E' trascorso ormai un anno da quando firmammo il contratto
con EDT
- editore, fra laltro, di Lonely
Planet in Italia - per la pubblicazione del nostro
libro Notizie dallAsia
Centrale, scritto al ritorno dalla
nostra lunga avventura
in Asia del 2002.
Lo scorso luglio, attraverso queste pagine, davamo lannuncio
ufficiale dellimminente uscita nelle librerie,
prevista per ottobre 2004.
Nel catalogo 2004/2005 di EDT il nostro libro era elencato
con il suo nuovo titolo Asia Overland
(che a dire il vero a noi non è mai piaciuto, ma
che l'editore ci aveva imposto), prezzo di copertina e codice
ISBN. In altre parole: ce lavevamo fatta, il sogno
sembrava essersi tramutato definitivamente in realtà.
Addirittura, il volume veniva già proposto in vendita
da alcune librerie on-line, EDT stava programmando i lanci
pubblicitari ai quali avremmo dovuto partecipare e avevamo
persino portato a casa un anticipo sui diritti dautore.
Ebbene: quel libro non uscirà più. Abbiamo
deciso di non mettere le nostre firme su un testo che ormai
non riconoscevamo più essere nostro e di non accettare
qualunque compromesso pur di vedere i nostri nomi in libreria.
Di conseguenza, abbiamo chiesto all'editore la rescissione
del contratto.
Un piccolo indizio di quel che stava accadendo, anche per
rispondere a chi aveva ormai iniziato a chiedermi che fine
avesse fatto il libro, lavevo recentemente dato qui.
Notizie dallAsia Centrale è un volume
nato con unestensione di 600.000 battute, che per
i non addetti ai lavori si traducono in circa trecento pagine.
E' stato scritto a partire dalle lettere che avevamo spedito
a casa durante i sei mesi del nostro Asia
Overland e dalle risposte ricevute da alcuni amici.
Il risultato finale è il racconto di un lungo viaggio
visto dagli occhi differenti di due persone che, pur percorrendo
la stessa rotta, vivono la medesima esperienza in modo spesso
diverso, o complementare.
Quelle pagine sono nate sullonda di una scia emotiva
ben precisa: sono state scritte di getto, durante
e non dopo, e di conseguenza sono lo specchio di
tutti quegli stati d'animo spontanei che solitamente trovano
libero sfogo proprio nella scrittura agli amici, inevitabilmente
priva di alcun filtro, affatto moderata e, viceversa, a
tratti piuttosto sanguigna. Fra quelle pagine c'è
un po' di tutto: rabbia, stanchezza, gioia, emozioni, timori,
dubbi, ma anche interpretazioni personali di eventi politici,
storici, culturali e sociali che vivevamo in prima persona.
Una miscela che a tratti presta il fianco a facili critiche
e polemiche, e infatti, già nel corso del viaggio
stesso, la diffusione di alcune di quelle lettere al di
fuori della ristretta cerchia dei nostri conoscenti ci procurò
qualche attacco frontale affatto tenero.
A tal proposito, va ricordato che il nostro viaggio si svolse
in un momento storico assai particolare: gli Stati Uniti
appena entrati in Afghanistan a seguito degli eventi dell'11
settembre 2002; India e Pakistan ancora una volta all'apice
di un'escalation a rischio di guerra atomica per la questione
del Kashmir; le emergenze interne al Pakistan, alle prese
con il problema dei profughi afgani, dei talebani rifugiatisi
nelle provincie tribali del nord-ovest, della sequenza di
attentati contro obiettivi occidentali e del rischio di
guerra civile a seguito della scelta del governo di schierarsi
dalla parte degli americani nel conflitto afgano; il dilagare
del terrorismo di matrice maoista in Nepal; l'isolamento
dell'Iran e dei Paesi medio orientali, sempre più
nell'occhio del ciclone; l'avvento del miraggio socialcapitalista
della nuova Cina.
Di conseguenza, avevamo l'opportunità di esprimere
spesso le nostre opinioni in merito e di raccontare il punto
di vista di due viaggiatori indipendenti il cui itinerario
attraversava, o sfiorava, tutte queste regioni alla ribalta
della cronaca internazionale.
Coloro che hanno avuto occasione di leggere il libro in
anteprima ben ricordano in che modo, nelle mie lettere,
io abbia attaccato la nuova Cina e la politica cinese in
Tibet e nello Xinjiang, il governo turkmeno nella persona
del presidente Niyazov, lIndia dei commercianti perennemente
dediti alla truffa dei turisti, e così via. Non si
può certo quindi dire che Notizie dallAsia
Centrale sia un libro politically correct, tuttaltro.
