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Noi stiamo fra i quindici e i diciotto. Clima bello secco
nonostante la brezza di mare piuttosto tesa. Come ci siamo
capitati ancora non mi è chiarissimo, ma certo è
meglio che a meno due in mezzo alla nebbia. Arlon o Milano
che dir si voglia.
Per dire, io avevo proposto di andare alle Fær er,
ma pare che a gennaio anche lassù il tempo non sia
un granché. Oddio, non che lo scorso anno alle Åland
fosse 'sta meraviglia. Sta di fatto che a quanto pare da
un po' di tempo in qua siamo ormai abbonati alle isole.
E poi abbiamo a disposizione una sola settimana e non è
che nel vecchio continente di bandierine ce ne manchino
molte. E ancora, sono anni che ne sentiamo parlar male:
non vorremo dunque buttarci via una vacanza estiva?
Insomma: si va Malta.
Inizia dunque qui il nostro nuovo anno, qualche miglio a
sud dell'Etna che, fra parentesi, dall'aereo sembra ben
innevato ed è un gran bello spettacolo. Questa volta
la macchina fotografica a bordo l'avevo, ma le nuvole sono
state più rapide di me. Rassegnatevi, le foto aeree
non sono il mio forte.
Malta, si diceva: campo base a Sliema, che condivide con
La Valletta e una buona dozzina di altre località
il continuum che caratterizza il tessuto urbanistico dell'isola.
Ve la faccio facile: c'è un bel po' di cemento a
perdita d'occhio, ma che devo dirvi, a noi piace. Sarà
che sembra di essere a Beirut, sarà che puoi trovarci
quel nonsoché di Larnaca, sarà che tutto sommato
potresti essere anche a Palermo e, non fosse per il numero
spropositato di chiese, anche a Tunisi. Sarà che
La Valletta, Sliema, St. Julian, Vittoriosa, Senglea, Floriana,
insomma, tutta 'sta accozzaglia di barocco urbanistico che
qui dicono essere città diverse, ma che in realtà
sono un unico tappeto senza soluzione di continuità
di quartieri ammassati uno sull'altro, ciascuno dei quali,
peraltro, è grande come un francobollo - tutto 'sto
groviglio, dicevo - odora di Mediterraneo e Africa come
il resto della terra asciutta continentale che emerge poche
miglia attorno a questo scoglio. Perché Malta è
davvero poco più di uno scoglio e peraltro La Valletta
è lunga un chilometro e larga seicento metri: un
fazzoletto di vicoli, gradini a pioggia e salite tipo Golgota,
quasi perfetta per il campionato mondiale di passeggino
estremo, e per fortuna che ormai Leonardo cammina che è
un piacere.
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La Valletta
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Le mura di
Fort St Angelo, Vittoriosa, sede dei Cavalieri
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I caratteristici
balconi de La Valletta
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Una delle
oltre trecento chiese de La Valletta
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Malta, Paese numero ottantasette sul ruolino di Orizzontintorno.
Ho già capito che qui ce ne lascio a dozzine, di rullini
- pardon, di gigabyte. E chi l'avrebbe detto? Qui c'è
tutto: la luce invernale mediterranea, le rosse cabine telefoniche
inglesi, gli autobus africani, i pub irlandesi, i cannoli
siciliani, l'autoradio che trasmette Passerotto non andare
via di Baglioni e Piange il telefono di Modugno,
naturalmente i Cavalieri di Malta, i Templari, santi, madonne
e benedizioni ad ogni angolo di strada e pure il quartiere
arabo. Vedete un po' voi. Come dite? E' gennaio e voi state
in mezzo alla nebbia? Ecco, noi no.
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Per le vie
de La Valletta
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St. John's
Co-Cathedral, cappella d'Aragona
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A dirvi la verità, più che immagini vorrei metter
qui un mp3 per farvi sentire che razza di lingua parlano da
queste parti: una specie di sardo-arabo-albanese-curdo che
ricorda vagamente il Klingon. D'altra parte, nonostante l'inglese
e l'italiano siano le lingue franche dell'isola, io sono ormai
ottenebrato dalla mia lunga permanenza ad Arlon e mi ostino
a dire Merci, che qua lo capiscono solo gli immigrati
libici clandestini.
Ora, mi piacerebbe soffermarmi anche a raccontarvi dei quattro
scarafaggi che abbiamo trovato nella nostra suite qui al Park
Hotel di Sliema, quattro stelle, due piscine, palestra e sauna.
O delle crepe sui muri. O dell'intonaco che cade a pezzi.
O del buco - giuro - nel muro. O della bellissima vista che
si gode dalla nostra finestra sul muro interno della tromba
dell'ascensore. O della moquette macchiata che ricopre alcune
pareti. E' che dopo tre mesi di Arlux a me tutto questo pare
del tutto normale...
