Monastero di Kykkos, una delle perle di Cipro, situato
a circa 1.300 metri di quota nei monti Troodos occidentali.
Per arrivarci, una delle strade per le quali i Troodos sono
celebri: tornanti, tornanti, curve, curve, tornanti, tornanti,
qualche tratto di sterrato, se proprio vuoi andarti a conquistare
il monastero attraversando la Valle dei Cedri. In ogni caso,
non più di venti all'ora di media: prima, seconda,
prima, seconda, prima, seconda... terza! Poi di nuovo seconda
e prima. Per almeno due o tre ore, partendo dal mare.
Quando arrivi a Kykkos i gomiti ti fanno male e il piede
sulla frizione è ormai crampizzato. E questo è
solo l'aperitivo, se vuoi visitare i Troodos e i loro famosi
monasteri bizantini, patrimonio mondiale sotto la protezione
dell'Unesco.
Parcheggio del monastero di Kykkos, dunque. Quasi un pellegrinaggio,
certamente un luogo un po' mistico, immerso nella foresta
di Pafos: conifere a perdita d'occhio e stenti a credere
di essere ancora a Cipro, mentre la circolazione torna a
scorrere normalmente nel tuo piede sinistro. Fa persino
fresco e ti accorgi di essere davvero in montagna.
Nel parcheggio del monastero di Kykkos c'è il consulente.
O meglio, il Project Manager. E' in bermuda bianchi e t-shirt,
è con la moglie e i tre figli, e ha noleggiato un
SUV all'Avis, pagandolo un prezzo da incubo rispetto alle
migliaia di utilitarie che circolano per l'isola noleggiabili
presso uno qualunque degli infiniti rent-a-car locali -
che fra l'altro si possono contattare anche via web. Ma
il nostro amico esibisce a tutti la sua tessera Avis ed
è chiaro che così "fa punti" e allo
stesso tempo si sente tutelato.
Il Project Manager si aggira per il parcheggio del monastero
di Kykkos, monti Troodos occidentali, isola di Cipro, Mar
Mediterraneo orientale, con l'auricolare infilato nell'orecchio
e il palmare in mano, sbraitando come un deficiente con
qualche suo collega in Italia e mettendoci tutti al corrente
- noi, i monaci e tutti gli altri turisti arrampicatisi
fin quassù alla faccia del mare blu cobalto che risplende
milletrecento metri più in basso - del fatto che
ci vuole una stagista. O "il cazzo che vuole"
il suo collega, basta che il cliente sia soddisfatto, ché
il 13 ottobre il progetto deve essere terminato. Sì,
il 13 ottobre, non domani.
Ecco, ora io ci tenevo a farvi sapere questa cosa, perché
evidentemente lui ha ritenuto molto importante che lo sapessimo
tutti noi. Vorrei anche dirvi che più o meno erano
le 11.30, perché poi lo abbiamo sempre avuto fra
i piedi fino a quando siamo usciti dal monastero di Kykkos,
ore 13.30 circa. E lui non si è mai, mai, mai staccato
dal telefonino, chiamando almeno altre dodici persone per
chiacchierare del più e del meno, ma sempre di lavoro,
comunque. Ovviamente, tutte telefonate del tutto inutili.
Dentro al bellissimo museo bizantino, silenzioso, quasi
buio, avvolto da una lieve musica in sottofondo di antichi
cori gregoriani, lui è sempre al telefonino ("Scusa
Franco, ma sono dentro un 'coso' ortodosso, ti sento male").
Dentro all'abbazia, che è un trionfo di colori, mosaici,
affreschi e ori, lui è sempre al telefonino ("Senti,
non dirglielo però a Luca, tieniti per te questa
cosa, è una confidenza che faccio giusto a te...").
Dentro ai corridoi affrescati, dentro al cortile interno,
sotto al campanile, lui è sempre al telefonino, incazzato,
e si trascina annoiato ed infastidito dietro alla moglie.
Lei lo ignora palesemente e, Lonely Planet alla mano, pazientemente
spiega ai tre figli la storia del monastero.
L'idiota, che a quanto pare ritiene che il mondo non possa
andare avanti senza la sua illuminata guida, chiude una
telefonata e mentre fa il numero successivo esclama: "Oh,
ragazzi, bello 'sto museo eh? Valeva la pena, vero, venire
quassù con il papà?"
No, cretino. Non valeva proprio la pena. Potevi rimanertene
a casa a lavorare (meglio, a spaccare i maroni a quei poveri
disgraziati che hanno la sfiga di lavorare con te), risparmiando
a tua moglie e ai tuoi figli questo tuo vergognoso spettacolo.
