Quasi mille chilometri di strade cipriote ormai alle spalle,
qualche centinaio di nuove fotografie pronte per l'archivio
di casa - che mi riportano in media - e da ieri nuovo campo
base a Pafos, settore sud-occidentale dell'isola.
Ne abbiamo combinate, questi giorni a zonzo.
Intanto, però, un po' di errata corrige: 'sta storia
di Macronissos, o Makronissos, non è affatto chiara.
Ognuno lo scrive come cavolo gli pare. Quindi, per quanto
mi riguarda mi riallineo alla kappa. E poi chissenefrega,
tanto ormai siamo a Pafos.
Secondo: ritiro tutto quello che vi ho detto fino ad oggi.
Per caso - ma davvero assolutamente per caso - abbiamo scoperto
che non solo c'è un altro varco aperto nella Linea
di Attila, non solo è aperto a tutti - turchi, ciprioti,
altri bipedi e gatti - ma si può addirittura passare
con l'auto a noleggio e scorrazzare per tutto il tempo che
si vuole in territorio nemico. Noi, non solo lo abbiamo
fatto, ma ci abbiamo proprio dato dentro.
Fatto sta che se provate a chiedere a un qualunque cipriota
del sud se sia possibile attraversare la Linea, fingerà
di non saperlo, o negherà, o cambierà discorso.
A noi, almeno, è successo così. Finché
per caso - e anche per sentito dire da qualcuno al tavolo
di un ristorante - abbiamo imboccato una strada che costeggia
a lungo la Linea fra torrette di avvistamento, postazioni
ONU e bunker turchi che si fronteggiano a cinquanta metri
di distanza, corsie di filo spinato, cartelli minatori tipo
non fotografate, non fermatevi, non parlate, non respirate,
non fate un accidente di niente che sennò vi spariamo,
abbiamo attraversato un'esagerata base militare inglese
fra cartelli tipo non fotografate, non fermatevi e bla bla
bla, e seguendo l'unica indicazione Famagusta esistente
in tutta la Repubblica di Cipro siamo arrivati davanti ad
una sbarra dell'ONU dove, senza battere ciglio, ci hanno
fatto passare. Idem (quasi) alla sbarra turca cento metri
più avanti... E per magia tutta Cipro si è
così spalancata davanti al nostro paraurti (e, per
la precisione, davanti a tutte quelle decine di turisti
che lo sapevano e a tutti quei ciprioti di entrambi i fronti
che passano tranquillamente avanti e indietro tutti i giorni
giurando di ignorare se sia possibile farlo...)
A quanto sembra di capire, da un anno a questa parte, con
l'entrata della Repubblica di Cipro nella comunità
europea e a fronte dell'analoga richiesta della Turchia,
qualcuno ha pensato bene che fosse il caso di iniziare a
esercitare la sottile arte della diplomazia. Così,
sfruttando il passaggio della Linea di Attila all'interno
di una delle zone dell'isola a sovranità britannica
(già, perché alcuni pezzi di Cipro non sono
né greco-ciprioti, né turco-ciprioti, né
sotto il controllo dell'ONU, ma appartengono a Sua Maestà...)
è stato aperto ufficialmente un varco accessibile
ventiquattr'ore a chiunque nei due sensi.
Questa versione dei fatti, naturalmente, vale fino a che
non troveremo il prossimo check point transitabile.
Quindi, passaporto in mano, 20 pound per un pezzo di carta
scritto in turco che dovrebbe essere un'assicurazione provvisoria
per circolare con l'auto oltre la Linea (e meglio che il
vostro noleggiatore sud-cipriota non venga mai a sapere
che gli state portando di là la sua macchina...)
e fine della storia: avete conquistato il vostro secondo
visto di ingresso nei territori occupati, o Repubblica turca
di Cipro che dir si voglia, e oplà, siete nuovamente
oltre il filo spinato. Questa volta, però, uno scatto
proibito non l'ho fatto. Non è che l'atmosfera, lipperlì,
ìstighi proprio a rischiare.
E dunque, eccovi una bella carrellata su queste giornate.
Si parte con Pyla, unico villaggio in tutta l'isola che
si trovi all'interno della buffer-zone dell'ONU,
proprio sulla Linea e aperto a tutti, dove turchi e greci
convivono in pace e serenità, e dove potete vedere
automobili immatricolate in entrambi i territori. Nell'unica
piazza si fronteggiano un ristorante greco, un bar turco
e gli uffici dell'ONU. Sembra di essere all'Ok Corral all'una
del pomeriggio e da un momento all'altro vi aspettate che
saltino fuori Clint Eastowood, Lee Van Cliff e Gian Maria
Volonté. Invece, solo qualche mosca che ronza e lo
smarmittare del motorino di uno scugnizzo locale.
Naturalmente, in tutta l'area è vietato fotografare
e quindi, proprio per questo, vi regalo le due cose più
proibite:
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Il posto di
controllo dell'ONU nella piazza di Pyla...