Secondo Emanuela esagero quando dico che il traffico in
ora di punta fra La Valletta e Sliema è peggio di
quello di Bangkok. Sarà. Però quaggiù
impiego un'ora per fare quattro chilometri, a Bangkok nello
stesso tempo posso percorrerne persino una decina, a condizione
di essere disposto ad avvelenarmi a bordo di un tuc-tuc
e di allungare qualche tallero in più al mio occasionale
e scafato conducente thai. A pensarci, fra l'altro, di tanti
luoghi nel mondo dove ho avuto occasione di guidare, tutto
sommato Malta mi sembra uno dei più challenging
- e non mi viene sinonimo migliore in italiano - almeno
in termini di mix fra segnaletica surreale, regole non scritte
o perlopiù del tutto inesistenti, condizioni del
fondo e dell'intera rete stradale, dimensione media delle
carreggiate. Senza dimenticare che anche qui si guida a
sinistra, il che fra parentesi pare essere ormai una costante
dei nostri ultimi viaggi: inizia a venirmi il sospetto che,
contrariamente alla nostra comune credenza, siamo noi a
viaggiare a rovescio e buona parte del mondo guidi a sinistra.
Appurato che Spinola Bay è dove bisogna andare
a cena a Malta per non essere out, possiamo dunque iniziare
come di consueto a macinare un bel po' di chilometri e a
demolire con metodo la nostra Chevrolet Lacetti bianca noleggiata
all'aeroporto. Il tempo è una meraviglia, il sole
è caldo, il Grecale soffia con una certa inisistenza
e Malta ci regala dei colori e delle luci stupende. Se poi
aggiungete che quasi non c'è in giro un cane, o perlomeno
non c'è ombra delle solite camionate di turisti...
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Marsaxlokk
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Gli occhi
di Osiride, tradizionale fregio sulle prue maltesi
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In realtà devo dirvi che benché durante la giornata
annoti mentalmente diversi spunti per raccontarvi della nostra
zingarata a Malta, mi ritrovo regolarmente a sera a corto
di ispirazione, ed è un peccato, perché questo
paesello ben si presta a scriverci un po' su. Ma poi va a
finire che mi perdo nelle foto e che il tempo è poco,
così preferisco buttarvi lì qualche immagine
di questo inizio inverno nei mari (nostri) del sud. Vi dirò
anche che, sebbene non sia certo questo il primo inizio d'anno
che passiamo a tali latitudini temperate ed oltre, così
lontano dall'idea di gennaio non mi ero mai sentito
prima, e non saprei nemmeno dirvi bene il perché. Non
nel deserto
arabo, né certo in quello freddo siriano
e tanto meno nella spesso piovosa Tunisia
invernale: qui sembra di essere a fine aprile, anche se la
giacca a vento, almeno a sera (ma non solo), la indossiamo
eccome.
E c'è dell'altro: per quanto
mi riguarda, faccio fatica anche a realizzare di essere qui.
A tratti mi sembra di essere a Cipro, a tratti - soprattutto
attorno a La Valletta - a Beirut. Ancor più spesso
sembra Sicilia in tutto e per tutto. Poi càpita che
all'improvviso vedi la cupola rossa di una chiesa e allora
no, sei a Malta. Ed io non sono ispirato, non ce n'è:
scrivere di quaggiù proprio non mi viene. Ve la faccio
vedere un po', va'.
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L'arco naturale
di Blue Grotto
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Tempio di
Mnajdra
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I monoliti
di Hagar Qim
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Hagar Qim
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La luce, amici, la limpida luce mediterranea invernale quaggiù
è una meraviglia. Colori ed un cielo così d'estate
me li sognerei o, come minimo, dovrei aspettare le nove di
sera. Adesso invece persino a mezzogiorno il cielo è
blu cobalto e la luce è tagliata. Lo è al punto
che aspettare il tramonto non è affatto detto che sia
una buona idea. E, soprattutto, posso fotografare senza dover
combattere con orde di esseri umani in mezzo all'obiettivo:
una favola.
Il 4 gennaio approfittiamo di una giornata da incorniciare
con mare quasi tranquillo per traghettare a Gozo, a venticinque
minuti di navigazione da Malta, sfiorando anche Comino, la
più piccola delle tre isole principali che formano
l'arcipelago. Gozo è decisamente più tranquilla
e incontaminata di Malta... oddio, " incontaminata"
non è esattamente l'aggettivo più indicato per
'sta terra, tuttavia Gozo regala scorci panoramici assai suggestivi
e piccoli villaggi deserti che sembrano addormentati, lontani
dagli echi del caos di Malta. Peraltro quest'isolotto è
davvero grande come un fazzoletto e in una giornata è
possibile girarlo tutta abbastanza bene, naturalmente disfando
a dovere sospensioni, gomme e coppa dell'olio.
