E va bene, correrò questo rischio, ma devo capire.
Dico davvero. Magari qualcuno di voi può aiutarmi.
Càpita che da anni talvolta mi trasferica in quel
dell'Elba, vuoi per andare a trovare il parentame (solito
trasferirvisi per mesi intieri a godersi la meritata pensione),
vuoi per lasciarci Leonardo a farsi un po' di mare con il
suddetto parentame (alias i nonni), vuoi per andarmelo
a riprendere, Leonardo, vuoi perché a me l'Elba piace,
comunque.
I nonni (alias i miei), da un paio d'anni frequentano
la piccola baietta di Ortano, che sarebbe anche un luogo
carino e poco frequentato, con una piccola spiaggia di ciottoli,
acqua verde trasparente e fondale che scende rapidamente:
proprio come piace a me che, tutto sommato, sempre genovese
sono.
Dicevo sarebbe perché in questo luogo, piuttosto
nascosto e isolato, ovviamente hanno pensato bene di piazzarci
un bel Venta Club: se siete frequentatori usuali di questo
blog e di Orizzontintorno immagino non ci sia alcun bisogno
di spiegarvi il mio rapporto esistenziale con Venta/Alpi/Med
e qualsivoglia club analogo, nonché relativi pacchetti
e proposte di vacanza.
Ma non è qui che vi condurrò: occhei, correrò
anche il rischio di passare al solito per quello che se
la tira, ma non vado certo ad infilarmici di mia sponte
nell'arena per farmi infilzare dai milioni di patiti della
settimana tutto compreso, compresa anche la gita in canoa
di dieci minuti col salvagente e il trenino in discoteca.
No, non è questo che mi turba.
Il fatto è che nel fine settimana appena trascoso
ho avuto occasione di condividere il mio metro di spiaggetta
con il popolo del Venta Club, e di poterlo dunque studiare
da vicino. Che non si dica poi (anche) che sono prevenuto.
Così, mi appropinquo alla citata spiaggetta con il
mio asciugamano e il libro
di Mauro Corona sotto al braccio - ecco, potrei anche scrivere
un post sul fatto che io, in spiaggia, porto esclusivamente
libri che hanno a che fare con la montagna.
Considerati i quaranta all'ombra, decido di prendere la
scorciatoia, ossia, ovviamente ed inevitabilmente, la stradina
che attraversa il Venta Club. Davanti al cancello di ingresso
vengo fermato da un energumeno tatuato, abbronzatissimo,
con un bel paio di Ray-Ban a specchio e maglietta bianca
Venta Club d'ordinanza, che mi intima Scusi, il suo braccialetto?
Non avendo la minima idea di che cosa stia blaterando, lo
guardo un po' con espressione da palombo e timidamente abbozzo
Ma guardi, veramente sto raggiungendo i miei che hanno
una sdraio qui sulla spiaggia e mio figlio in ostaggio.
L'energumeno mi squadra, osserva schifato la mia pelle sul
latteo andante e i miei quattro capelli bianchi, valuta
palesemente che più o meno potrei anche essere suo
padre (sob) e non un ragazzino che vuole andare a caccia
di gnocca a scrocco nel suo club, e assume l'espressione
di quello che evidentemente mi sta facendo un piacere: Va
bene, passi pure.
Ed è così che, una volta in spiaggia, all'improvviso
mi rendo conto di essere circondato da gente con il braccialetto.
Trattasi di strisciolina di plastica colorata, sigillata
attorno al polso in modo che a meno di strapparla non sia possibile sfilarsela
e che, evidentemente, identifica l'appartenenza
al Club.
Ora, senza volermi addentrare nel significato filosofico
del colore, per cui mi sovviene il dubbio che colori diversi
identifichino caste differenti (tipo, io ce l'ho rosso e
quindi ho pagato il giro in canoa, tu ce l'hai blu e quindi
sei uno sfigato a mezza pensione, lui invece ce l'ha bianco
e ha dunque pagato la suite imperiale con tre proibitissime
bagnine minorenni che ufficialmente lavorano come interpreti),
io, davvero, e credetemi, vi prego, non per snobbismo, ma
realmente per curiosità antropologica, chiedo:
perché diavolo dovrei pagare (immagino) centinaia
di euro per trascorrere una settimana all'Elba, nella
baia di Ortano, che va bene è sì carina, ma
che diamine, di spiagge così è piena l'Italia,
condannato alla clausura in un triste ed anonimo Venta Club
qualunque con campo da tennis, da calcetto e minidisco sulla
spiaggetta, epperdipiù, che io sia un ragazzino di
dieci anni, o un dirigente d'azienda di quaranta, o un pensionato
di settanta essere comunque obbligato a portare al polso
per tutta la settimana un braccialetto idiota, manco fossi
un capo di bestiame, con il solo scopo di farmi identificare
a vista come ospite del villaggio?
Se proprio devono, che mi chiedano di mostrargli la chiave
della mia stanza come in tutti gli alberghi del mondo. O
no?
Ecco, sapevo che non potevo trattenermi dal chiedervelo. |