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Alla fine il conto è chiuso. Un inseguimento durato
quattro anni, con accanimento: la frustrazione
del 2005, l'amara sconfitta
del 2006 (il destino: quasi nello stesso giorno
del successo di quest'anno) e la prospettiva di una nuova
rinuncia solo pochi
giorni fa. Il primo obiettivo, vero, di stagione
finalmente centrato. E, soprattutto, il mio ritorno in vetta
ad un quattromila,
a ben undici anni di distanza dall'ultimo centro. Volendo,
ci sarebbe di che essere ben felici.
Per riuscirci ho dovuto cambiare strategia. Al diavolo i
weekend e le speranze di infilarne uno con il meteo ottimale:
ho approfittato della prima finestra di tempo stabile, lunedì
e martedì, zaino pronto e via. E, non potendo a questo
punto far conto su nessuno dei miei vecchi e nuovi soci
di cordata, mi sono cercato una guida alpina, che ho trovato
nel buon Mauro Scanzi.
Solo una volta, anni fa, mi ero affidato ad una guida per
andare a fare qualche scialpinistica e conservo un bel ricordo
di quell'esperienza. Certo, salire con una guida ti cambia
completamente le carte in tavola, soprattutto psicologicamente,
ti puoi concentrare esclusivamente sui piaceri della salita,
dimenticarti qualunque pericolo: crepacci, temporali, scariche
di sassi e ghiaccio. Un bel vantaggio. Ti leghi a lui e
lui pensa a tutto il resto: tu devi solo star dietro al
suo passo, che peraltro lui adatta il pių possibile
al tuo, puntando al compromesso ideale fra l'esigenza di
correre in certi tratti per evitare problemi e il non sfiancarti
per riuscire a portarti fino in cima. In qualche modo spoglia
quasi del tutto il tuo contributo alla salita: tu devi solo
metterci le gambe, i polmoni e una versione minimal basic
delle tue capacità tecniche; per contro, impari molte
cose e ne ripassi mille altre che avevi scordato del tutto.
E comunque le gambe e i polmoni sono i tuoi, e i ramponi
che mordono il ghiaccio pure.
Mauro è un tipo tranquillo e alla mano, preciso,
puntualissimo, che ti mette perfettamente a tuo agio. Un
vero professionista della montagna. Le quattro ore di viaggio
verso Saas Grund sono un'ottima occasione per imparare a
conoscerci e per raccontargli com'è che le nostre
strade si sono incrociate. E di nuovo, a due anni precisi
di distanza, rieccomi ai tremilacento della Hohsaas, sotto
a quella maledetta parete nord ovest della Wiessmies che
ormai conosco come le mie tasche. La serata è calma,
serena, irragionevolmente calda considerata la quota. Non
c'è un alito di vento ed alle otto di sera, davanti
al ghiacciaio, si sta in maglietta.
Studio la parete. La traccia di salita quest'anno passa
molto pių a destra di come la ricordavo. Vedo il
punto dove Bruno ed io ci arrendemmo due anni fa, poco sotto
alla spalla. Il ghiacciaio ad occhio sembra ancora pių
sconvolto e, soprattutto, la nuova traccia mi sembra parecchio
ripida e molto esposta: se scivoli, e nessuno ti trattiene,
ciao. Ma questa volta sono con Mauro, non devo preoccuparmi.
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La parete
nord ovest della Weissmies al pomeriggio...
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... ed al
tramonto
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Particolare
della spalla con la traccia di salita in evidenza
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La sveglia è alle 3.45, quasi un'ora in anticipo
rispetto al 2006. Mauro vuole partire con il buio, arrivare
in vetta prestissimo ed essere di ritorno al rifugio il
prima possibile, per evitare di attraversare il ghiacciaio
quando è già illuminato dal sole. Mi fa lasciare
gių praticamente l'intera mia attrezzatura, moschettoni,
cordini, chiodi da ghiaccio: pensa a tutto lui. In qualche
modo mi sento nudo e completamente nelle sue mani. Mi passa
il capo della corda con il nodo già pronto: la lego
all'imbragatura e so che quello che dovrò fare sarà
solo mettere un passo davanti all'altro, ricalcare le sue
orme. Mi piace? Non lo so. Certo mi libera praticamente
del tutto dalla mia solita ansia ed è quasi certo
che in vetta, oggi, arriverò. Il cielo è stellato
e sereno, la temperatura sempre innaturalmente alta, certo
ben sopra lo zero. Non ho mal di testa, stanotte - questa
notte che ancora non è finita - non ho patito la
quota, salvo il fatto che praticamente, come al solito,
non ho chiuso occhio, ma mi sono riposato e il cuore batte
solo una decina di volte in pių al minuto. Poiché
è martedì, non c'è praticamente nessuno,
solo un paio di altre cordate che partono pių o meno
insieme a noi. Tutto è fermo, tranquillo, immobile.