Mentre scendiamo dalla macchina per fare quattro passi, un
parcheggiatore di Gozo ci viene incontro: " Siete siciliani
o italiani?"
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A zonzo per
Gozo
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Cattedrale
dell'Assunzione, Victoria, Gozo
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Templi di
Ggantija, Gozo
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Azure Windows,
Dwejra, Gozo
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Le scogliere
di Dwejra, Gozo
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Per la cronaca, la temperatura dell'acqua è di diciotto
gradi, e considerato che a tratti i colori e la trasparenza
sono quelli delle Seychelles la tentazione viene, viene eccome.
Non fosse che non ho portato il costume da bagno e che il
Grecale non molla un attimo...
Golden Bay, che la Lonely Planet definisce spettacolare,
è praticamente una delle tre sole vere spiagge di
Malta, che per il resto è circondata da scogli e
falesie a picco sul mare. Per inciso, Golden Bay è
una mezzaluna di sabbia e spazzatura lunga sì e no
come un campo da calcio, dominata dai mostruosi parallelepipedi
bianchi di cemento armato del Radisson Hotel - costruito
proprio sul bordo della scogliera che chiude la baia - e
servita da due ristoranti ed un bel parcheggio di asfalto
spianato a ridosso della spiaggia. Un capolavoro.
Da segnalare a Golden Bay: la presenza del Milan al completo,
a far cosa non si sa, ovviamente alloggiato (blindato dentro)
al Radisson Hotel; centinaia di meduse spiaggiate, trascinate
a riva dalla mareggiata in corso; vento a raffiche da ottanta
orari, non gelide ma insomma; alcuni personaggi tuonati
anzichenò che vagano per la spiaggia deserta: il
golfista pazzo che prova il suo ferro 5 controvento; il
cantante lirico che, spalle alle onde, attrezzato con microfono
ed amplificatore valvolare, intona (urla?) il " Nessun
dorma" davanti ad un pubblico non pagante di due
persone - due - che applaudono e gridano " Bravo!
Bravo!"; la tardona (inglese?) che si crede Anita
Ekberg e improvvisa una specie di danza propiziatoria al
dio del vento, vestita solo di una svolazzante vestaglia
di cotone marrone e di uno scialle color nebbia: anche la
sua pelle è marrone, tipo la mummia congelata di
Oetzi, per intenderci. Io indosso il goretex con il cappuccio
allacciato.
Golden Bay è il nostro tentativo di portare Leonardo
a giocare in spiaggia almeno per un'oretta. Leonardo, che
indossa la giacca a vento rossa d'ordinanza, si lamenta
perché non abbiamo portato il secchiello e la paletta,
e perché non può fare il bagno. Provo a spiegargli,
con scarsissimo successo, il concetto di mare d'inverno.
Poi: io li odio. Va bene essere parsimoniosi in fatto di
segnaletica stradale, ma eliminarla del tutto mi sembra
perlomeno bizzarro, soprattutto se le carte stradali risalgono
allo sbarco dei fenici. Io posso anche capire che loro
sappiano perfettamente dove andare e che tutto sommato questa
sia un fazzoletto di isola, o che sappiano distinguere un
senso unico dall'andamento delle rughe sull'asfalto, ma
che diàmine, almeno i cartelli di Paperino, tipo
perdiquà, perdilà ad un bivio
di strade perfettamente identiche, ecco, per dire.
O che so, indicare ogni tanto la direzione per un qualunque
punto di riferimento tipo la capitale dell'isola, ma mi
andrebbe bene anche " mare", o " di
qua non si passa", dài, non è difficile.
O quando per caso decidiamo che nascosto dietro ad un albero,
ancorché girato nel senso sbagliato, un cartello
microscopico lo attacchiamo sì (marrone a caratteri
beige, su muro altrettanto marrone), ecco, scriverci correttamente
Marsaxlokk, non M'xlok, o Birzebbuga, non B'zbga, porcaccio
giuda.
Perché le dirò , Illustrissimo amico
Capo Totale di Malta, già orientarsi con il sole
in pieno XXI secolo, mi capisce, è noioso, ma quando
piove come oggi, mi creda, è un problema anche per
Bartezzaghi, e glielo dice uno che è uscito incolume
dal Taklamakan e che si è girato Tokyo come fosse
la sua Villasanta.
Io lo so che posso sembrarvi surreale, ma prendete, che
so, Genova, e toglietele tutti i cartelli direzionali -
ma tutti, eh? - ed anche buona parte di quelli stradali,
tipo "divieto di transito" e "senso unico",
e poi ditemi.