E quindi, ecco a voi il favoloso monastero di Kykkos:
|
Kykkos Monastery
|
|
|
Affreschi
e mosaici all'interno del monastero di Kykkos
|
|
Particolare
di un mosaico a Kykkos
|
|
Particolare
di un affresco
|
Oh se ne maciniamo, di chilometri! La nostra Ford Laser -
noleggiata da un improbabile superdiscounted-rent-a-car
pescato su Internet, è ormai la macchina più
sfiancata e sporca dell'intera Cipro. Il fatto è che
adesso stiamo facendo sul serio e l'area dove ci troviamo
è la più ricca dell'isola di monumenti, siti
archeologici e bellezze naturali. Lo sa bene anche il nostro
amico pescatore di spugne a Pafos, che ha un qualche parente
in Sicilia che fa lo stesso mestiere:
Pafos è il luogo più caldo che abbiamo trovato
fino ad oggi. Per dirla tutta, le quattro ore (sempre fra
le undici e le tre del pomeriggio) trascorse presso gli scavi
archeologici a visitare i famosi mosaici del IV secolo d.C.
e le Tombe dei Re (III secolo a.C - III secolo d.C.), altro
patrimonio dell'umanità censito dall'Unesco, sono state
una delle esperienze più dure della mia vita, quasi
al pari di Angkor in periodo monsonico e Kuala Lumpur ad aprile:
non meno di 35°, umidità a palla, sole a picco
sulla scatola cranica, non un filo d'ombra e la pietraia infinita
degli scavi, disseminata su una superficie di qualche chilometro
quadrato.
Ora, mentre noi due spingevamo a turno il passeggino in questo
inferno dantesco fra passaggi alpinistici di terzo grado,
rintanandoci di tanto in tanto nei cubicoli sotterranei delle
tombe elleniche per scampare alla superficie rovente, il piccolo
archeologo Leonardo, ricoperto da una pàtina di polvere
di almeno tre millimetri, correva su e giù per tutti
gli scavi, raccogliendo sassi e legnetti, ridendo eccitato
e urlando buco, buco!! In effetti, come dargli
torto...
|
I famosi mosaici
della Villa di Dioniso, Pafos
|
 |
 |
Le Tombe dei
Re a Pafos, patrimonio dell'Unesco
|
Pafos è anche il punto di partenza per visitare la
penisola Akamas, un lembo di Cipro dove vengono a riprodursi
le tartarughe marine, un paradiso terrestre accessibile solo
al prezzo di chilometri e chilometri di sterrato impegnativo,
o di qualche tratta asfaltata talmente tortuosa da avvolgersi
su se stessa. Il mare della penisola Akamas è turchese
e blu, profondo, bellissimo. Attraversiamo questa estrema
punta dell'isola in un paio di tornate, una prima volta tornando
da Kykkos attraverso la Tylliria, una regione montuosa interamente
ricoperta di conifere e completamente disabitata, ed una seconda
grazie ad un lungo anello Pafos-Pafos che ci porta nei remoti
villaggi delle alture di Akamas, fino alla selvaggia baia
di Lara.
La nostra Ford Laser ne esce sufficientemente impolverata
e con le gomme più o meno distrutte. Miracolosamente,
nonostante il fondo rasoterra e alcune buche che ci hanno
quasi inghiottito (Leonardo, allarmato: "Buco, buco!!"),
la coppa dell'olio ha tenuto...
|
 |
Penisola Akamas,
baia di Lara
|
E a proposito di Tylliria, davvero nulla e nessuno in questa
regione dove guidi per ore e ore senza incrociare un'anima,
un'auto o vedere una casa sull'orizzonte sconfinato. Proprio
qui abbiamo nuovamente toccato la Linea di Attila, cercando
di entrare nell'enclave turca di Kokkina e di sconfinare anche
su questo versante dell'isola, seguendo la deserta strada
litoranea che punta verso nord. Ci siamo trovati così
davanti a una linea di filo spinato che scende dalle montagne
e chiude il passaggio fino addirittura in riva al mare, protetta
ovunque da torrette di avvistamento in cima alle quali sono
sbucati, all'improvviso, alcuni militari che hanno evidentemente
iniziato ad occuparsi di noi. Vista l'aria, prudentemente
abbiamo invertito la rotta e ci siamo allontanati fischiettando...
|
Fra le disabitate
montagne della Tylliria
|
La signora bene di Milano, seduta al ristorante nel tavolo
a fianco al nostro, posa la sua copia del Corriere di tre
giorni fa - prezzo attorno ai 4 euro - si alza e si presenta:
"Buonasera, meno male, altri italiani in questa maledetta
colonia di inglesi."
Ci guardiamo attorno un po' perplessi: per dire la verità,
signora, qua non ci sono altro che tedeschi e ciprioti, gli
inglesi stanno all'altro capo dell'isola, circa duecento chilometri
ad est. Ma non sottilizziamo, né glielo diciamo.
La signora bene vuole assolutamente attaccare bottone e fraternizzare
con gli altri italiani: "Certo che non se ne può
più di questa cucina così speziata, vero?"
