E infine, dopo tre settimane di combattimento corpo a corpo con il call center di Alitalia, grazie alla buona stella che accompagna i viaggiatori ostinati e cocciuti e ad un insolito destino che ha incrociato in modo del tutto fortuito la mia strada con quella di Valeria (mi sembra si chiamasse così) del club Freccia Alata, è fatta.
Più o meno, ché di sorvolare l'Atlantico sulla rotta ovest-est proprio non ce n'è stato, mancava sempre l'ultimo pezzo del puzzle. Anche Valeria si è dovuta arrendere: eravamo arrivati a concatenare Milano-Amsterdam-Taipei-Guangzhou-Seoul-Tokyo-Salt Lake City-Vancouver, ma una volta in Canada abbiamo dovuto gettare la spugna per l'ennesima volta.
Ed è stato in quel momento che si è all'improvviso liberato un posto sul Seoul-Parigi di Air France, gabbando dunque il famigerato blackout di Korean.
Dunque il dado è tratto: si va in Corea. Così, come da progetto originario, senza stare troppo a pensarci. A proposito, dov'è esattamente la Corea? Fammi controllare... ah, ok, sette fusi orari più in là: tant'è, sempre nella terra dei gialli torno alla fine.
Insomma, allacciate le cinture, che nelle prossime settimane si torna a volare per un quick touch and go a Seoul (e non solo, forse), naturalmente proprio mentre Stati Uniti e Corea del Sud iniziano le grandi manovre congiunte nel Mar del Giappone e il governo di Pyongyang minaccia ritorsioni nucleari, che sennò che gusto c'è.
Vado a studiare il coreano, a cercar di capire cosa c'è da vedere a Seoul e a cercarmi un hotel, va', che tanto per iniziare domani Leonardo, Carola ed io spieghiamo le ali e facciamo rotta nuovamente verso le Baleari a due anni di distanza dal soggiorno a Menorca. Destinazione, questa volta, la sorella maggiore.
Inizia un'estate vagabonda anzichenò.
Ed era l'ora.
Stay tuned. |