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Il confine
della buffer-zone ONU a Pyla
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Vi ricordate, poi, che vi parlavo di mulini disseminati un
po' dappertutto in questa regione? Da queste parti l'orizzonte
ne è davvero pieno:
E sì, ogni tanto facciamo anche un po' di mare. Siamo
tornati dalle parti di Capo Greco con un po' più di
calma e tempo a disposizione:
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Le Sea
Caves di Capo Greco
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Capo Greco...
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...e i soliti
tramonti da Capo Greco verso Agia Napa
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Tornati quindi nella Cipro turca, ci siamo immediatamente
fiondati nella penisola Karpas, che a quanto pare è
la zona più selvaggia e bella dell'isola. Qui nidificano
le tartarughe di mare e l'elettricità non è
ancora arrivata dappertutto. Un paio di scatti lungo la strada
e confermiamo: terra splendida, mare altrettanto.
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Yesilköy
(Agios Andronikos)
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Yenierenköy,
capoluogo della penisola di Karpas
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E poiché in fondo un po' di cultura non fa mai male,
ancora sul fronte turco non poteva mancare un salto alle rovine
dell'antica città di Salamis, uno dei siti archeologici
più importanti di Cipro:
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Le rovine
di Salamis
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Particolare
di una pavimentazione a Salamis
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La città più importante in territorio turco
è senza dubbio Famagusta. Qualcuno ha scritto che sembra
un po' Dresda dopo i bombardamenti subìti durante la
Guerra Mondiale. Certo è che le rovine abbandonate
delle grandi cattedrali cristiane, alcune delle quali trasformate
in moschee, creano un paesaggio piuttosto curioso e a tratti
surreale. Il centro storico all'interno dei bastioni veneziani
una visita la merita. Inoltre, la cittadina è tranquilla,
piacevole, e naturalmente permeata di atmosfera un po' mediorientale.
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Le rovine
di una cattedrale gotica nel centro di Famagusta
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Lala Mustafa
Pasa, cattedrale gotica convertita in moschea
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Per le vie
di Famagusta
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Terminate le scorribande nel settore turco (per ora?) abbiamo
fatto i bagagli e siamo ripartiti, spostando il nostro campo
base da Agia Napa a Pafos, quasi 200 km a ovest, all'altra
estremità dell'isola. Durante il trasferimento ne abbiamo
approfittato per sostare in alcune delle località più
note quaggiù, soprattutto a Kourion e presso Apollo
Ylatis, dove si trovano i siti archeologici più interessanti
di Cipro.
Ora, queste soste hanno confermato la nostra predilezione
(?) per visitare sassi e rovine sempre e comunque nell'orario
più infernale possibile: fra mezzogiorno e le tre del
pomeriggio. Che qua vuol dire andare a zonzo con circa quaranta
gradi, assenza quasi totale di ombra, un sole che ti spacca
in due e polvere, polvere, polvere e sabbia ovunque. Te la
senti in gola per giornate, dopo. Di più, di questi
tempi c'è anche un passeggino che qui va spinto su
tracce degne della Parigi-Dakkar, cercando contemporaneamente
di scattare fotografie con due macchine fotografiche e con
la peggior luce che uno possa andarsi a cercare nell'arco
delle ventiquattr'ore.
Tutto questo, a lui, sembra scivolare addosso. Il passeggino
non lo degna di uno sguardo, tanto glielo portano in giro
il papà e la mamma. In compenso corre dappertutto,
raccoglie ogni genere di sassi e legnetti, si rotola senza
sosta nella polvere, mette in bocca una gran varietà
di potrebbero raccolti per terra (potrebbero
essere sassi, potrebbero essere vetri, potrebbero
essere rifiuti di ogni genere, insetti, ecc.).
Nel caos di cui sopra, io riesco a mettere insieme queste:
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I bei mosaici
di Kourion
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Le rovine
di Kourion
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La costa meridionale
presso Kourion
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Poco prima di arrivare a Pafos, ultima sosta rigeneratrice
di questa lunga giornata di trasferimento: ci aspettano un
bagno ed una birra a Pissouri, piccola oasi di tranquillità
frequentata perlopiù dal turismo locale, e qualche
fotografia a Petra Tou Romiou, i bei faraglioni a circa 20
km da Pafos. Naturalmente ci arriviamo troppo presto per le
classiche fotografie da tramonto in cinemascope che qui vanno
per la maggiore sulle cartoline, ma troppo tardi per non essere
in pieno controluce...
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Petra Tou
Romiou (faraglioni e spiaggia di Afrodite)
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Qua il mare è molto diverso dal versante orientale
di Cipro e da Agia Napa, è un po' più "ligure":
va subito giù, è un po' più freddo e
le spiagge sono soprattutto sassose. L'acqua, comunque, è
sempre da oscar della bandiera blu.
E' ormai ora di cena quando parcheggiamo davanti alla nostra
nuova casa a Kato Pafos. Niente niente male, anche se il luogo
è molto diverso da come lo attendevamo. Ma di questo
vi racconterò al prossimo giro...
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