Per un attimo credo che Emanuela scoppi a riderle in faccia,
ma invece si trattiene. Stiamo mangiando qualcosa tipo spiedini
di pollo - praticamente asciutti.
Per dirle la verità, signora, cucina speziata
è quella indiana, o quella iraniana forse, e comunque
le consiglierei un mesetto a base di montone e patate in Mongolia.
La signora bene e il di lei marito (che è in camera
a dormire) sui Troodos non ci sono stati. Sapete com'é,
la macchina non l'abbiamo presa, e poi si dice, si dice, ma
alla fine non si fa mai nulla e il tempo è quello che
è.
Il mattino dopo la ritroviamo a colazione, annoiata, con la
sua copia della Gazzetta dello Sport, suppongo del mese scorso.
Certo è che i Troodos sono straordinari. Distanze brevissime
ad occhio nudo che diventano ore di auto su nastri interminabili
di curve e tornanti che si avvolgono uno sull'altro: non più
di quaranta chilometri in linea d'aria sono diventati, per
noi, una traversata di oltre duecento per una decina di ore,
soste comprese. Conifere a perdita d'occhio e panorami infiniti,
dalle spiagge fin quasi ai duemila metri di quota del Monte
Olimpo, dove da gennaio a marzo si scia - davvero - con vista
mare.
Non ci credete?
|
Troodos,
nei pressi degli impianti da sci...
|
Ci siamo stati sulla vetta del Monte Olimpo. O meglio, qualche
metro sotto, poiché come al solito anche quassù
gli inglesi hanno piazzato una base militare. Ho guidato al
di sopra delle nuvole.
I monasteri bizantini del Troodos te li sudi tutti, uno per
uno. Molti non sono facili da trovare nel labirinto delle
incredibili strade che si arrampicano fin quassù, altri
sono spesso chiusi e devi andarti a cercare le chiavi presso
un custode che solitamente abita in qualche paese vicino.
Una decina di questi straordinari ed unici luoghi di culto
di epoca medievale sono stati dichiarati patrimonio mondiale
dell'umanità dall'Unesco. Non c'è quasi alcun
turista qui, le carovane si fermano a Kykkos, i pullman non
ce la fanno, le auto a noleggio vanno altrove a cercar spiagge.
E' un paradiso questo, un vero viaggio.
 |
|
Monastero
di Agios Ioannis Lampadistis, Troodos
|
|
Monastero
di Agios Nikolaos tis Stegis, Troodos
|
Ciò che purtroppo, però, non posso mostrarvi
sono gli incredibili affreschi che rivestono interamente
le pareti interne dei monasteri. Finissima arte medievale
bizantina nascosta all'interno di queste architetture disperse
nei boschi che, viste dall'esterno, sembrano più
dei fienili che luoghi di culto unici al mondo.
Non si può fotografare all'interno, in nessuno di
essi. Il segreto degli straordinari colori che accendono
queste mura te lo porti a casa solo con gli occhi ed al
più un paio di vecchie cartoline. Peccato, davvero.
Ma per voi. Veniteci.
Il contachilometri del nostro bolide ne segna ormai quasi
milleottocento e va anche detto che a Leonardo i circa quattrocento
chilometri spesi fra le curve del Troodos non sono proprio
piaciuti del tutto, sebbene se ne sia dormiti parecchi.
Ma direi che ha superato la prova alla grande, riempiendoci
la macchina di sassolini e legnetti raccolti un po' ovunque.
E dunque, dopo un'ultima spiaggiata totale a Coral Bay,
nei dintorni di Pafos, abbiamo girato la prua nuovamente
per far rotta verso est e tornare a Larnaca.
Per quanto mi riguarda, è una rotta che torna diretta
a Maranello...
Nota 1: Ci sono dei post che è destino non vadano
in onda quando devono andarci... Questo era pronto il 3
settembre al nostro ritorno dai Troodos. Da allora, per
un motivo o per l'altro, non sono riuscito a metterlo in
linea e ho continuato ad aggiornarlo a Pafos, e poi ancora
a Larnaca. Poi, ieri mattina, un volo Cyprus Airways ci
ha riportato infine a casa.
Non volevo postarlo da Milano quest'ultimo pezzo maledetto,
ma non ci sono riuscito, nemmeno ieri mattina dall'aeroporto...
E vabbè, al diavolo tutta la tecnospazzatura che
mi porto dietro e al diavolo Cytagsm e Vodafone.
Nota2: il Cyprus Weekly riportava qualche giorno fa la notizia
che da questa settimana sono cinque i check point che permettono
di attraversare la Linea di Attila. Il Ledra Palace a Lefkosia
rimane transitabile solo a piedi. Altri tre, fra cui quello
che abbiamo utilizzato noi la scorsa settimana, sono stati
aperti nell'aprile 2003.
Nota finale per Francesco: quando andiamo a farci una settimana
bianca nel Troodos? Giornaliero e tuffo tardo-pomeridiano
in mare, pare un classico qui...
|