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Premessa: questo è un post farcito di link solo per esigenze
di contestualizzazione e per coloro che non conoscono la storia
pregressa. L'unico link che conta lo trovate in fondo.
In teoria sto montando da mesi un film sulla mia lunga permanenza
a Warszawa altrove qua dentro raccontata, una specie di corto girato
interamente con il telefonino. Un esperimento al quale mi sono appassionato
e che prima o poi, abbiate fede, vedrà la luce. Il punto,
al solito, è soprattutto montare la colonna sonora.
Quando preparai la proiezione per le conferenze su Asia
Overland 2002 la scelta della musica da abbinare e la sincronizzazione
con le immagini furono un'attività snervante che per settimane
mi portò via interminabili nottate a navigare fra il migliaio
di album che circola per casa, per selezionare e mixare quella ventina
di brani che, alla fine, ormai associo irrimediabilmente a quel
viaggio.
Fra queste pagine ho raccontato spesso della musica che ha accompagnato
i miei mesi in Polonia: Warszawa, ancora oggi, è per me una
lunga playlist di immagini e canzoni che mi hanno spesso isolato
dai rumori esterni e dalle quali mi sono fatto trasportare nelle
mie scorribande per la città, di taxi in taxi, di autobus
in autobus, a piedi di notte sotto una fitta nevicata mentre camminavo
verso Elektoralna,
o perso con lo sguardo all'insų verso il cielo illuminato
dai grattacieli nei dintorni di Sienna,
o nell'alba livida e fredda uscendo di casa
in Chmielna per avviarmi verso l'ufficio.
C'erano spesso con me i Pearl Jam, che in qualche modo mi erano
stati inconsapevolmente insegnati da Emanuela, che mi legavano a
casa e che adesso che a casa sono mi legano definitivamente a Warszawa;
c'era Sinead O'Connor e c'era Billy Joel, perché Warszawa
era la mia New York; c'è stato Tom
Waits per settimane e settimane ad ossessionarmi, perché
Warszawa
è blues, stramaledettamente blues, e c'erano i Blind
Boys of Alabama che erano struggenti tanto quanto può esserlo
rientrare una
notte d'inverno all'Harenda; c'era il primo Bennato acido
degli anni '70, perché Warszawa può essere come Napoli
se ci fai caso; epperò, per qualche insondabile e personale
esperienza sensoriale, c'era la Bologna di un Lucio
Dalla d'annata ed anche Via
Paolo Fabbri di Guccini, che ricordo spinse Mauro a lasciare
un commento perplesso al post. Eppure, io uscivo da Chmielna, aprivo
il portone, l'aria fredda mi colpiva in faccia ed accendevo Guccini.
Non sono mai stato in Via Paolo Fabbri, probabilmente non c'è
via al mondo che possa essere pių diversa da Paolo Fabbri
a Bologna di Chmielna a Warszawa, e del resto io Bologna la conosco
pochissimo e sempre di passaggio, ma sai mai alle volte, e vattelo
poi a spiegare il perché della pelle e delle sensazioni.
Ci vorrà tempo per mettere tutto questo nel mio film e, inevitabilmente,
dovrò tagliare, e selezionare, e scegliere, e rinunciare.
Intanto, per darvi un
assaggio qui, ho dovuto selezionare selvaggiamente. E non
è stato affatto facile.
Così. Magari, in attesa del film, chiudete gli occhi e vedete
una incredibile nevicata riempire il cielo notturno silenzioso di
Warszawa. O l'alba livida di Chmielna.
P.S. Visto che ho aperto un account, sappiate che ci sono anche
i feed
rss (il che mi fa anche supporre che chi passerà
di qui fra qualche settimana e seguisse
il link potrebbe trovarci una playlist completamente diversa
e non capire cosa diavolo c'entri con questo post...) |
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Poi uno finisce anche per essere superstizioso. Ad esempio, domani
mattina dovevo partire per il Bernina. E' la terza volta in un mese
che ho lo zaino pronto per il Bernina ed anzi, a dirla tutta, non
l'ho mai disfatto sin dalla prima partenza a vuoto. E' lì
pronto, con appesi il casco, la macchina fotografica e la piccozza,
gli scarponi già in macchina, e per la terza volta, all'ultimo
momento, non partirò. Naturalmente le previsioni del meteo
sono da favola.