Del resto, la mia particolare avversione nei confronti della
nuova Cina e delle sue politiche economiche e sociali, e
verso lipocrisia con cui i governi occidentali (a
partire dal nostro) guardano oggi ad oriente, continuano
ad essere un tema sul quale, come sapete, torno spesso fra
queste pagine.
Ancor prima di siglare il contratto di edizione, EDT ci
chiese una sostanziale riduzione del nostro lavoro. Impiegammo
un mese intero per portarlo dalle 600.000 battute originali
alle circa 450.000 con le quali ci presentammo alla firma.
Pur consci del fatto che una bella revisione sarebbe stata
comunque necessaria, scendere dellequivalente di oltre
settanta pagine ci costò un notevole sforzo ed anche
qualche inevitabile rinuncia allo stile iniziale in favore
di una prosa più scorrevole, ma molto meno immediata
e spontanea di quella originale.
Consegnammo dunque il manoscritto così ridotto e
firmammo il contratto spiegando che non avremmo accettato
ulteriori tagli, che inevitabilmente avrebbero stravolto
quello che era il testo di partenza.
Evidentemente, noi non fummo sufficientemente chiari e la
nostra volontà non venne recepita dall'editore. Fatto
sta che la vicenda, nel corso dei mesi a seguire, è
andata ingarbugliandosi di misunderstanding in misunderstanding,
per finire con ciascuna delle parti arroccata su posizioni
inconciliabili.
Lo scorso ottobre, affinchè il lavoro di redazione
ormai in palese ritardo potesse concludersi in tempi brevi,
EDT ci ha chiesto l'autorizzazione:
- a ridurre ulteriormente il testo a 300.000 battute (la
metà del libro originale); un riassunto vero e proprio,
o in alternativa un taglio netto di 150 pagine, se preferite:
oltre sessanta in meno rispetto alla versione ridotta da
noi consegnata;
- a riformulare alcuni capitoli relativi alla Cina ed all'India,
con la motivazione che il modo nel quale l'argomento viene
trattato (essenzialmente, dal sottoscritto) non rientra
nei canoni di moderazione (non saprei come altro dire...)
propri di EDT.
Tralascio gli ulteriori sviluppi della vicenda che, come
detto, si è chiusa qualche giorno fa quando ho definitivamente
ritirato la mia autorizzazione ad EDT alla pubblicazione
del nostro libro.
A coloro ai quali avevo già anticipato questo brutto
epilogo, che in qualche modo ne sono stati partecipi e che
me lo hanno chiesto, questi ultimi giorni ho risposto: io
sto bene.
La verità è che mi veniva la pelle doca
a pensare di dovermi rassegnare alle ragioni contrattuali,
di dover partecipare alla presentazione di un libro nel
quale non mi riconoscevo più, allidea del compromesso
a tutti i costi perché limportante è
pubblicare.
Sapete una cosa? Non è vero. Ciò che è
davvero importante è realizzare i propri sogni, crederci
fino in fondo. Trascorriamo quasi tutta la nostra vita a
negoziare compromessi: con noi stessi, sul lavoro, in famiglia,
nella nostra vita quotidiana. Non si deve farlo anche con
i propri sogni.
Io ho un sogno, fra mille altri: pubblicare un libro. Che,
come ho scritto ad EDT, è molto diverso dal sognare
di mettere il nome sul libro pubblicato da un'importante
casa editrice che ha arbitrariamente interpretato e piegato
alle proprie esigenze di business il nostro testo.
Preferirei mille volte che solo cento persone avessero occasione
di leggere le nostre 600.000 battute nella loro versione
originale, piuttosto che sapere che in diecimila hanno letto
un riassunto moderato di qualcosa che avevamo
scritto ben diversamente.
Se poi io ho scritto che il governo cinese è un governo
nazista, voglio che venga pubblicato così come lho
detto, altrimenti rimane nel mio cassetto. Se per scriverlo
ho usato cento battute, voglio che siano quelle cento battute
ad essere utilizzate, non le cinquanta scelte, o riformulate,
dalleditore.
Quindi: Notizie dallAsia Centrale (e non Asia
Overland...) torna nel cassetto e da domani io tornerò
a sedermi in ufficio senza avere alcun libro pronto per
le vetrine della Feltrinelli. Che, sia chiaro: non vuol
dire che ci arrenderemo qui. Solo, abbiamo inutilmente buttato
via due anni. Adesso inizieremo da capo a riprovarci.
E se non dovessimo mai riuscirci, nessun problema: prima
o poi metterò il testo integrale in linea fra queste
pagine, libero accesso a tutti. Di certo avrà più
lettori così che non a prender polvere sugli scaffali
di qualche libreria.
Come minimo, una buona parte di quei tremila visitatori
unici che mensilmente si collegano ad Orizzontintorno per
leggere i nostri diari
di viaggio. Quei tremila lettori al mese nei quali
l'editore non ha voluto credere. |