Io vi dico che aspettando che spiovesse, ce ne stavamo lì
a pranzo in un bel ristorante franco-maltese sotto alla
cattedrale di San Paolo a Mdina, antica capitale di Malta
prima che i Cavalieri di San Giovanni la trasferissero a
La Valletta. Com'è come non è, mi rigiravo
fra le mani la piantina della Lonli, e proprio non
mi ci ritrovavo, non fosse altro perché vi erano
segnalati almeno altri quattro ristoranti che non avevamo
affatto visto, mentre in compenso del nostro non c'era traccia
alcuna. Eppure era fuor di dubbio: quella sopra alla nostra
testa era proprio la cattedrale di San Paolo: avevo anche
chiesto indicazioni ad un autoctono per conferma.
Già, la cattedrale di San Paolo. E per fortuna che
a Malta si chiamano tutte così. Perchè quella
sopra alla nostra testa era proprio la cattedrale di San
Paolo. Quella di Rabat però, non quella di Mdina.
Avevamo sbagliato paese o, se preferite, non eravamo nella
piazza centrale del paese in cui credevamo di essere.
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Cattedrale
di San Paolo, Mdina (quella giusta...)
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La cupola
del Mosta Dome domina l'abitato di Mosta
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La cupola del Mosta Dome ve l'ho messa solo perché
qui dicono essere la terza più grande al mondo dopo
quelle di San Pietro e del Pantheon. Peraltro quelli di Gozo
gliela menano a quelli di Mosta perché dicono che la
loro è sì un po' più piccola, ma volumetricamente
non c'è gara. In ogni caso, noi dentro al Mosta Dome
non siamo riusciti ad entrare, perché per riuscire
a indovinare la ridottissima finestra degli orari di visita
occorre consultare il calendario achemenide ed essere ferrati
nella stima dell'altezza delle effemeridi.
Chiusa la breve parentesi pioggia,
sabato 6 gennaio è stata una giornata, ma una giornata,
che non sto nemmeno a dirvi. Anzi, vi dico che per pranzo
ci siamo piazzati davanti al porto turistico di Vittoriosa
a prendere il sole in maglietta. Mezza giornata comunque se
n'è andata per trovarla, Vittoriosa. E sì che
sta proprio davanti a La Valletta, anzi, dai bastioni della
capitale si vede benissimo. Provate però ad arrivarci
in macchina. L'altra mezza giornata, ovviamente, se n'è
andata per riuscire a venir via da Vittoriosa, anche perché
abbiamo voluto strafare ed andare a vedere il tramonto alle
Dingli Cliffs, che si trovano proprio dall'altra parte di
Malta. Eh lo so, siamo due incoscienti. L'inglese che ha cacciato
la testa attraverso il finestrino della nostra auto ci ha
sorriso molto: " You look like you've been lost. Quite
usual, don't worry. Now, go straight ahead and never leave
that road which looks like to be the main one, and you should
find the cliffs. More and less. Or at least, sounds me to
be the easiest path. Anyway, you have to drive through the
countryside". Leonardo, dietro, se la ride come un
pazzo mentre la Chevrolet Lacetti bianca scompare definitivamente
nelle buche della main road: " Buco!! Papà,
buco buco, ancora buco!! AHAHAH ancora ancora papà!!".
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Cattedrale
di San Lorenzo, Vittoriosa
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I palazzi
che si affacciano su Misrah ir-Rebha, Vittoriosa
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Campanari
all'opera, Vittoriosa
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Panorama
su Senglea dai bastioni di Vittoriosa
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Le Dingli Cliffs - se riuscite a trovarle - non sono male,
ma come tutto il resto di Malta sono spacciate per molto più
di quel che valgono. Comunque un gran bel tramonto non ce
lo neghiamo nemmeno questa volta, a degna conclusione di una
giornata che potrei quasi definire estiva. Da segnalare che
le Dingli Cliffs sono il luogo preferito delle giovani coppie
maltesi per andare ad infrattarsi. E comunque a me quel fuoristrada
al quale mi sono appoggiato per scattare la foto del tramonto
sembrava vuoto. Giurerei di aver controllato bene prima, e
poi era parcheggiato in posizione perfetta per farmi da punto
d'appoggio. Insomma, la prossima volta mettete un cartello
sul finestrino.
Peccato, è già tempo per quel che mi riguarda
di tornare fra le nebbie di Arlon a mangiare un bel po' di
freddo delle Ardenne. Di buono c'è solo che l'Arlux
non mi farà rimpiangere il Park Hotel di Sliema. Forse.
Uhm. No, dài, non esageriamo.
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