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Mi è venuto in mente all'improvviso: tre anni fa,
proprio a quest'ora, stavamo scaricando i nostri zaini al
campo base dell'Everest.
Piovigginava, e la valle di Rongphu scompariva dentro a
un muro di nuvole monsoniche che solo a tratti lasciavano
intuire la parete nord della montagna più alta della
Terra.
L'aria sottile e pungente dei cinquemila metri ci si appiccicava
addosso, umida, come le coperte del lodge nel quale ci preparavamo
a trascorrere i giorni successivi.
Ero in paradiso. E non avevo altro spazio che non fosse
per la mia commozione nel trovarmi nel luogo che più
di ogni altro al mondo avevo sognato per una vita intera.
Molto di me stesso è rimasto laggiù, e non
è mai più tornato.
...Ma non era questo ciò che volevo bloggare. La
seconda settimana a Maranello è ormai alle spalle
e anche questa volta ho portato con me qualche pezzo della
mia nuova esistenza emiliana. A partire dal cancello che
varco ogni mattina, davanti al quale sostano spesso carovane
di turisti incuriositi:
Che poi, uno potrebbe anche credere che Maranello sia un posto
come mille altri. Beh, mica tanto, credetemi. Per dire: non
è che nel centro di Kragujevac vi possa capitare di
trovare il cofano di una Zastava in mezzo ad un'aiuola...
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In una piazza
di Maranello...
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Inizio a credere che possedere un telefonino in grado di scattare
fotografie non sia poi così male... |
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