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Ancora pochi giorni e abbandoneremo le nostre quattro mura
milanesi. Se vi siete chiesti perché nelle ultime
settimane, giornale di bordo a parte, non abbiamo più
aggiornato questo sito, beh, ecco una delle ragioni. I lavori
qua dentro riprenderanno non appena il ciclone trasloco
si sarà esaurito e, con un pizzico di fortuna, avremo
un bel po' di novità.
Così lasciamo Milano. Non è che sia una rivoluzione
epocale, ma una bella svolta alla nostra vita sì.
Io lascio questa città dopo undici anni, che sommati
ai sette che vi ho trascorso da bambino fanno di me un milanese
ormai maggiorenne. Oddio, intendiamoci: più che emigrare
ci spostiamo un poco, quel che basta ad avvicinarci un po'
alle montagne, trasferirci vicino agli alberi, conquistare
una vista aperta a trecentosessanta gradi e portare Leonardo
in un mondo più adatto a lui. Insomma, ci attende
una nuova vita di paese e dimensioni quotidiane assai più
circoscritte e a misura umana.
Che significa, anche: fine dello slalom con il passeggino
fra le automobili parcheggiate sui marciapiedi; fine della
caccia al parcheggio; fine delle finestre in faccia al palazzo
di fronte; fine dell'orizzonte grigio piombo; fine delle
maledette zanzare nucleari milanesi; fine di questi odori;
fine di una lista piuttosto lunga di abitudini che ci siamo
cuciti addosso in tutti questi anni e di alcuni rovesci
della medaglia che, certo, ci mancheranno. Compresa la focacceria
di via Plinio, che per un genovese come me è un distacco
traumatico.
Fine, anche, dell'infinita sequenza di immagini scattate
dalle finestre di via Redi 23, alcune delle quali sono finite
qua dentro,
e qui,
qui,
qui,
qui,
qui,
e ancora qui
e qui.
Pant, pant. Però... non mi sembrava di avervene rifilate
così tante.
Io amo queste immagini. E queste sere ci sto anche giocando
un po'...
E' che, talvolta, Milano ti sorprende con delle luci al monossido
di piombo e le finestre di via Redi, dalle quali la sera vedi
la Madonnina illuminata, sono un discreto punto di osservazione...
E le volte, e le ore, e le stagioni che ho passato a guardare
queste luci. Amo questi tetti. Questo orizzonte fisso che
non cambia mai. Queste antenne che invadono il mio cielo a
trentosessantagradi attorno a me.
Comunque, mi mancheranno.
Avremo invece tutta la corona delle Alpi attorno a noi. Può
essere che vi porti a vedere le luci del prossimo temporale
avvolgere il Monte Rosa e le Grigne. E scusate se è
poco. |
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00.26 del 11 Novembre 2004
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