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Non ho dietro il portatile e dunque non posso scaricare le foto finché non rientro a casa. Nel frattempo, comunque, posso ufficialmente classificare le Fær Øer fra i tre luoghi al mondo dove ho sperimentato il clima più di merda, insieme alla Patagonia e alle Svalbard. Perlomeno in tema di latitudini fredde.
Ah, no. Dimenticavo le Ardenne. I sette mesi nelle Ardenne battono qualunque cosa.
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TAG: Faroe |
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Quest'anno, alle Fær Øer, Dýri biðidagur cade venerdi 26 aprile: il giorno dopo giovedì 25 aprile, festa nazionale dell'arcipelago. Quindi superponte per i faroesi, che più verosimilmente si chiamano feringi, credo.
Comunque, per dire: se arrivi alle Fær Øer giovedì 25 aprile 2013 senza avere prenotato un'auto, molto probabilmente sei fottuto, perché alle Fær Øer quando decidono che è festa è festa davvero e quindi è tutto inesorabilmente e stramaledettamente chiuso: negozi, uffici, ristoranti, banche e pub. Fermi gli autobus, i traghetti e pure le biciclette. In giro non c'è un'anima, a parte qualche feringio eroico che corre in maglietta nei pressi del porto di Tórshavn, sfidando le raffiche orizzontali di neve bagnata e qualche caprone con le corna a spirale, che a quanto pare qui è l'animale da giardino, invece del cane.
Insomma: se è tutto chiuso, figurati i rent a ca-ahahahah-ar
Tórshavn - dicono, qua - è la capitale più piccola del mondo. Già non ci sarebbe nulla da fare in condizioni normali, immagina se ci càpiti nel bel mezzo del ponte di Dýri biðidagur.
Io, ad esempio, oggi ho bevuto tre pinte di Föroya bjór, che è pure buona, per carità, ma capisci che alla lunga, e mi son fatto pure un Kaiser burger niente male. Quindi ho preso un caffè e ho guardato un po' di tv locale in dialetto feringio, che mi dicono essere una variante dell'islandese, idioma certamente a me più familiare, che pratico abitualmente fra una partita di polo e un torneo di canasta.
A metà pomeriggio ho iniziato a pensare di ingannare il tempo prendendo a testate i caproni.
Nel frattempo, fuori, va in scena il meteo locale ed è come te lo aspetti, tipicamente pazzerello primaverile a latitudini islandesi: ti alzi al mattino con una meravigliosa giornata di sole e luce radente, limpidissima, polare; vai a fare colazione caricato da una ventata di energia positiva feringia e tempo venti minuti una bufera di neve si è abbattuta su Tórshavn, dacché le uniche cose che vedi all'orizzonte sul mare sono Nobile e la tenda rossa alla deriva sul pack. Poi, all'improvviso, la temperatura si abbassa vieppiù, ma esce di nuovo un gran bel sole, mentre si alza vento a raffiche di 80 km/h e peraltro non accenna a smettere di nevicare, anzi.
Quindi pioggia. Tanta pioggia. Gelida e pesante. Vabbè, fine della passeggiata, torniamo in albergo. Ah no, aspetta, c'è di nuovo il sole, stiamo ancora un po' fuori. Ah no, nevica di nuovo, rientriamo. Occazzo, adesso piove di brutto, muoviamoci. Finalmente in albergo, ma cazzo, è riuscito il sole.
Ecco.
Ho fatto qualche (brutta, bagnata) foto con la Canon, ma non ho portato il computer con me. Quindi, finché siamo qui, non ho modo di trasferirle. Posso solo postare qualche anteprima presa con l'iPhone.
Domani, se non troviamo un'auto, per rappresaglia inizio a picchiare uno a uno i cittadini di Tórshavn. Non fosse che son tutti molto grossi, tatuati e girano in maniche corte.
In volo sull'Atlantico, verso le Fær Øer |
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TAG: Faroe, Torshavn |
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Il mio probabile operatore telefonico per la prossima settimana.
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TAG: Faroe |
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Passaporto, Canon, caricabatterie, iPad, batteria supplementare per iPhone, occhio del Buddha, guida, adattatore, schede di memoria, moleskine, penna, tag bagaglio, biglietto (e berretto, sciarpa e guanti, ché è prevista neve, almeno per venerdì).
L'unico dubbio è se partire con la shell e il wind stopper, o col giaccone normale da città. Mah, deciderò domani all'ultimo momento.
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