bestiale. Bruno proseguì per qualche centinaio
di metri lungo una sottilissima cresta quasi orizzontale fino alla
vetta Centrale, a quota 3.905. I duemila e passa metri di discesa
in neve polverosa lungo il ghiacciaio del Morteratsch, comunque,
ci ripagarono alla grande di tutto il freddo che avevamo mangiato.
Così, dieci anni dopo, ho deciso di tornare sul Palų,
sia per iniziare a salire un po' pių in alto in vista degli
obiettivi estivi, sia per effettuare la prima uscita con Massimo,
nuovo socio di cordata dalla lunga esperienza e carriera alpinistica,
che all'attivo vanta anche qualche spedizione extraeuropea e che
sul Palų non era mai stato.
Massimo, per inciso, ha un ruolo da protagonista in questo mio ritorno
all'alta quota e, soprattutto, nella vicenda del mio summit
quest. In altre parole, se questa ripresa dell'attività
dovesse pių avanti concretizzarsi davvero in qualche risultato
apprezzabile, la leva decisiva la dovrei in buona parte a lui.
Insomma, questa nuova cordata aveva ben da essere finalmente messa
alla prova. Così, sveglia alle 4.50 (sob) e via a prendere
la prima funivia del Diavolezza, dalle parti del Bernina Pass. In
teoria, previsioni del tempo pių che discrete, almeno fino
al pomeriggio.
Situazione meteo alla partenza della funivia, quota duemila, ore
8.30: cielo coperto e temperatura a -7º. Situazione a quota
tremila: uno schifo. Visibilità pessima, vento e fiocchi
di neve. Come potete intuire, non siamo andati molto lontani: abbiamo
giusto risalito la prima seraccata (peraltro molto pių aperta
di come la ricordavo), ma poi, perlomeno io, non sono andato oltre
i 3.300 metri. Non distinguevo pių nemmeno la mia traccia
in mezzo ai crepacci, avevo freddo, e le condizioni erano davvero
poco invitanti. Il mio forte socio ha provato a proseguire per altri
cento o duecento metri, prima di girare gli sci a valle e arrendersi
a sua volta.
Comunque millecinquecento metri di discesa lungo il ghiacciaio,
con una neve a tratti stupenda, gių fino alla stazione ferroviaria
del Morteratsch, non ce li ha tolti nessuno.
Niente quarta cima di stagione, dunque, ma giornata piena in ogni
caso. Soprattutto, nessun problema con il ginocchio, che evidentemente
soffre proprio solo la corsa. Resta il punto: se non posso andare
a correre, come accidenti mi alleno?
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