Accendiamo le lampade frontali e scompariamo sul ghiacciaio,
avvolti dal buio. Mi immagino osservarci dall'esterno, dalle
finestre del rifugio: due puntini luminosi che si muovono
in lontananza all'ombra della parete della Weissmies, leggermente
rischiarata dalla luna. C'è un qualcosa di mistico
e surreale in tutto ciò. - Va tutto bene, Carlo?
- Sì Mauro, andiamo...
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Quando finisci sul giornale (il Secolo XIX, nella fattispecie) e sui
muri di una città, delle due l'una: o sei morto, oppure a Santa
Margherita succede davvero poco, se l'evento della giornata sei tu
(peraltro, il trafiletto sul giornale mi spaccia come autore di una
inesistente Lonely Planet).
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Voi avete visto Italia - Romania, io ho visto Winnie the Pooh
- Tigro. Hanno pareggiato anche loro.
- Papà, io tengo sempre alla Turchia.
- Leonardo, ma questa è Francia - Italia...
- Io tengo lo stesso alla Turchia.
- Papà, da grande io voglio fare il
portiere della Turchia.
- Uhm, Leonardo, mi sa che non puoi. Bisogna essere turchi per fare
il portiere della Turchia...
- [sta per scoppiare a piangere]
- ... Pensa che nemmeno io posso fare il portiere della Francia,
o della Svizzera...
- [trattenendo le lacrime] E perché?
- Perché siamo italiani, Leonardo, e possiamo solo fare i
portieri dell'Italia...
- [deciso] Beh, io faccio lo stesso
il portiere della Turchia!
- Papà, comunque è facile fare
goal.
- Perché Leonardo?
- Il portiere tiene sempre le gambe aperte,
così [mima il portiere]. Basta fargli passare la palla
fra le gambe!
- Papà, fare il portiere è difficile!
- ?
- Per esempio, nessuno ti dice mai a che ora
devi giocare!
- ??
- Io, comunque, tengo alla Turchia, perché
ha fatto tre goal.
- Leonardo, anche l'Italia una volta ha fatto tre goal.
- ... Uhm... Allora tengo alla Turchia e anche
all'Italia, però tengo più alla Turchia.
- Papà, ma come fanno i giocatori se
hanno messo la maglietta a lavare?
- Papà, ma chi gliela dà la
maglietta ai giocatori?
- Papà, perché ci sono le righe
bianche disegnate sull'erba?
[In effetti, considerato che il calcio lo seguo quasi zero, mi
rendo conto che non so bene a cosa servano esattamente tutte le
righe...!]
- [Quarti di finale] Leonardo, oggi la Turchia deve vincere,
se no non può più giocare poi.
- E se fanno pari poi non giocano più
tutte e due?
[Sono in cucina a fare la lavastoviglie, Leonardo è in
sala e mi fa la radiocronaca di Turchia - Croazia]
Papà, papà, quello gli ha dato
un calcio e pensava che l'arbitro non se ne accorgesse, ma l'arbitro
lo ha visto, e poi ha tirato la palla, e quello è tonto perché
la porta era vuota, e poteva fare goal, e non lo ha fatto e ha sbagliato
tutto, e il pallone secondo me è troppo duro [?],
lo hanno gonfiato troppo [??],
e però ha toccato la palla con le mani, io l'ho visto papà,
ma l'arbitro non se ne è accorto, e non fanno goal papà,
e manca un minuto e dieci minuti e cinque minuti [???],
no, adesso mancano nove e sei e otto minuti [????],
e papà perché c'è la riga fatta a cerchio?,
e papà adesso la Turchia forse vince, papà papà,
l'arbitro gli ha detto a quello lì che non deve farlo più,
ma lui gli ha detto che non lo ha fatto apposta [?????],
e allora non gli ha fatto vedere il cartellino giallo, e nemmeno
quello rosso, però forse ne ha uno verde [??????],
e quasi faceva goal [chi, Loenardo?],
la Francia [la Francia? Ma non c'è la Francia,
Leonardo...], si papà, lui ha detto
la Francia, e io tengo alla Turchia... |
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Sia ieri, sia oggi. Crollato al quinto chilometro. Esaurito. Sfatto. Stanco. Senza pių fiato e con le gambe tagliate. E peraltro con tempi abissali: ieri trenta e undici, oggi ho addirittura sfondato i trentatre. Normalmente percorro i primi cinque chilometri in ventotto minuti o qualcosina in pių.
