|
|
|
Perché, fra milioni di altre cose, le istituzioni comunicano ufficialmente con noi attraverso i social network, immagino nel goffo tentativo di apparire innovative e al passo coi tempi, senza peraltro avere né la più pallida idea di cosa sia effettivamente un social network, né di come funzioni, né di quali logiche lo governino, né di quale sia il target di riferimento dei messaggi, eccetera.
Quelle stesse istituzioni, peraltro, che da anni governano contro la Rete e la banda larga.
Quelle stesse istituzioni per le quali di norma Internet = pedofilia, bullismo, pirateria, traffici illeciti, eccetera, e dunque va combattuta, o perlomeno è necessario ostacolarne la diffusione legiferando possibilmente a cazzo, senza mettere in campo alcuna competenza, burocratizzando tutto il burocratizzabile e tassando in modo del tutto improprio l'industria del digitale ogni qualvolta se ne presenti (ma anche no) l'occasione.
Quelle stesse istituzioni, ad esempio, che penalizzano la diffusione dell'editoria digitale discriminandola rispetto a quella cartacea. E qui mi fermo, ché non ho tempo, né (più) voglia di andare a fondo alla questione.
Però tuittano. E così assolvono, secondo loro, al proprio ruolo istituzionale.
E poi.
Non possiamo farcela perché un commerciante qualunque ritiene normale far stampare sui propri scontrini fiscali "viva la figa", senza nemmeno rendersi conto che non è spiritoso, ma un cretino. Né peraltro arriva a pensare, ad esempio, che magari io quello scontrino dovrei metterlo in una nota spese aziendale e non fa ridere, no. Né me, né l'azienda.
E d'altra parte tutto questo, evidentemente, per lo Stato è fiscalmente accettabile.
E infine.
Non possiamo farcela perché, per la gente che va a votare, tutto ciò è assolutamente normale. Anzi, è proprio innovativo, o figo.
Poi parliamo di vent'anni di Berlusconi, di Grillo & Casaleggio e (adesso) di pifferaio Renzi. |
|
TAG: istituzioni, comunicazione, crisi |
|
|
|
|
|
|
|
|
Di Andalo ho scritto in altre occasioni qua dentro. Dell'inevitabile effetto conseguente che mi aveva fatto tornarci a sciare cinque anni fa con il figlio allora cinquenne, a distanza di trent'anni dall'ultima volta, anche.
Ma ecco, ritornare oggi con entrambi i figli sulla mitica Olimpica, dopo (a questo punto) quarant'anni dal mio esordio su quella che fu la mia prima vera pista nera, e non riuscire quasi a stargli dietro da quanto me l'han fatta tirare (meno di quindici minuti per i quattro chilometri e mezzo che tormentavano le mie notti di giovane sciatore), che devo dirvi?
Poi uno dice l'orgoglio e la commozione.
Sulla pista Olimpica di Andalo (che adesso si chiama Olimpionica) |
Nota tecnica a margine: poi, se proprio vogliamo dirla tutta, i due famosi salti disposti a novanta gradi, dati al 65% di pendenza, perennemente ghiacciati, oggi non esistono più: li hanno evidentemente piallati; in compenso, le gobbe del lungo muro centrale ci sono ancora tutte, anche se all'epoca mi sembravano molto più grandi (o forse ero io ad essere molto più piccolo in rapporto a loro).
Sempre una gran bella pista, comunque, anche se più corta di come la ricordavo e seppure declassata a rossa, tratta centrale a parte. È pur vero che non è possibile confrontare le piste degli anni '70 con quelle di oggi: le nuove generazioni nemmeno se lo immaginano su che fondi siamo cresciuti noi (e con che attrezzatura li affrontavamo)... |
|
TAG: andalo |
|
|
|
|
|
|
|