Negli ultimi due mesi, vuoi inizialmente per problemi meteorologici,
vuoi poi per qualche imprevisto dell'ultima ora capitato di volta
in volta ai miei soci di cordata, vuoi per qualche problema accaduto
a me praticamente al momento di salire in macchina, tutti i miei
programmi sono saltati a raffica. A parte la salita
della Weissmies, che comunque a sua volta era stata rimandata
un paio di volte nel giro di un mese, non sono più riuscito
a combinare un tubo. Da maggio, nell'ordine, niente Palù,
niente Dammastock, niente Bernina, niente traversata dei Lyskamm,
niente Zumstein e, soprattutto, niente Monte Bianco, inizialmente
programmato per il 5 luglio, ma poi inesorabilmente spostato di
settimana in settimana: se via via saltano tutte le uscite di preparazione,
salta inevitabilmente l'obiettivo finale.
Gira tutto stramaledettamente storto di questi tempi e le avverse
vicende che ormai si accaniscono sul mio summit quest, al
quale avevo dedicato tutti questi mesi di inutile preparazione,
sono solo la punta dell'iceberg. Posso anche disfare quel cavolo
di zaino nuovo, piantarla di andare a correre come un cretino alle
otto di sera con trenta gradi e smetterla di sognare, anche perché
a questo punto non è che abbia tutte queste giornate libere
per recuperare il tempo sprecato fin qui.
Non è proprio aria di sogni, zero. Avrei dovuto capirlo da
un pezzo. |
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Quando il periodo è nero, è nero. Punto. |
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Una delle (poche) cose belle nelle quali mi è capitato di incocciare
negli ultimi mesi è una cover dell'Albero di 30 piani
di Adriano Celentano rifatta dai Baustelle al concerto del 1º
maggio insieme ad Irene Grandi. Non me la sono pių tolta dalla
testa e ho appena scoperto che (naturalmente) su
YouTube c'è. Se non l'avete vista, è il momento
di farlo. |
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Questa sera avrei dunque dovuto essere ad affilare i ramponi sulla
terrazza del Cosmique,
e vabbè. In teoria il programma
generale è stato solo ripianificato e del resto le
previsioni per domani sono pessime. Il mio socio, poi, ha dovuto
definitivamente dare forfait per il resto dell'estate e quindi addio
nuova cordata prima ancora di vederla davvero in azione. Poi uno
dice il destino. Ché evidentemente non basta la buona volontà
e imporselo, di riprendere. La sfiga insegue, qualcosa che va storto
continua ad esserci e francamente anche la mia motivazione se ne
va pian piano a quel paese, com'è vero che nelle ultime tre
settimane sono riuscito solo una volta a chiudere i miei dieci chilometri,
peraltro con un tempo da latte alle ginocchia, vuoi per il caldo,
vuoi per la stanchezza, vuoi per quel po' di solito male ai tendini,
vuoi perché mi sto davvero iniziando a rompere. Non parliamo
poi dell'andare in piscina, ché l'accappatoio è lì
appeso a prender muffa e domenica scorsa, pur avendo fatto un mesto
tentativo, ho lasciato immediatamente perdere quando ho visto la
folla assediare la vasca manco fossimo in spiaggia a Rimini.
Perso dunque il socio, saltato il programma dell'anno, con la stagione
che avanza inesorabilmente senza alcun progresso a parte la fiammata
di fine giugno, ho deciso comunque di non arrendermi, e
boia chi molla. Eccheccavolo, con tutto lo sbattimento che ci ho
messo quest'inverno per allenarmi.
Ho quindi richiamato Mauro, che abbiamo conosciuto qui,
e gli ho chiesto il suo capo della corda per tentare il tutto per
tutto, almeno entro fine luglio. Continuare con una guida non sarà
la stessa cosa, tanto pių se ripenso al fatto che l'obiettivo
orginale di inizio anno era l'Elbrus con Massimo, ma pazienza, ormai
l'importante è riprendere davvero, non buttar via tutto il
lavoro fatto fin qui e chiudere almeno la partita con il Monte Bianco,
una volta per tutte. Perlomeno provarci.
Mauro ha ovviamente accettato e abbiamo fatto un programma su tre
uscite: altri due 4000 e poi, per la fine del mese, via sul Bianco
come previsto. Resta però il fatto che sempre in balìa
di Giove Pluvio ubriaco siamo.
Così, lo scorso weekend è saltato e amen. Rimandato.
Saremmo dovuto ripartire domani, poi abbiamo spostato la partenza
a lunedì, adesso le previsioni dicono martedì e mercoledì,
ma non è che a me sia così facile cambiar programmi
a seconda di come gli gira allo zio Eolo. Ché, come tutti
gli esseri umani normali, avrei anche un lavoro, una famiglia, ed
altre cosucce da fare, tipo. Lo zaino comunque è lì
pronto, e stiamo a vedere.