Sono arrivato in fondo, mi sa. Sarà che i tendini mi fanno ancora un po' male, ma nemmeno tanto. Sarà che correre a ventinove gradi e con questa umidità non è come correre a quindici. Sarà che non mi è ancora passato del tutto il raffreddore, o che la playlist ormai mi ha stufato e quasi preferisco correre in silenzio, o che ieri ho tirato troppo il primo giro e sono scoppiato, o che oggi sudavo come nemmeno nella foresta cambogiana con il monsone, o che tutto sommato, alla fine, ormai mi rompo da morire a completare tutti i cinque giri del mio circuito di Alba e dopo due soli ne ho le tasche piene.
Sarà che la motivazione è davvero arrivata in fondo. E sono stanco ora. Svuotato. Sono cinque mesi che va avanti 'sta storia, fa caldo adesso, non ne ho pių voglia, mi annoio, ebbasta.
Sarà che comunque, in ogni caso, direi che quella di oggi dovrebbe essere stata l'ultima volta a correre, almeno per questa stagione.
E' venuto il momento di riposare per qualche giorno e iniziare a prendere fiato. Da lunedì, e per le prossime tre o quattro settimane, si va finalmente a fare sul serio, sperando che Giove Pluvio non ci metta ancora del suo.
Ci si sente in discesa. Fate il tifo e stay tuned. |
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Non salgo alla Capanna
Gnifetti da, più o meno, quattordici anni, e vabbè.
Non c'è più nemmeno la funivia di Punta Indren e adesso
l'accesso è indifferente da Alagna o Gressoney, e son trecento
metri di dislivello in più, e vabbè.
Ma perlomeno all'epoca decidevo se salire sul Monte Rosa tipo al venerdì
sera, dopo aver visto le previsioni meteo: davo una chiamata su al
rifugio, prenotavo e magari poteva esserci qualche problema nei weekend
di luglio, ma di solito in un modo o nell'altro il posto si trovava.
Oggi ho telefonato alla Capanna Gnifetti per prenotare per due persone
per il 28 giugno. Mi hanno risposto che il rifugio è al completo
fino al 5 agosto. A voi questo non dice probabilmente nulla. A me
dice che non capisco più questo mondo e che il tempo passa. |
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Occhei, mi
sono registrato anche io e vediamo se questa volta mi convincono
ad abbandonare definitivamente i maledetti crash di IE7. Però,
mi consentano: passino i 64 del Turkmenistan e i (bum!) 283 della
Corea del Nord, ma posso perlomeno nutrire qualche dubbio sui 51
di Sao Tomé e Principe? |
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Intanto, per il momento, la salita della Weissmies prevista per il prossimo weekend è saltata a causa delle previsioni meteo da schifo. Recuperarla prima del 5 luglio sarà quasi impossibile.
Nel frattempo, mi è anche venuto il raffreddore e respiro male.
Ieri sera ho gettato la spugna dopo cinque chilometri, e non succedeva da settimane. Troppo dolore ai piedi, troppa afa, e probabilmente il naso che cola ci ha messo del suo. Ho l'impressione di dover di nuovo smettere di correre per almeno un paio di settimane. Esattamente quello che *non* ci voleva proprio ora.
Nere nubi di demotivazione e depressione si stanno addensando nel mio cielo. |
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Comunque, un album di Alanis Morissette si compra al buio, a prescindere. Comunque, checché ne scrivano le recensioni, a me l'album di Scarlett Johansson non pare 'sta gran rivelazione, ed anzi. Comunque, The Ting Tings (si scrive proprio così) faranno anche cassetta ma almeno pompano un po' fuori dalle righe, checché se ne possa dire. Poi ecco, magari, prima di definirli alternative, ci andrei un po' piano. Comunque, che devo dirvi, io quel motivetto di Duffy che fa dudududu non riesco proprio a levarmelo dalla testa. Ma non ce n'è proprio, eh.
Comunque io ve lo dico. Sta per arrivare il secondo di 1 Giant Leap. E, come al solito, mi sa che poi non ce ne sarà pių per nessuno. |
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Ma voi riuscite a star fermi ascoltando Higher ground di Stevie Wonder (a volume inaudito, naturalmente)? |
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