Per combattere il crollo motivazionale, invece, e non demordere
almeno dalle mie corse serali, mi sono rimesso a studiare a ho fatto
una chiacchierata con qualche amico runner. Insomma, non
ce n'è: per schiodarmi dai dieci chilometri in un'ora e briciole
pare esista un solo modo, le ripetute.
Ora, dopo averle provate una volta, sono giunto alla conclusione
che le ripetute siano contro la convenzione di Ginevra. Funzionano
così: ti spari due minuti a rotta di collo seguiti da due
minuti trotterellando per riprendere fiato, e vai avanti per dieci
volte. Quaranta minuti complessivi, naturalmente senza fermarsi.
Questa la teoria.
Sapete che sono cinque mesi da che ho iniziato a correre, ormai.
Bene, questa la pratica al primo tentativo (e diciamo anche che
faceva sì caldo, ma tutto sommato erano le otto di sera e
c'era un bel venticello ad asciugare i ventotto gradi):
...soliti cinque minuti camminando per riscaldarsi (ahah, riscaldarsi,
con 'sto clima!), poi pronti via, due minuti a rotta di collo, ehi
ma quanto cazzo durano questi due minuti, aiuto, ho bisogno di una
bombola, pulsazioni a centosettanta in men che non si dica, puff
puff pant pant, ecco, per fortuna finiti, adesso due minuti trotterellando,
quasi fermo va', puff puff, a momenti vomito, miii se è dura,
ehi ma sono già passati i miei due minuti di calma, e vabbè,
pronti via di nuovo, due minuti a rotta di collo, che già
lo vedi che non è mica rotta di collo come quella di prima,
gasp, aiut, puff puff, pant pant, miiii, ma quanto sono lunghi 'sti
due minuti?, aiuto, vado in tachicardia, aaagh, finiti per fortuna,
sì, vabbé, erano uno e cinquantanove, forse uno e
cinquantotto, ma occhei, adesso due minuti di calma trotterellando,
che quasi vomito per davvero, ma che è 'sta storia delle ripetute,
questa è roba che ammazza, oddio sono già finiti i
due minuti di calma, pronti via a rotta di collo, seee, se va bene
sto andando alla metà della prima tornata, ma pių
di così proprio non ce la faccio, mi gira la testa, adesso
stramazzo al suolo, ma quanto accidenti manca?, ancora UN minuto?,
diomio non ce la farò mai a finire la terza, pant pant, non
respiro, non respiro, il cardio sta impazzendo e l'allarme suona
che è un piacere, no no, mi fermo, non ce la faccio, svengo,
stop, solo un minuto e mezzo, vabbé, mi fermo solo qualche
secondo a riprendere fiato va bene?, lo so che dovrei trotterellare
ma proprio non ce la faccio, devo assolutamente fermarmi o mi vien
su anche la colazione di stamattina, ecco, sono già passati
i due minuti di riposo e non ho nemmeno ripreso a muovermi, vabbè,
facciamo due e mezzo occhei?, ecco, adesso provo a ripartire, pronti
via di nuovo a rotta di collo, ehi ma stai a mala pena corricchiando
come al solito, sì ma pių di così non ce la
faccio, anzi, sto per svenire, devo rifermarmi, ma come?, sono passati
solo cinquanta secondi, occhei facciamo almeno un minuto eh?, basta
basta pietà, mi fermo, devo fermarmi, sob...
Ve la faccio breve. Dopo la terza ne ho inanellate altre quattro
di un minuto scarso, scarsissimo, a ritmo vecchio cammello assetato,
intervallate da tre minuti praticamente fermo in stato catatonico.
Poi, dopo mezz'ora di 'sto Gòlgota, ho deciso di correre
una quindicina di minuti blandi blandi, alla metà del mio
solito ritmo, una cosa da cinque-sei chilometri l'ora per dire.
giusto per non sentirmi una schifezza.
Alla fine di questa tragica uscita da quarantacinque minuti, metà
dei quali passati fermo in mezzo a una strada ad annaspare e a cercar
di non vomitare, sono tornato in camera, mi son fatto un doccia,
mi sono aggregato a un gruppo di colleghi e sono finito in un agriturismo
sulle colline del Barbaresco a chiudere la serata con salame fatto
in casa affettato spesso quattro centimetri e calici di vino bianco
ghiacciato.
Belle, eh, le ripetute. Magari la prossima settimana ci riprovo,
va'.
[Comunque sono molto fiero di me: nuovo record a 78,1kg, ho stracciato
anche i settantanove - mi sa anche grazie al caldo che fa sudare
come bestie da soma. Due taglie in meno, quasi, cinque chili in
cinque mesi. E massa grassa finalmente al 19%. Il salame casereccio
ci sta, ci sta eccome.] |
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